GILARDINO, Non chiamatelo "Super Alberto"
E' il nuovo idolo incontrastato di Firenze. Alberto Gilardino, la "pop-star" viola, timida, schiva, mai sopra le righe, devastante però quando veste i panni che gli calzano meglio addosso: quelli del cannoniere. 6 gol in 7 partite in Serie A, più 1 in Champions League, un ruolino di marcia da grandissimo attaccante. Già, ma "grande quanto"? I paragoni, in questi giorni, si sprecano. Lui, dopo i gol con la Reggina, è corso sotto la Fiesole, ma senza far ruotare la mano all'orecchio, senza fare la mitraglia. E non ha neanche suonato il violino. Ha scosso le braccia, agitandosi ed urlando a perdifiato. Dopo un gol alla Inzaghi, un'esultanza "alla Inzaghi".
- NON CHIAMATELO SUPER ALBERTO
Non ha mai amato etichette e clichè affibbiati addosso. E' sempre stato Gilardino, attaccante unico nel suo genere e difficilmente paragonabile ad altri. Soprattutto ora che, dal suo mentore preferito, ha assimilato importanti insegnamenti. Il gol con la Reggina, il primo, ha tutto di Super Pippo: l'elastico sul filo del fuorigioco, il tiro sporco, la palla all'angolino. E anche l'esultanza. Gilardino, però, è più potente di Inzaghi ed ha una tecnica migliore palla al piede. Aiuta di più la squadra, attaccando gli spazi esterni e cercando di farla salire quando ha bisogno di riprendere fiato. Inzaghi gioca più sul filo del fuorigioco, da cane da caccia fiuta le prede buone per essere infilate in rete anche quando la palla è nella propria area.
Somiglianze: Ha imparato a giocare sul filo del fuorigioco. Segna in ogni maniera, non importa che il gol sia bello, importa che la palla superi la linea di porta.
Differenze: Tende a giocare più per la squadra, da boa centrale piuttosto che da prima punta spesso estranea al gioco. Non ha ancora il fiuto del gol di Super Pippo (istinto unico al mondo).
- LA SFIDA CON LUCA TONI
Toni contro Gilardino. In Nazionale, in Champions League e come passato e presente della Fiorentina. Marcello Lippi ha fiducia nel gruppo storico del Mondiale, dove Toni era nelle gerarchie davanti a Gilardino, ma non può esimersi dal premiare lo stupendo momento di forma dell'attaccante di Biella. Toni è in dubbio per domani, qualora dovesse esserci è una sfida da prima pagina. Toni capì subito come ingraziarsi Firenze: a suon di gol e sorrisi. Gilardino lo fa a modo suo: a suon di gol e sorrisi, ma più timidi, schivi, meno da "one man show" quale è il centravanti emiliano. L'attaccante del Bayern fungeva più da boa a Firenze, e così lo fa in Baviera: tiene palla, fa salire la squadra, tutto sfruttando il suo fisico da corazziere. Gilardino è più esplosivo e dinamico, cerca più uno-due con i compagni e non è un caso se con le sponde di Toni, Mutu era spesso in grado di trovarsi solo davanti al portiere avversario mentre ora gli esterni sono loro a servire i movimenti dell'ex punta del Milan.
Somiglianze: Giocano entrambi molto per la squadra, preferendo tutti e due il ruolo di prima ed unica punta con esterni larghi a supporto. Abilissimi nel gioco aereo entrambi e capaci di segnare con tutti e due i piedi.
Differenze: Toni è più fisico, usa spesso il corpo per liberarsi dell'avversario. Gilardino lo fa anche con quello, ma spesso preferisce i movimenti negli spazi. Il viola è più veloce, soffre un po' i "Mexes" della situazione ma a differenza di Toni può puntare e saltare anche i "Cordoba".
- ANCORA NON FA LA MITRAGLIA MA...
Gabriel Omar Batistuta è e sarà per sempre il Re Leone. L'unico a cui i tifosi viola a cui è stata dedicata una statua, al quale sono legati ricordi indelebili come quelli di Wembley, del Camp Nou e della Coppa Italia. Un idolo vero e proprio, per anni e anni, un simbolo che, chissà mai, forse Gilardino potrà raggiungere un giorno. Firenze è la piazza ideale per la sua consacrazione: ha la fiducia e l'amore di tutti, piazza e squadra, staff (allenatore in primis) compreso. E poi è giovane, fattore importante se si considera che il progetto dei Della Valle è a lunghissima gittata e potrebbe essere lui la nuova vera bandiera della Fiorentina. Sul terreno di gioco, Batistuta poteva giocare da solo, a due, a tre in attacco. Ha giocato con ogni tipo di partner, dimostrando di non soffrire la pressione e di essere un vincente anche fuori da Firenze. Gilardino a Milano si è perso, forse per la mancanza di fiducia, forse per eccessiva sensibilità.
Somiglianze: Entrambi decisivi, in ogni frangente, in ogni momento della gara. Abili tutti e due nel gioco di testa ed esplosivi sulla corsa, palla al piede e non, capaci poi di gol dal coefficiente di difficoltà altissimo.
Differenze: Batistuta era un giocatore più potente. E' impensabile immaginare gol da 35 metri di Gilardino, così come sarebbe stato difficile vedere il Re Leone fare un elastico sul filo del fuorigioco come quello del Gila contro la Reggina. Ancora, in tante cose, anche sul terreno di gioco, non è Batistuta. A suon di gol, però, ha intenzione di raggiungerlo presto nel cuore dei tifosi della Fiorentina.