ARCOLEO, Così ho battuto i viola 34 anni fa
Era il 27 marzo dell’anno di grazia rossoblù 1977. Correva l’80°di Fiorentina-Genoa: fu un minuto fatale, poiché Ignazio Arcoleo insaccò il gol che consentì alla squadra allora allenata da Gigi Simoni di battere per l’ultima volta la Viola. Pruzzo al 67° aveva segnato il gol del vantaggio. Fu una gioia effimera: esattamente un minuto dopo aveva risposto Casarsa su calcio di rigore. Il mediano siciliano aveva però rimesso le cose a posto dopo undici minuti: oggi racconta quella fantastica vittoria in esclusiva a Pianetagenoa1893.net. Quel marzo di 34 anni fa era stato un mese molto redditizio per il Grifone: 6 punti in tutto (la vittoria allora ne valeva due), grazie al pareggio con il Perugia in casa (0-0), la vittoria nel derby (1-2) che contribuì alla retrocessione della Sampdoria, pareggio al Tempio con l‘Inter (2-2) e, appunto, successo esterno contro i gigliati. «Era una squadra molto forte, c’erano campioni come Damiani e Pruzzo: era una squadra molto votata all’attacco». Arcoleo, oggi allenatore in una scuola calcio a Palermo e commentatore sull’edizione locale di Repubblica e in una tv locale, dà anche qualche piccolo consiglio ad Alberto Malesani, suo compagno di corso a Coverciano, su come si possa battere la Fiorentina: «Malesani è molto scrupoloso e sa fare il suo lavoro con grande amore e professionalità». Ci tiene a sottolineare: «Il Genoa è la mia seconda pelle dopo il Palermo».
Ricorda qualcosa di quel gol che segnò alla Fiorentina?
«E come no. Eravamo in parità, 1-1: io giocavo da mediano, seguivo soprattutto le azioni su calci piazzati. Ero particolarmente ispirato in quella partita: avevo provato due volte a tirare contro la porta avversaria dal limite. Avevo una buona intesa con Roberto Pruzzo che appoggiava a volte la palla per noi che arrivavamo da centrocampo e tentavamo la via del gol. Nel finale della partita avevamo svolto alcune azioni pericolose su palla inattiva: due tiri erano terminati a fil di palo e c’era stato un salvataggio sulla linea dei difensori della Fiorentina».
Un Genoa arrembante, quasi corsaro, dunque?
«Proprio così. Dopo quella serie di azioni c’era stato un ennesimo nostro arrembaggio in avanti e mi trovavo al limite dell’area di rigore avversaria. Pruzzo toccò la palla verso di me che correvo: effettuai un tiro potente di controbalzo. Il pallone viaggiò rasoterra verso la porte e batté il portiere (NDR: Mattolini)».
Che opinione ha della Fiorentina? E’ proprio vero che è una squadra in crisi?
«La Fiorentina presenta attualmente un certo malessere. Non è convincente nella fase offensiva e stenta a segnare: si sbilancia spesso in avanti e si espone al contropiede avversario. Quando non arriva il gol, si sprecano quantità enormi di energie con sovrapposizioni e corse senza palla. Ciò si traduce in un calo di condizione atletica nel corso della partita che espone la squadra agli avversari».
Quindi il Genoa formato “catenaccio e contropiede” di Malesani potrebbe creare danni ai Viola?
«Malesani ha capito bene la lezione e sa bene come devono giocare i suoi uomini: li conosce molto bene, poiché sa curare perfettamente il gruppo. Sa giocare con un 4-3-3 molto elastico ed adattabile durante le partite. Riesce a far ripartire la squadra che sa colpire con grande velocità. Le caratteristiche tecnico-fisiche dei giocatori e il fatto di essere molto propositivi in fase di finalizzazione fa sì che il Genoa sia una squadra che sa colpire con precisione l’avversario. Penso che abbia quindi le armi per poter espugnare il “Franchi”: bisogna tenere ben presente che la Fiorentina non può commettere altri passi falsi. C’è però un alleato particolare per i rossoblù».
Quale?
«Quando si affronta fuori casa un club in difficoltà, com’è il caso dei viola, c’è da tenere presente il fattore contestazione dei tifosi. Se il Grifone riuscisse a mettere in difficoltà i padroni di casa, può succedere che il malumore dei fiorentini possa tramutarsi in alleato dei ragazzi di Malesani».