ULIVIERI, Un comunista in piazza S. Pietro

14.06.2007 07:58 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Il Tirrenno

Un comunista in piazza San Pietro. Non è l’avverarsi di una profezia della storia, ma quel che capiterà sabato a Renzo Ulivieri, allenatore di dichiarata fede politica di sinistra e tecnico della nazionale italiana religiosi. Il prossimo 16 giugno sfiderà la squadra della Città del Vaticano nella finale della Catholicus Cup, una sorta di Supercoppa all’ombra del Cupolone che fa seguito alla Clericus, il mondiale della Santa Sede.
 «Sono comunista e sono credente, ma purtroppo a me l’assoluzione non spetta, perchè separato. Pensavo di averne diritto come peccatore, e invece no: evidentemente sono un pò più peccatore degli altri». Neanche i buoni uffici dei suoi giocatori possono qualcosa, e Ulivieri, un passato alla Samp e Bologna e ora presidente dell’Assoallenatori dopo che qualche giorno fa il suo nome era stato accostato al Livorno, non se ne cruccia più di tanto.
 Anche se in puro toscano ammette che «la posizione del Vaticano’un mi garba, ma è così». Nell’avventura di allenare uomini di Chiesa si è gettato da alcuni mesi, tramite un frate di Perugia suo amico, e della squadra che allena appare soddisfatto. Sabato la sua formazione composta da preti e frati francescani («Loro a sinistra? io ci provo, a portarceli...») sfiderà la rappresentativa dei dipendenti del Vaticano, cui mancheranno guardie svizzere e i gendarmi, esclusi dalla convocazione per il torneo sabato scorso a seguito della visita di Bush.

Nella semifinale, la squadra di Ulivieri («la seguo da qualche mese») aveva battuto all’undicesimo rigore l’Università lateranense.
 Ora l’appuntamento è sabato alle 10.45 all’Oratorio S. Pietro, proprio sotto la Cupola. «I ragazzi sono bravi - spiega Ulivieri - si vede che hanno tecnica. Anche se quando qualcuno sbaglia lo stop, io ci scherzo: con la tunica era più facile, eh...».
 E fede e politica? «Sono stato comunista, politicamente resto di sinistra. La religione è una cosa a parte. Qualche volta, lo confesso, mi dicono: ma come fai a conciliare le due cose? E io rispondo, come fai tu che hai fede a non essere di sinistra? Mi sembra più difficile questa, di conciliazione».