TERZA VITTORIA CONSECUTIVA VIOLA NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ PER L’EUROPA. L’INNO NUOVO E LE ‘CHECHE’
C’è tutto al Franchi alla vigilia di Pasqua: sugli spalti ci sono 31.000 persone e non manca il sole, il Venezia incerottato cerca punti salvezza, i viola di Italiano vogliono continuare la loro rincorsa all’Europa. Il Franchi si presenta in versione chiccosa tutto pavesato di viola, anche la Fiorentina del primo tempo è in versione chic, con le sue tre punte affilate e vogliose di ben figurare, fisicamente la squadra di Italiano è in palla e la mette sul possesso preciso e continuo tessendo la sua lunga rete che sfocia in alcuni tentativi non fortunati, come il palo di Ikonè e una chance per Cabral, malgrado il dominio per il vantaggio bisogna attendere la mezz’ora: punizione di Biraghi, Igor la rimette in mezzo e il motorino Torreira che è sempre lì la spinge dentro di tacco raggiungendo quota 5 reti.
Il Venezia viceversa non combina nulla nel primo tempo. Ripresa più farraginosa per i viola che comunque non rischiano granchè dinanzi ad un Venezia spento, ad un quarto dal termine si infortuna Castrovilli. Finisce così, col vantaggio di misura minimo sindacale per i tre punti. La Fiorentina centra quindi la terza vittoria consecutiva e si piazza al sesto posto in classifica forte delle sue 56 lunghezze, la squadra di Italiano vince quindi nel segno della continuità di prestazioni e risultati che la spingono avanti nella corsa ai posti europei che diventa sempre più credibile, un gran bel regalo di Pasqua.
Invece, a margine, davvero a margine parliamo della canzoncina che potrebbe essere diffusa al Franchi, non si capisce se al posto o meno dell’inno storico di Narciso Parigi. Da vecchio musicista lasciatemi dire che si tratta di un pezzo onesto, senza lode o infamia che però ha dalla sua l’essere contemporaneo e di certo più orecchiabile per le giovani generazioni. Intendiamoci, la canzone è lontana dalla beltà di un inno epocale come fu quel ‘Grazie Roma’, che è e rimane l’inno più bello delle squadre di serie A, e non a caso per comporlo ci si mise un artista di talento e chiara fama come Antonello Venditti.
Perciò diciamo pure che su questa nuova canzone viola si poteva far meglio, ma è pur vero che la vecchia marcetta di gusto fin troppo antico, può rimanere nel cuore di noi tifosi di vecchia data, ma aveva bisogno di una spolverata: la musichetta è di gusto anni trenta, il lessico del testo completamente desueto: una mia antica ragazza non fiorentina, udendola la prima volta dimandò: ‘Ma che dice? Il labrador viola?’, andrà detto che non stiamo più insieme ( ma non per questo misunderstanding tra labaro e labrador o almeno non solo). Tutto ciò scriviamo, per prevenire le polemiche che è probabile verranno presto fuori anche sull’inno.
E’ evidente che la società di Commisso tenta di rinnovare qualche aspetto dell’immagine della Fiorentina, per allargare gli orizzonti di penetrazione dei suoi marchi e provare così ad aumentare il bacino d’utenza e il fatturato, per ora questi tentativi hanno sbattuto su molti no come risposta: e lo stadio nuovo no, e il marchio nuovo l’è brutto ed ora, speriamo di no, l’inno non si tocca. Mutuando la vulgata fiorentina, a Rocco verrà da dire, con il suo accento americano: ‘ certo questi fiorentini c’hanno le cheche ( sono intrattabili come traduce il vocabolario del fiorentino contemporaneo curato dall’Accademia della Crusca). Infine visto il giorno, è un piacere care lettrici e lettori augurarvi Buona Pasqua.