CAMPO, PANCHINA E STADIO: IL FUTURO IN GIOCO

20.11.2016 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
CAMPO, PANCHINA E STADIO: IL FUTURO IN GIOCO

C'eravamo lasciati con qualche fischio al termine della serata con la Sampdoria. Il precedente ciclo di partite, a rivederlo oggi in termini di risultati e conseguente classifica, è lo specchio di una squadra ancora alla ricerca della propria identità. Sospesa com'è tra la voglia di pensare in grande (ci guardiamo bene dall'utilizzare il concetto di sogno) e la paura di cadere in un anonimato poco piacevole. Tanto più se sullo sfondo appare un futuro tutto da immaginare per la guida tecnica.

Perchè Sousa non si sbilancia sull'argomento, non l'ha voluto fare nemmeno ieri, e perchè lo stesso clima nei confronti del portoghese si è recentemente fatto più freddino. Decisamente in linea con le piogge e le temperature basse degli ultimi tempi, tanto per capirsi. L'allenatore, però, ha dalla sua il campo e una squadra che qualche progresso l'ha pur registrato prima di fermarsi per le nazionali. Adesso, oltre a lasciarsi alle spalle i fantasmi di una tenuta mentale non all'altezza, si tratta di dare continuità.

La stessa che la società si augura di poter trovare a cominciare dal nuovo anno. Se per Kalinic e compagni da domani in poi si aprirà un periodo decisivo, lo stesso avverrà per dirigenza e proprietà. Ancora ieri il patron ADV insieme al presidente Cognigni (oggi a Empoli) hanno fatto il punto sull'imminente presentazione del project del nuovo stadio. Un passo dovuto ma fondamentale sulla strada per uno sviluppo di cui l'intero universo viola ha assoluto bisogno.

L'anonimato che minaccia il cammino della squadra, d'altronde, è simile a quello che rischia l'intera Fiorentina in tempi di disaffezione sempre più ampia verso il calcio. Il cambio di prospettiva dettato da un nuovo stadio riguarderebbe sì il bilancio la società e il suo futuro sportivo, ma anche l'intera città. Inclusi coloro i quali oggi restano scettici di fronte a qualsiasi forma di domani viola. Il passato, di certo, non può aiutarli a rivedere le proprie idee, ma un futuro strutturato in modo diverso (e i recenti passi della società - non ultimo il ritorno di Antognoni - vanno in questa direzione) deve pur esistere.