SERIE A GAME OVER: CRESCE IL PARTITO. IERI 1000 MORTI, CHIUDIAMO QUI, È MEGLIO. QUARANTENA FINITA, I VIOLA NON SCAPPANO. EVITATE LE FIGURACCE DI ALTRI CLUB. VERSO UN MERCATO CONSERVATIVO
Non ci sono certezze, il calcio è diviso sull’idea, ma questa non sarebbe una notizia. Il presidente del Torino dice che bisogna chiudere entro il 30 giugno, altrimenti tutti a casa. Il numero uno della Figc si spinge entro e non oltre il 30 luglio come data ultima per chiudere questa stagione. La Uefa intanto afferma che si potrebbe giocare anche in estate. E’ un rebus degno da Bartezzaghi, ma stando alla situazione reale del Paese, pensare che il campionato sia arrivato alla modalità “game over”, non è peccato. Ieri ci sono state quasi mille vittime italiane, sterminate dal Covid-19, una sigla macabra che ormai scandisce il ritmo delle nostre giornate casalinghe. Questo dovrebbe essere sufficiente a farci riflettere. Stavolta la ragion di Stato, cioè l’interesse economico, dovrebbe arrivare secondo. Saremmo i primi a tifare per la conclusione del campionato perché equivarrebbe al pericolo scampato. Coronavirus sconfitto definitivamente, palla al centro. Ma se invece la battaglia fosse ancora lunga - come parrebbe di intuire -, non ci sarebbero altre soluzioni se non quella di tirare già la saracinesca. Gli spifferi della Lega raccontano che i presidenti determinati a cessare l’attività stagionale sarebbe adesso in maggioranza, rispetto a quelli che inseguono l’impossibile. Non ha senso dare un senso ad un campionato che un senso non ha più…
Falsato in tutto, non per colpe proprie, ma per causa di una sciagura planetaria. Se Bernabeu, Maracanà e Bombonera si trasformano in ospedali a cielo aperto, si capisce che il problema è mondiale. Non ci sono difficoltà solo per il calcio italiano, ma anche per quello europeo e intercontinentale. Voti alti alla Federazione che ha donato a Firenze e alla Toscana la possibilità di allestire 30 posti letto da terapia intensiva dentro la palestra di Coverciano. Una mossa vincente di Gravina, in controtendenza rispetto ad un mondo che nell’ultimo mese non ne aveva azzeccata più una. Ci sono altre strutture in Italia, pensiamo ai centri sportivi, che potrebbero essere messi a disposizione degli ospedali, ove si rendesse necessario. Che bello se qualcuno lo spiegasse a quei presidenti che urlano per giocare, nonostante non vi siano le condizioni per farlo.
La gente ama il pallone, ma non ha più voglia di parlarne, attende solo che la curva dei contagi e delle vittime scenda velocemente, fino ad annullarsi. Quando tutto sarà finito, allora all’istante tornerà il desiderio di calcio. Ci hanno provato ad edulcorare la pillola, fino a mistificare la realtà. Tirando il calcio come fosse un elastico, facendo errori tragici perché se lo show si fosse fermato prima oggi avremmo qualche sopravvissuto in più. Atalanta-Valencia sì, ma non solo. Si è giocato ovunque, sfidando un nemico che in quel momento aveva bisogno di corpi per alimentarsi e proliferarsi. La politica del calcio e il calcio ostaggio della politica, hanno tessuto una trama disastrosa. Il risultato è visibile a tutti. Quando si è deciso di chiudere le porte, il Corona era già entrato.
La Fiorentina alle 24 ha finito la propria quarantena. In totale 12 contagiati tra giocatori, staff del comparto sanitario, tecnico, manageriale e familiari. Qualcuno è ancora in ospedale, ma la guarigione è allo sprint. Meno male, siamo felici di poterlo scrivere, ma quanta ansia. Da oggi i fuori-quarantena sono tutti liberi, oddio, si fa per dire. Perché dovranno vivere come qualsiasi cittadino: non avranno indifferibili motivi lavorativi per assentarsi da casa, ma lo potranno fare solo per andare in edicola, a fare la spesa o a comprare beni di prima necessità. La società, però, ha giocato di anticipo: prima che qualcuno potesse chiedere di tornare a casa propria, magari all’estero, ha detto a tutti i giocatori di rimanere nel proprio domicilio. A disposizione dello staff per svolgere un lavoro fisico via skype o smart phone. La Fiorentina ha scelto la strada più giusta, evitando di incappare nelle brutte figure fatte da altri club. Abbiamo dovuto assistere a spettacoli di cattivo gusto con giocatori di squadre in quarantena che hanno preso l’aereo, forti della scusa che il loro tampone aveva dato esito negativo, come il loro comportamento verrebbe da aggiungere. A Firenze non c’è stato il fuggi-fuggi, per fortuna.
Probabilmente il campionato non riprenderà, ma il mercato? Ci sarà, di sicuro con tempi diversi, ma anche con modalità modeste. Sarà una sessione conservativa, con pochissimi affari. La questione economica e il frangente particolare indurranno i club a cambiare il minimo possibile. Non aspettiamoci grandi colpi nel calcio italiano. Con una crisi economica di portata gigantesca, le follie del passato non ci saranno. Magari torneranno, ma servirà molto tempo.