UNA FIORENTINA ALLA PANTANI NELLA SETTIMANA VERITA’, IL SORRISO DI MURIEL PUO’ ESSERE L’ARMA IN PIU’. PIOLI SI GIOCA IL FUTURO, IL MITO BATIGOL OLTRE OGNI RECORD

27.01.2019 00:01 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
UNA FIORENTINA ALLA PANTANI NELLA SETTIMANA VERITA’, IL SORRISO DI MURIEL PUO’ ESSERE L’ARMA IN PIU’. PIOLI SI GIOCA IL FUTURO, IL MITO BATIGOL OLTRE OGNI RECORD

Con il cuore di Pantani e la potenza di Nibali: è arrivato il momento della verità. Quello in cui il ciclista si alza sui pedali e comincia a spingere forte per riprendere il gruppo e prendersi quello che vuole. Il Giro viola è a un bivio: o si inizia a correre, oppure si rischia di farsi staccare. La metafora ciclistica è figlia delle parole di Pioli (“Bisogna iniziare a pedalare”) e rende l’idea di quello che aspetta la Fiorentina: per agguantare la zona Europa, delle 18 partite che mancano alla fine del campionato, i viola dovranno vincerne almeno la metà. Un obiettivo durissimo come scalare la cima Coppi, ma dopo l’incredibile quantità di punti buttati nel girone d’andata non esistono più alternative. 

Pioli - che da qui a maggio si gioca la panchina - ha comunque un asso nella manica di nome Luis Muriel. La doppietta di domenica ha fatto venire i brividi, il suo talento e il suo entusiasmo (bellissimo il suo messaggio social di ieri “Firenze è nuova vita per me. Son tornato a sorridere, a far gol, e a far sorridere”) potrebbero diventare decisivi per la rimonta. A Verona e in questa settimana-verità il colombiano sarà determinante: in sette giorni infatti la Fiorentina farà visita a due pericolanti (domenica prossima si gioca a Udine) e si giocherà un posto in semifinale di coppa contro la Roma al Franchi. Tutto in sette giorni dunque, perché se la coppa resta un sogno da coltivare, in campionato si deve puntare al bottino pieno per scrollarsi di dosso l’etichetta di incompiuta e accelerare sul serio. Contro il piccolo Chievo - forse la vera delusione dell’anno - sarà una battaglia. I gialloblù si giocano le ultime possibilità per sperare ancora e ce la metteranno tutta, ma se finora hanno vinto appena una volta, un motivo dovrà pur esserci. Mi aspetto allora una Fiorentina determinata e sicura di sè, all’attacco fin dal primo minuto ma con in testa gli errori (da non ripetere) commessi con la Samp. Guai infatti concedere contropiede a una squadra che di certo si chiuderà in difesa in attesa di poter colpire: un altro pareggio varrebbe come una sconfitta. E, forse, cancellerebbe le speranze europee. In questo mezzogiorno veronese ovviamente c’è grande curiosità per David Hancko, il baby terzino che ha giocato pochissimo ma lasciato ottime tracce di sè. Il ragazzo ha fisico e idee chiare: faccio il tifo per lui, perché in questa Fiorentina giovane e fresca, uno così ci sta alla grande. 

A proposito di freschezza, Corvino si è assicurato pure Zurkowski, il mediano polacco che perfino Paratici (l’uomo mercato Juve per eccellenza) aveva appuntato sul suo taccuino e un terzino destro di qualità. Dopo Traorè, altri segnali che qualcosa in società sta finalmente cambiando. Ora però vorrei l’ultimo sforzo a centrocampo: un rinforzo pronto subito che possa dare una mano a Pioli in questo girone di ritorno e che ribadisca la voglia di rilancio di Pantaleo e dei Della Valle. In fondo alla chiusura del mercato manca ancora qualche giorno, e se partiranno i vari Eysseric e Thereau, sarà lecito aspettarsi un’altra faccia nuova last minute. Saluto con piacere infine l’ennesimo no di Pjaca: in molti lo volevano lontano da Firenze, ma se il croato ha scelto di rimanere significa che anche lui ha capito che l’ora degli indugi è finita. Che il tempo di alzarsi sulla bici e iniziare a spingere forte, è davvero arrivato. E allora pedala Fiorentina, pedala. Il gruppo in fondo non è poi così lontano. 

Ps: Lascio per ultimo il caso Quagliarella e il gol che secondo molti gli sarebbe valso il record di Batistuta. Come si è già capito, Gabriel in realtà segnò per undici partite di campionato di fila, mentre il doriano ha segnato undici volte, ma non in giornate consecutive (saltò la partita con la Roma). In ogni caso, onore a un uomo di 36 anni che corre come un ragazzino e gioca come un campione. I record in fondo sono fatti per essere battuti, ma i miti restano miti, indelebili nella memoria e nel cuore dei tifosi. E quello di Re Leone va oltre ogni numero.