UN GRANDE FRANCHI E UNA PICCOLA FIORENTINA. IL TIFO FA FELICE COMMISSO, MA IN CASA GIOCO E CORAGGIO LATITANO. ATALANTA PIÙ FORTE, QUEL SECONDO TEMPO PERÒ GRIDA VENDETTA. MITICO HELLAS: QUANDO IL VAR FUNZIONA, ANCHE GLI DEI POSSO CADERE
Un grande pubblico e una piccola Fiorentina. Il Franchi ha stravinto la sua partita, perché il ritorno di Gasperini, dopo una settimana di fuoco tra Commisso e la Juve, era una trappola con la quale sarebbe stato facilissimo farsi del male. Lo stadio - stracolmo e bellissimo - ha invece reagito con maturità e splendida ironia (la maglia “Gasperini uno di noi” è stata uno spettacolo), facendo il tifo per i suoi e applicando alla lettera l’appello alla civiltà di Commisso: è stata la risposta migliore possibile nei confronti di chi aspettava solo un passo falso per puntare il dito contro Firenze. Chapeau.
In campo invece la vittoria è rimasta solo un’illusione. Il gol di Chiesa, splendido quanto estemporaneo, è stata la fiamma che ha fatto accendere la speranza di bissare il successo in coppa Italia, ma la reazione dell’Atalanta, e quel secondo tempo viola senza un’idea e un tiro in porta, ha ristabilito le distanze tra chi lotta per la Champions e chi, oggi come oggi, sta ancora cercando di costruire un futuro migliore. La partita infatti ha detto chiaramente che la Dea è più forte, più squadra, più pronta ad affrontare le difficoltà che la partita ti porta: non è un caso che abbia l’attacco più forte del campionato e che sia la migliore di tutte quando c’è da ribaltare un risultato. Tutto il contrario della Fiorentina, sempre fragile, insicura e fin troppo impegnata a distruggere il gioco avversario, piuttosto che a proporre il proprio. Dopo il pari di Zapata insomma, era chiaro a tutti che i viola non avrebbero più vinto, così come dopo l’1-2 di Malinovskyi era palese che il pari sarebbe stato una chimera. Il finale infatti è stato quasi disarmante, con l’Atalanta a palleggiare e la Fiorentina incapace di riproporsi, di strappare il pallone agli avversari. Difesa e contropiede restano le uniche armi a disposizione dei ragazzi di Iachini, troppo bassi e rinunciatari per pensare di fermare Ilicic e compagnia: 64% di possesso palla bergamasco e quasi 500 passaggi riusciti contro appena 169 dei viola, raccontano bene cosa sia stata la partita del Franchi, anche se, senza quell’errore di Dragowski sul gol-partita, le cose sarebbero potute finire diversamente. Vincere però è un’utopia se gli attaccanti non tirano mai (male Cutrone, che comunque ha l’alibi degli acciacchi) e se il centrocampo fatica a far girare palla. Con un Pulgar così a proposito, siamo sicuri che Badelj, l’unico vero regista della rosa, sia proprio inutile? Preoccupano anche le frasi dell’allenatore, che dopo la partita ha parlato di scarsa tranquillità nel giocare in casa: un vecchio problema mai risolto che mette in mostra un difetto di personalità ed esperienza di una squadra troppo giovane e immatura anche per affrontare un campionato di transizione.
Di buono c’è il ritorno di Castrovilli, sempre lucido nonostante un’autonomia limitata, la partita da protagonista di Chiesa, il riscatto di Pezzella e la grinta messa in campo da tutti. Lo spirito è quello giusto, sul resto c’è molto da fare. Con l’Atalanta ci stava la sconfitta, ma se con le grandi si può perdere e con le piccole non si sfonda (cronici i problemi viola in quel tipo di partite), la domanda nasce spontanea: quando vince la Fiorentina? Speriamo domenica, verrebbe da dire. La prossima settimana c’è la Samp, appena rinfrancata dalla vittoria col Toro. A Marassi, per evitare che Ranieri sorpassi la Fiorentina e faccia rinascere brividi da classifica, servirà assolutamente far risultato.
Ps: Grande Hellas, la Juve in ginocchio a Verona. E’ la sorpresa delle sorprese, che ribalta le gerarchie e riapre la corsa scudetto. Ma soprattutto, è la dimostrazione che quando il Var funziona come si deve, anche gli Dei posso cadere.