VITTORIA SOFFERTA, MA SI SAPEVA… LA SFIDA PIÙ COMPLICATA VALE 3 PUNTI. CON 3 TRIONFI SCACCIATE NUBI E CRITICHE. CINQUE GARE, STESSA FORMAZIONE: È UN MONTELLA VINTAGE… ENTUSIASMO SÌ, EUFORIA NO
Non era difficile indovinare il tipo di partita, più dura beccare il risultato. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza col pallone, sapeva bene quali e quante difficoltà avrebbe incontrato la Fiorentina affrontando l’Udinese. Intanto la sbornia euforica (su questo tema ci torneremo dopo) di Milano avrebbe rischiato di minare la concentrazione della squadra, poi l’Udinese. Non è scritto in nessuna tavola sacra del calcio che le terza vittoria di fila arrivi di default, semplicemente perché sulla carta i viola sono superiori ai bianconeri. Il nostro campionato, seppur peggiorato rispetto ai decenni scorsi, conserva un coefficiente di difficoltà tattica, le partite sono quasi sempre equilibrate, basta guardare l’altalena dei risultati. Non c’è niente di scontato, tanto che Montella nel post gara di San Siro aveva raccomandato di tenere a bada l’euforia perché perniciosa. “Non abbiamo fatto ancora nulla”. Concetto che Vincenzo ha ripetuto anche ieri pomeriggio: “Sono solo 7 partite, semmai abbiamo fatto un piccolo passo in avanti. L’entusiasmo serve, l’euforia no perché è pericolosa. Rischia di far saltare l’equilibrio, ingrediente invece per noi fondamentale”. Quindi lasciamo stare la classifica, magari guardiamola distrattamente… Limitiamoci ad osservare che la posizione è nobile e che in 10 giorni sono state scacciate nubi e critiche.
Ecco, la serietà con la quale allenatore e giocatori hanno affrontato l’Udinese - supportati da una società presente in modo totale e avvolgente -, è da rimarcare. Loro, prima di qualche super ottimista, hanno colto il significato della gara: sono stati dentro le sue pieghe soffrendo molto perché gli spazi erano pochissimi e alla fine con pazienza e determinazione hanno regolato l’Udinese rischiando poco o nulla. Può sembrare un paradosso, ma delle 7 partite disputate fino ad oggi, quest’ultima è stata la più complicata, rognosa, antipatica. I friulani non sono dei fenomeni, ma hanno più chili e centimetri dei viola. Picchiano e presidiano l’area di rigore. Tudor, prima che gli saltassero i nervi, aveva disposto i suoi con un 5-3-2 nella tradizione migliore del catenaccio. De Paul, relegato in mediana, è stato un fantasma. Forse anche perché nella sua testa vedendo quasi 40mila spettatori e una squadra brillante con la maglia viola addosso, ha pensato a cosa si fosse perso restando a Udine. Ma la colpa non è stata sua: l’Udinese ha chiesto troppo per un calciatore molto forte che però non è Ribery. Per sbloccare una partita così, come insegna la storia italiana, serviva un piazzato: la Fiorentina ha il merito di aver comprato durante l’estate, Erick Pulgar, un autentico specialista, titolare di un ampio campionario: angoli, punizioni e rigori. Che delizia vedergli battere i corner: dopo anni in cui dalla bandierina i viola sparavano sempre a salve, finalmente un calciatore che sa sfruttare al meglio le proprie qualità. La Fiorentina è al quarto gol su corner grazie a Pulgar ed è la migliore formazione della serie A in questa speciale classifica. La capocciata di Milenkovic, ormai quasi un classico, ha colpito per la seconda volta in 7 partite (il primo gol col Napoli): continuando così il serbo darà un bel contributo al bottino finale delle reti segnate. Anche i suo compagni di reparto hanno giocato benissimo: Caceres è un martello splendido, le sue quasi 100 presenze con la Celeste sono come un marchio DOP, la miglior garanzia di provenienza di un’eccellenza. Uruguagio dentro e fuori, in campo rimbalzano contro Martin e quando la partita si fa dura lui si sente come sul divano a casa. Giocatori così servono tantissimo per far crescere tutto il gruppo, in particolare gli Under 23.
Ribery e Chiesa non hanno fatto cose mirabolanti, ma hanno costruito un’altra gara di sostanza e ingegno. Quando si muovono la difesa avversaria avverte subito una certa ansia. E’ un privilegio avere due talenti del genere a dirigere le operazioni offensive. Una nota di merito anche per Benassi entrato bene nella mischia e un invito alla pazienza per Vlahovic (stava per entrare, è stato “bruciato” dal gol di Milenkovic) e Sottil. Arriverà anche il loro tempo, vale anche per gli altri.
Montella sta incassando le meritate soddisfazioni: prima della Samp, con i viola ultimi in classica a 2 punti, era da cacciare per qualcuno (forse anche più di qualcuno) e adesso invece è celebrato come il grande demiurgo del rinascimento della Fiorentina. Potenza del calcio, pianeta nel quale la mutevolezza dei giudizi è pari solo al passaggio delle ore. Non c’è equilibrio, ma forse è normale, chissà. Non c’è voglia di fermarsi per un istante, respirare profondamente e giudicare con serenità. Non c’è voglia di studiare un calendario inizialmente pesantissimo, affrontato con una squadra nuova, da formare ed indirizzare su una strada. Sarà un caso che contro Samp, Milan e Udinese siano arrivate 3 vittorie? Mentre contro Napoli, Juventus e Atalanta (che in Italia viaggia a velocità sostenuta) sono stati solo 2 i punti conquistati.
L’allenatore viola ha deciso nelle ultime cinque sfide di affidarsi alla stessa formazione. Un evento, una sorta di record perché oggi il turnover è l’opzione più utilizzata dai tecnici, salvo eccezioni come Maurizio Sarri. La scelta di Montella di insistere su questi uomini ci riporta al calcio anni Ottanta. Quando i numeri andavano dall’1 all’11, le maglie erano tubolari misto lana e Antognoni calciava come Leonardo dipingeva. Questo Montella “Vintage” ha qualcosa di romantico.