LJAJIC RISCHIA DI GIOCARE UN ANNO A VILLA DELLA VALLE... TONI, MUTU, JOVETIC: LA STORIA RACCONTA CHE LA FIORENTINA NON MOLLA, IL SERBO DOVREBBE STUDIARLA...
Villa Brancadoro è una splendida residenza in località Casette d'Ete, frazione del comune di Sant'Elpidio a mare (Fermo), angolo molto bello delle Marche. Colline dolci, gente tosta e laboriosa. La struttura vide la luce nel XVI secolo, quando i Brancadoro erano la famiglia di riferimento. Oggi, cinque secoli dopo, sono i Della Valle ad aver preso il loro posto, oltre alla proprietà della magione. Il parco della villa potrebbe diventare il nuovo Franchi o San Siro di Adem Ljajic, il ribelle di una Fiorentina che invece fino ad ora si è segnalata come portatrice sana di serenità. Se Ljajic non firmerà il rinnovo contrattuale con i viola o peggio ancora, rifiuterà qualsiasi altra destinazione di mercato al di fuori del Milan, Diego Della Valle aprirà
i cancelli di villa Brancadoro e lì, con tutta calma, ammirerà il talento e i colpi geniali dell'attaccante serbo.
Per la cronaca ad essere infuriato è pure il fratello Andrea - anche perché nei giorni scorsi a Moena, confessando il serbo, si è sentito dire che lui voleva restare salvo poi apprendere verità diverse da altri canali -, ma nella hit parade della collera Mister Tod's è nettamente in testa, diciamo in fuga, praticamente irraggiungibile.
Giambattista Vico parlava di corsi e ricorsi storici, continuando così nella sede viola un ritratto del filosofo napoletano dovrebbe trovare cittadinanza, al fianco di Antognoni e Batistuta.
Perché i corsi e ricorsi nella gestione Della Valle si sprecano e tutti con protagonisti di spessore: da Toni a Jovetic, passando per Mutu.
Il primo nell'estate 2006, in piena bufera Calciopoli, diventa oggetto di una richiesta dell'Inter da 25 milioni. Corvino, allora diesse, è pronto a cederlo - sarebbe arrivato Amauri a 8 -, ma Diego in aperto conflitto con Moratti dice no, infischiandosene dell'aureo tesoretto.
Altra estate, siamo nel 2008: la Roma vuole Mutu e pur di vestirlo di giallorosso mette 20 milioni sul piatto. Ancora Corvino e ancora un sì, ma Prandelli si oppone alla cessione e il patròn lo asseconda, rinunciando ad un'altra somma considerevole. Arriviamo alle due sessioni di mercato 2012 e 2013: la Juventus va pesante su Jovetic, nonostante il montenegrino sia sotto contratto fino al 2016 e in più Mister Tod's è in polemica extracalcistica, da tempo, con la proprietà bianconera. Diego alza un altro muro e alla fine sono in bianconeri ad arretrare fino al punto di veder volare Jovetic al City. In molti preconizzavano un futuro a Torino per JoJo, ma evidentemente non avevano ripassato la lezione di storia.
E adesso ci risiamo con Ljajic anche se la Fiorentina fa sapere di non avercela con il Milan per partito preso; piuttosto è sorpresa, stante i buoni rapporti con il presidente Berlusconi, del comportamento di una parte della dirigenza rossonera. Il comunicato diramato nel pomeriggio di ieri dalla società viola ha puntato l'indice sull'offerta del Milan, giudicata "irricevibile, sicuramente tardiva e di certo inopportuna". Tradotto in violese: la proposta di 8 milioni pagabili in 4 anni è ben lungi dall'essere congrua. Inoltre è arrivata tardi, cioè dopo una sollecitazione pubblica della Fiorentina in seguito alla telefonata informale del Milan al diesse Pradè. Infine le modalità di azione dei rossoneri: sono valutate poco ortodosse dai viola.
Come se non bastasse c'è il giallo del procuratore o forse, come sostiene qualche maligno - e i malpensanti qualche volta ci azzeccano... - non ci sono dubbi, ma solo una grande regia alle spalle. Fali Ramadani rimane quello ufficiale - ha buone relazioni col presidente esecutivo Mario Cognigni - mentre in scena è ricomparso l'avvocato Mladen Furtula, da sempre vicino al padre di Ljajic. Fu lo stesso Furtula, al momento dello sbarco di Adem a Firenze, ad appoggiarsi a Ramadani. Il Milan parla con Furtula, la Fiorentina con Ramadani, ma se il giocatore non comunica ai viola chi è l'agente vero il caos è sovrano e suscettibile di sanzioni.
E allora? Tra pochi giorni il presidente Cognigni, il manager incaricato a trattare la questione, incontrerà Ramadani e si aspetterà una fumata bianca. In caso contrario Ljajic sarà messo sul mercato e venduto, possibilmente non al Milan. Sempre che i rossoneri non aumentino di molti milioni l'offerta. Ipotesi, quest'ultima, poco verosimile. Ma se il serbo si impuntasse sperando così di liberarsi tra un anno a zero euro, beh, a quel punto per lui ci sarebbe una stagione a Villa Brancadoro. E come spiega Montella, "a 22 anni è dura stare tanto senza giocare...".
Mario Tenerani
Il giornale