ELOGIO DI STEFANO PIOLI, TUTT'ALTRO CHE NORMALIZZATORE
A Milano hanno sbagliato, su Stefano Pioli. E anche chi scrive si è totalmente ricreduto sulla guida tecnica della Fiorentina che è e che verrà. No, non è un normalizzatore. Perché è l'appellativo ed elogio di una normalità che rischia pure di sfociare in mediocrità e banalità. Cristiano Biraghi, nella chiacchierata con Firenzeviola.it e RMC Sport, ha spiegato in parole chiare che "è una persona eccezionale e nel mondo del calcio c’entra davvero poco, perché ha dei valori che spesso nel nostro sport vengono tralasciati". Stefano Pioli aveva due sogni, in carriera: allenare l'Inter e la Fiorentina. La prima tappa non è andata bene ma a Firenze ha tutte le possibilità, come dimostra, di mettersi in mostra e cullare i suoi obiettivi.
Ha raccolto l'eredità di un allenatore, Paulo Sousa, che aveva 'abbandonato' il gruppo fidandosi solo dei suoi pretoriani. Ha preso una rosa che aveva perso dei suoi capisaldi, ceduto giocatori importanti, trovandosi a disposizione una formazione dall'eccellente futuro e prospettiva ma giovane. Senza amalgama. Il suo operato è stato indispensabile per compattare il gruppo e la sua figura, la sua statura, basilari per affrontare il dramma della scomparsa di Davide Astori. Pioli va sotto la curva coi giocatori. Esulta nello spogliatoio con loro. Li abbraccia, li stringe. Sono i suoi ragazzi e non è cosa comune nè consueta, nel calcio di oggi. Perché quel che emerge all'esterno, e raccontano dall'interno i protagonisti come Biraghi, è di un rapporto umano. Dove non manca il bastone ma dove la sensazione più profonda è che questa Fiorentina sia una famiglia. Poi un gruppo, poi una squadra.
E' per questo che a Milano, quando parlavano di 'normalizzatore, si sbagliavano. La sua Inter ebbe un tracollo profondo sul finale, che vanificò le nove vittorie consecutive a cavallo tra dicembre e gennaio. Questa Fiorentina no. Pioli ha valorizzato al massimo Veretout, dato galloni e responsabilità a Pezzella, esaltato le doti di Chiesa, reso Simeone un bomber che al primo anno segna come Batistuta. Ha saputo integrare da subito Dabo, ha fatto pentire il Torino della cessione di Benassi che dopo gli inciampi iniziali ha riportato nel suo habitat tattico naturale. Ha sbagliato formazione, a volte, ha steccato i cambi, perché la Fiorentina è ottava e non in zona Champions e per questo non tutto è certamente andato bene. Però i viola hanno un monte ingaggi inferiore a tutte quelle che la precedono e pure a chi la segue, come Sampdoria e Torino. Eppure è lì, a giocarsi l'Europa. Anche se sembra 'normale'.