PAZZAGLI, Da Sacchi a Mogol
E' cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, ha cambiato diverse maglie, ma il biennio più importante Andrea Pazzagli l'ha vissuto dal 1989 al 1991: con il Milan di Arrigo Sacchi ha vinto una Coppa dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, una Supercoppa Italiana e due Supercoppe Europee. Pazzagli era un portiere, è stato il secondo di Giovanni Galli prima e di Sebastiano Rossi poi, ma riuscì lo stesso ad accumulare un bel numero di presenze: 56 partite ufficiali nei due anni in rossonero. Era Pazzagli il portiere del Milan che a Tokio, il 9 dicembre 1990, vinse la Coppa Intercontinentale (un netto 3-0 contro i paraguaiani dell'Olimpia di Di Asunciòn).
NON SOLO CALCIO — Pazzagli teneva allegro lo spogliatoio con il suo ricco repertorio di barzellette, e dentro covava un altro sogno: scrivere canzoni. Così, chiusa la carriera calcistica nel 1996, dopo un biennio al Bologna, una stagione alla Roma e due in C al Prato, Andrea si tuffa nella musica e ottiene bei risultati: il suo brano Spero che esistano gli angeli, dedicato ai figli, è premiato con il diploma ad honorem al Cet, la scuola di Mogol, e a consegnarglielo è proprio il grande autore che scriveva i testi a Lucio Battisti (anche il titolo di questa rubrica, Ci ritorni in mente, è «rubato» a una hit del duo più famoso della musica leggera italiana).
"mi guardo indietro" — Un'altra canzone di Andrea, Mi guardo indietro, è stata selezionata tra i cinque migliori testi (su circa trecento) al premio Lunezia. La serata finale si è tenuta ieri sera ad Aulla (Massa Carrara), e Lucio Dalla ha letto il testo del brano vincitore. Ecco un passaggio della composizione di Pazzagli: «Passato parlami e dimmi cos'è questa malinconia che ho dentro me/ futuro giurami che il tempo che avanza per i miei sogni sarà abbastanza».
"RETTANGOLO VERDE" — "Ho sempre suonato la chitarra sin da ragazzo — racconta Pazzagli, che oggi è anche il preparatore dei portieri delle nazionali giovanili —. Appese le scarpe al chiodo, ho scritto Rettangolo verde. Tutti mi dicevano che era bella e ho continuato. Sono partito da melodie semplici, rime scontate, e pian piano mi sono perfezionato. Avrò un'ottantina di brani. Credo di sintetizzare bene ciò che provo. E a volte mi commuovo a cantare le canzoni, anche se le ho scritte io. Una che mi piace molto è Forse neanche il mare, dedicata a mia moglie e alle donne".
piccolo de gregori — Ad ascoltarlo Pazzagli sembra un po' Francesco De Gregori. "Tutti mi dicono che assomiglio invece a Mario Lavezzi!". Da non confondersi col Pocho attaccante del Napoli: Mario Lavezzi è un cantautore di lungo corso. E come vanno le vendite del cd «Spero che esistano gli angeli»? «Settanta copie vendute. Non male se considera la distribuzione. Ho fatto io le locandine e le ho appese nei negozi di Firenze. E quando intervengo a Lady Radio mi faccio pubblicità da solo".
DALLA Z ALLA A — Ma Pazzagli com'è arrivato al mito Mogol? "Per caso. Rosati, un dottore della Nazionale ha ascoltato le mie canzoni e me lo ha presentato. Per fortuna sono piaciute anche a lui, mi sembra un sogno". Metodologia: "Una canzone nasce dalla quotidianità, dall'osservazione, dai sentimenti. L'altro giorno mio figlio, ai giardini, mi ha detto: "Lo sai che la zeta finisce per a?" Ha ragione: quando termina una cosa spesso ne comincia un'altra".