I NOMI DEL MERCATO RIBOLLONO, COSA SERVA È CHIARO, MA È INGIUSTO PRETENDERE PER UNA CITTÀ CHE SUPPORTA POCO IL CLUB
La bella classifica dei viola e il gioco di personalità di Italiano, non bastano. Avvicinandosi l’inverno e con questo la finestra del mercato, è tutto un ribollir di chiacchiere con nomi di papabili campioni che saltabeccano d’ogni dove e gli opinionisti, ormai ex giornalisti perché richiesti solo e soltanto di fornire un parere e non più una notizia, tant’è che le notizie propriamente dette sono ormai rare come tartufi, gli opinionisti quindi leggono la Fiorentina come fossero tarocchi, dicendo quel che c’è e quel che manca, e tutti a dibattere su cosa serva.
Che poi cosa serva è sufficientemente chiaro: serve un titolare dell’undici viola, stando che Saponara (anche se sorprendente in diversi frangenti) e Sottil (lui invece piuttosto deludente) sono al massimo discrete riserve e Callejon è ormai nella fase discendente della carriera. Serve quel famoso esterno che l’allenatore chiedeva in estate, l’elemento che completi il terzetto avanzato, formato per ora da Nico e Vlahovic.
Con un tridente di tal fatta la Fiorentina, che già se la gioca con tutte, vincendo con le ‘seconde’ del campionato, ma quasi sempre perdendo con le ‘prime’ della classe, la Fiorentina dicevamo, andrebbe a far parte di diritto del gruppo di testa del torneo, di quella che abbiamo chiamato spesso A1.
Ci sarebbe quindi da fare un investimento pesante:
Certo, è facile chiedere a Rocco di tirar fuori un altro cinquantino a gennaio. E d’accordo, lo farò anche io, così nessuno potrà dirmi che sono troppo filo governativo. Eccomi, glielo chiedo: mi raccomando, miliardario del nostro cuore, a gennaio stanzia altri 50 milioni di euro sul mercato, colma il gap della Fiorentina con le altre pretendenti alle piazze europee, provaci subito a riacchiappare la platea internazionale, non rimandar l’impresa all’anno venturo, ma carpe diem.
L’ho chiesto anche io quindi, del resto piace a tutti fare l’eterosessuale col pistolino degli altri (e così nessuno potrà darmi di omofobo). Ma una volta chiesto, a ben guardare, cosa siamo disposti a dare in cambio? Noi come città, non diciamo come popolo minuto che quello è generoso e risponde sempre alle chiamate, ma noi inteso come città produttiva, come istituzioni e tessuto economico.
Le istituzioni hanno risposto chiaro ai progetti di Commisso, boicottandoli o peggio, prendendo in giro il ricco americano, gli imprenditori, quei pochi che non sono solo bottegai impegnati a fottere il turista di passaggio, han da sempre ‘le serpi in tasca’, come diceva la buonanima di Mario Ciuffi, quindi supporto al club viola non ne danno, semmai si adoperano per tentare di farci affari lucrosi, lucrosi per loro.
Ergo, nessuno si stupisca se alla fine la Fiorentina resterà così o poco più, una punta di riserva crediamo la prenderanno comunque perché è necessaria al minimo sindacale della squadra e non averla è frutto di un errore marchiano in sede di mercato estivo. I mariti e le mogli bisogna saperseli tenere, si sa che il dar per scontato è la tomba dell’amore, la fine di ogni unione, anche quella di un proprietario con una squadra, di un riccone con una città.
Perciò è onesto riconoscere che se rimarrà Vlahovic visto che ha un contratto in essere fino al 30 giugno 2023, e il club spenderà ancora….
Se il bomber dovesse ancora restare in viola e la Fiorentina investisse con forza, sarebbe appunto onesto riconoscere, almeno a nostro avviso, che si tratterebbe di un altro atto straordinario di una proprietà che forse talvolta zoppica nella gestione comunicativa, tipo quando se ne è uscita con la frase tranchant: ‘Vlahovic non rinnova e non ne parleremo più….’, ma che quando c’è da metter soldi, non lesina, anzi continua a pompar denaro nel club e investirebbe anche di più se le fosse consentito dalla lobby politico massonica che comanda a Firenze da decenni, se invece l’attaccante serbo dovesse partire a gennaio per una grossa cifra, sostituirlo allo stesso livello, sarebbe necessario (ma questo lo sanno anche le pietre).
Quindi grazia ed educazione, pochi voglio, molti vorrei e qualche grazie, perché non sta scritto da nessuna parte che la squadra di calcio espressa da Firenze debba giocare per forza per i vertici, quando quelle di altre città italiane forse meno belle, ma più produttive e meno provinciali arrancano da lustri nei bassifondi della classifica o addirittura in serie inferiori.
Le glorie per diritto divino sono un’illusione, Firenze si guarda l’ombelico masturbandosi sui fasti di un passato lontano 500 anni, eppur vuole e pretende dicendo deus vult (Dio lo vuole), come se fosse diritto divino appunto che uno venuto da fuori spenda il suo patrimonio per far contenti noi, per farci divertire la domenica.