STADIO FRANCHI, Un solo grido, "Firenze"!
Siamo innanzitutto dei cronisti. Che fanno il loro lavoro mettendo spesso da parte le proprie emozioni. Molti di noi sono tifosi della Fiorentina, alcuni no. Alcuni sono originari del Capoluogo toscano, altri no. Ma oggi ci sentiamo tutti Fiorentini. Nel senso più ampio e nobile del termine. Ripensiamo alla conferenza stampa del 23 marzo 2010 in cui Cesare Prandelli rispose alle accuse di tradimento rivoltegli attraverso la carta stampata da Diego Della Valle. Ripensiamo ai fiumi di parole spesi dagli stessi azionisti di maggioranza del club viola e da Pantaleo Corvino, in cui si è parlato di “rosiconi”, “gufi” e “lobby”. Ripensiamo allo scioglimento del “Collettivo”. Alle voci su un possibile futuro nerazzurro di Riccardo Montolivo. E stamani riportiamo le decisioni, se non definitive poco ci manca, della giunta regionale sul futuro dell’Area di Castello, quella dove i Della Valle volevano costruire la famosa o famigerata “Cittadella Viola”. Non ci sono sconfitti ne’ vincitori, giusti o ingiusti, carnefici o vittime. C’è solo una città che viene colpita proprio nel momento in cui cercava di rialzarsi. E questo non possiamo permetterlo, qualunque sia la nostra fede politica, qualunque sia la nostra posizione nei confronti della società e di chi le gira o le ha girato intorno.
Non è nemmeno una questione di campanilismo. E’ il semplice tentativo di far trionfare il senso di giustizia. Domani sarete in molti allo stadio. Verrete da Siena, da Pisa, da Prato, città storicamente nemiche della “Dominante”. Verrete da Santa Croce, da San Giovanni, Santa Maria Novella e Santo Spirito, quartieri che per secoli si sono sfidati in una nobile ma acerrima lotta senza esclusione di colpi. Via i campanilismi e le lotte tra Guelfi e Ghibellini. E voi, undici atleti che scenderete in campo, venite da ogni parte del globo. Alcuni di voi sono legati solo contrattualmente alla Fiorentina e a Firenze, altri da qualcosa di più. Non importa. Domani dovrete, anzi, dovremo guardare tutti quel giglio che campeggia in mezzo al labaro viola. Pensare a cosa ha significato nella storia del pianeta, e anche in quella dello sport. E combattere uniti intorno ad esso. Come fece Francesco Ferrucci, come fecero gli “Angeli del fango”, come da tempo non vediamo fare ai giocatori che di quel glorioso simbolo si fregiano.