LE CONSEGUENZE DEL CAPOLAVORO. OGGI BOCCATA D’ARIA CONFERENCE
Dopo la sconfitta con la Juve, la quale avrà pur vinto di corto muso, ma non certo di calcio champagne, sono in molti nelle ultime ore a criticare senza sconti il reparto avanzato viola i cui numeri risultano impietosi, difficili da difendere e definire buoni, anche ai più realisti del re, borbonici nel midollo e sempre avidi di croccantini, come graziosi barboncini.
Dicevamo che i numeri quelli sono, e difatti la Fiorentina in campionato è passata bruscamente dai sogni di Champion’s alla realtà mediocre dei suoi ultimi campionati. Difendere con entusiasmo le scelte di mercato del club, specie per gli attaccanti, sarebbe atto eroico ed infatti quasi nessuno lo fa.
Ma le secche attuali dei viola non sono altro che, mutuando un bel film di Sorrentino dal titolo ‘ le conseguenze dell’amore.
Sono appunto: ‘ le conseguenze del capolavoro. Il capolavoro, così lo definì Commisso e dietro a lui il codazzo dei barbudos, che venne ufficializzato il 28 gennaio 2022, il passaggio di Vlahovic alla Juve.
Conosciamo l’antipatia che molti lettori hanno dell’argomento, agli allergici quindi consigliamo di fermarsi qui con la lettura.
Si, perchè parleremo di Vlahovic, ma soprattutto dell’incapacità o della mancata volontà del club viola di investire i 70 milioni più 10 di bonus ricavati dalla cessione a gennaio del capo cannoniere del campionato, per comprare un attaccante degno di sostituirlo.
Le conseguenze del capolavoro, della meravigliosa, lungimirante e vincente scelta di vendere Vlahovic contano, per ora, quattro vittime cinque con l’ambizione della Fiorentina di fare il salto di qualità, che sono Cabral, Jovic ai quali si stanno aggiungendo gli agnelli sacrificali di quest’anno Beltran e Nzola, tutti calciatori medi, con delle qualità, ma non abbastanza per sostituire un giocatore venduto per 80 milioni di euro, e non c’è qualche dirigente o il proprietario che ne chieda venia, macchè vengono avanti ancora tutti pettoruti a parlare di capolavoro o di risorse illimitate, oppure ( sovrano affossatore di ogni argomento logico) di violapark.
Certo, oltre al valore intrinseco dei giocatori, è pur lecita qualche domanda a chi quei giocatori allena tutti i giorni. Per esempio: se ‘Beltran ricorda Baiano’, come disse Italiano, perchè non farlo giocare col suo Batistuta, incarnato (Dio ci perdoni) da Nzola? Oppure col suo Signori e Rambaudi pensando al celeberrimo Foggia dei miracoli di Zeman?
Insomma se è vero che il materiale a disposizione del tecnico è quel che è, anche lui dovrebbe ingegnarsi da buon sarto a confezionare abiti decenti con la stoffa che si ritrova in mano. Oppure a battere la mano sul tavolo chiedendo al suo club attaccanti più forti o anche solo in grado di fare qualcosa di più dei numeri avvilenti realizzati finora, invece per l’allenatore sembra quasi sia bestemmia mettere a giocare assieme queste due punte così prolifiche.
Ma oggi è giorno di Conference e a proposito di modestia tecnica, la Fiorentina ritrova l’avversario serbo già battuto per 6 a 0. Davanti è l’occasione perfetta per Nzola, titolare sicuro vista l’indisponibilità di Beltran, per sbloccarsi facendo gol e prestazione, dipoi viste le assenze ci sarà spazio per diverse seconde linee: Mina in difesa, e non centravanti modello Repka con Terim che ha svolto nel finale con la Juve.
E poi anche Pierozzi a destra e Lopez a centrocampo.
Una volta terminati questi novanta minuti che sembrano cascare a fagiolo nel percorso di una squadra in difficoltà come la Fiorentina, ritornerà a bomba il campionato col Bologna e poi il Milan e di notti europee si tornerà a parlare solo il 30 novembre quando i viola affronteranno il Genk, per altro più attrezzato dell’avversario odierno. La boccata d’aria va respirata oggi per resistere poi in apnea fino al termine di questo novembre complicato.