FIRENZE, Si trasforma in un Bar Viola

09.09.2007 11:11 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: La Repubblica

Frasi fatte, battute infilate nella rete, tormentoni senza fine, luoghi comuni che nascondono mezze verità, oppure mezze bugie: la Fiorentina è anche tutto questo. E lo è da sempre, solo che l´effetto internet ha moltiplicato tutto per mille. Se poi ci metti le radio e le tv, allora scopri che Firenze si trasforma in un infinito bar sport. Ecco, allora, un piccolo riassunto delle inevitabili ovvietà, dei neologismi del tifoso, di piccole storielle diventate cult, di tutto ciò che viene detto magari con ironia, sempre e comunque con passione.
Il maestro Cesare. Tutti dicono: «Prandelli è uno che coi giovani ci sa fare». Una verità. E una piccola maledizione. In ritiro a Castelrotto, finito l´allenamento, il tecnico passa davanti al campetto dove giocano dei bambini e dice a chi gli sta accanto. Ti faccio una confidenza di mercato: «Stiamo cercando un esterno del ´99».
PantalEgo. Ogni volta che presenta un giocatore nuovo, Corvino vede bene di ripresentare se stesso con toni entusiastici. Celebre la metafora del cavallo nel giorno della presentazione di Vieri. «Io e lui siamo due cavalli di razza e quindi... ci piace galoppare». E gli altri cavalli che fanno? Indimenticabile la faccia perplessa di Bobone.
PantalEgo 2. Visto che Prandelli ama l´arte, il Corvo non deve essere da meno. E così, riferendosi alla cessione di Toni, dice: «Abbiamo venduto un Picasso ma abbiamo preso tanti Van Goggo». Nel mondo dell´arte ci si interroga ancora sul misterioso pittore Van Goggo. Qualcuno sospetta che potrebbe trattarsi di un lontano cugino salentino del celebre Vincent, uno che invece di tagliarsi un orecchio preferiva farsi di orecchiette.
Il tetto ingaggi. Concetto economico estremamente semplice e utile soprattutto in caso di richiesta di paghetta esagerata da parte della figliolanza, quella che potrebbe portare a esempio il classico compagno di classe straricco a cui hanno appena comprato il motorino strafigo. Ecco come fare: dare trenta euro al figlio e dirgli di ripassare nel 2011.
2011 dopo Cristo. Data astrale che ormai, stando ai calcoli di Sandro Otelma Mencucci, dovrebbe coincidere col terzo scudetto della magica viola.
Bobo in tv: un sacco di giocatori della Fiorentina continuano a dire: «E´ stato bello ritrovarsi nello spogliatoio con Vieri, da piccolo lo vedevo sempre in tv».

E chi è, Capitan Harlock?
Bobo e Arturo: Vieri, durante l´allenamento, guarda Lupoli e gli dice: «Scusa, ma tu cosa ci facevi all´Arsenal?». Geniale.
Il presidente: ogni venerdì, intorno alle diciotto, arriva il comunicato del ministero della cultura popolare. Eccolo: «Oggi il presidente Andrea Della Valle ha assistito alla seduta di allenamento e, lasciando i campini, ha dichiarato sorridente: «Il gruppo lavora bene, il progetto va avanti». Evviva, evviva.
Mercato creativo: termine inventato da Prandelli per definire le operazioni portate in fondo dalla società. Il mitico Corvo è ancora lì che si chiede se si trattava di un complimento o di una presa per i fondelli. In realtà era un modo diplomatico per tenersi aperte entrambe le possibilità.
La punta. Qui si va nel profondo. Sarebbe gradita una laurea in filosofia teoretica. Ognuno di noi una volta nella vita ha detto questa frase: «Pazzini non è Toni». Secondo antiche scritture indiane pare che sia vero anche il contrario, cioè :«Toni non è Pazzini».
2008 dopo Cristo: data astrale che, stando ai calcoli di Eugenio Anubi Giani, dovrebbe coincidere con la nascita del centro sportivo. La versione light, sia chiaro, non Incisello, per quello c´è tempo.
L´esterno. Termine usato per definire ciò che non c´è. La frase più usata è: «Manca un esterno», oppure «Serve un esterno». Intanto Santana dice «Posso stare sia a destra che a sinistra». Pare che il suo modello sia Follini.
Osvaldo. Tra i post di Fiorentina.it ce n´è uno che sicuramente racchiude il senso di una città. Secco, feroce e al tempo stesso affettuoso. Poche righe per commentare l´acquisto dell´attaccante argentino dall´Atalanta. «Osvaldo, du' pizze ai quindici». Da Oscar