CALCIOPOLI, In aula i legali dei Della Valle
Ha preso oggi il via l'udienza, la penultima prima della pausa estiva, del processo Calciopoli. La giudice Casoria, superata l'ultima richiesta di prescrizione, fa l'appello: molti gli assenti, prende il via la difesa dei Della Valle e di Mencucci. Prende il via citando Moravia e Albertazzi, Furgiuele. «In questa vicenda c’è stata soprattutto una grande ipertrofia mediatica che ha condizionato tutto, come fosse stata sparsa sui reati contestati una coltre di neve. Togliamo la coltre e vediamo se esistono i reati. Furgiuele gira attorno alla questione: argomenta in punta di diritto, poi fa l’affondo sull’inesistenza dell’atto fraudolento che è il reato. Se non dimostri che il singolo sorteggio per la singola partita di cui al capo d’imputazione, non può esserci reato. «Il pm aveva le idee chiare - dice il legale viola -, ma ha cercato di confondercele con la coltre di neve: cerca di dimostrare la condotta fraudolenta, lo mette in relazione al condizionamento delle griglie. E’ questo l’atto, secondo lui: il pm sa bene che non basta la direzione, essere volti alla combine, serve l’atto concreto. Eccolo il fatto sotto la coltre di neve: per loro era possibile pilotare i sorteggi. Ricordate le sfere: ma dove si manipolano le sfere? Doveva dimostrarlo, però, il pm che quel sorteggio di Chievo-Fiorentina: dov’è la prova che per quello specifico sorteggio, quella data con quelle modalità sia stato alterato. Senza quella prova, voi non potete condannare per quel capo d’imputazione. La mera segnalazione non integra l’atto fraudolento. La semplice istigazione, sotto forma di segnalazione, non costituisce reato». Furgiuele cita la sentenza Craxi sull’istigazione concreta della violazione di una regola, della commissione di un reato. «Se io non istigo ad una condotta punibile, non posso essere punito per questo. E allora, se io non so come il designatore agirà per frodare con le palline, non commetto alcun reato. Non c’è reato se anche chiedo un arbitro migliore possibile, il reato non c’è se manca il dolo specifico di una gara alterata in effetti (quello che poi decisero i giudici sportivi, ndr). E chi argomentasse così un tema all’esame in magistratura, avrebbe un buon voto». Furgiuele alleggerisce l'arringa con qualche battuta: "Io il calcio non lo conosco proprio, il fuorigioco un mistero proprio. Zoff lo sapevo chi fosse, Di Livio proprio no. Galliani, mi pare fosse il presidente del Milan, poi ho capito la differenza tra Lega e Figc. Ma qui ho dovuto capire: vedo che l'ostacolo alla Fiorentina era addirittura di tipo mafioso, qui a Napoli c'è sempre un eccesso di utilizzare la logica mafiosa. La Fiorentina deve venire a patti, secondo i pm, per salvarsi: o ci si adatta al "sistema", come si dice nei processi di camorra e mafia, o si fa una brutta fine. Ma questa struttura è indispensabile per l'accusa: senza questo cemento, gli indizi scarni non si reggono. Il pm è molto più bravo di quanto non dimostri: dissemina fiocchi di neve, ma lui sa bene che è difficile qui trovare i reati. Sa che è difficile e allora suggestiona: interpreta conversazioni suggestive, ma l'ipotesi non esiste. Qui hanno deposto Abete e Carraro e quanto al contrasto politico tra loro con Della Valle a fare le spese della lotta politica per Lega e Figc: c'era il patto della staffetta, l'accordo era stato trovato a febbraio 2005, qui l'operazione salvataggio parte a fine aprile inizio maggio. Era un problema risolto". La Fiorentina si lamentava, lo faceva pubblicamente, argomenta l'avvocato. "Ma a differenza di altri, lo facevano pubblicamente: ma era una regola rivolgersi ai designatori. Avete sentito Carraro quando dice: tutti i presidenti mi chiamavano per protestare, era una processione. Ma non i dirigenti della Fiorentina: c'è un'intercettazione chiara tra Diego Della Valle e Bergamo e gli dice "io non l'ho mai chiamata, non sapevo neanche che si potesse fare". Quasi si scusa di non aver chiamato. Mi si dice chiama, e io chiamo. Ponetelo in confronto a ciò che ha descritto Carraro sugli altri dirigenti". Suggeriscono «Ma che strano: non c’è intercettazione ambientale: coi potenti mezzi spesi per chiesta inchiesta, imppossibile intercettare cosa si dissero Bergamo e Della Valle nel pranzo a Villa La Massa. O intercettazione ci fu, ma non era interessante? E’ singolare: si intercetta tutto, ogni sciocchezza e laddove si stringe il patto no! E’ una stranezza davvero singolare. Eppure avevano, i carabinieri, preparato l’appostamento, coi fotografi a scattare tra le siepi. E allora quale è la svolta eclatante dopo l’incontro del 14 maggio, è sabato: il giorno dopo Fiorentina-Atalanta, i bergamaschi quasi retrocessi. Ci si aspetterebbe un aiuto: invece, 0-0 in casa ed è una gara non pilotata per i pm stessi. Dicono che non c’era il tempo per attuare il piano: era sabato alle 14... E allora andiamo a vedere i risultati che parlano subito dopo: sette giorni dopo l’incontro di Villa La Massa, il 22 maggio 2005 c’è Lazio-Fiorentina, il tempo per sistemare le cose. Andate a guardare l’errore di Rosetti per il mani non fischiato a Zauri: rigore ed espulsione non data dopo 20'. Ebbene questa partita è quella dove si verifica uno dei più grossi danni per la Fiorentina: arbitraggio scandaloso. Lo avevano visto tutti: succede di tutto di più. Sono passati sette giorni dall’accordo...«E Rosetti viene qui a dire - prosegue Furgiuele -: mi sono sbagliato, c’era il rigore. E nella ripresa non ha mica favorito la Fiorentina, ammette di aver danneggiato i viola e l’unico monito a Rosetti tra primo e secondo tempo non ha effetto. La ripresa si chiude senza favori, anzi. Lo ripete Consolo, l’assistente arbitrale, lo ha detto Abete in udienza e parlò con Mazzini proprio lamentando il danno grave di quell’errore commesso da Rosetti. E lo ripetono pure Di Livio, Zoff. Tutto a distanza di sette giorni dall’incontro di Villa La Massa. C’è stato qualcosa di anomalo, ma ai danni della Fiorentina. E allora qualcosa non funziona nella tesi accusatoria». Passa all’ultmo turno: sono passati 15 giorni dall’incontro di Villa La Massa. C’è Fiorentina-Brescia, la gara determinante: se non vince è in B, la squadra viola. Se la tesi dei pm fosse corretta, il designatore avrebbe dovuto mandargli l’arbitro più pilotabile possibile. Vi ricordate chi è l’arbitro? Collina, gara senza discussione, Collina persona non condizionabile. Si dice allora: Lecce-Parma, ma quella era un’altra condizione, senza la vittoria della Fiorentina non c’è combine. E Fiorentina-Brescia non è indagata come gara. Collina, notoriamente imparziale, è stato sentito qui: non c’è bisogno neanche di dirlo. Ma che operazione salvataggio è questa di cui parla l’accusa: è solo un’ipotesi contrastata dai fatti. 21 aprile - 29 maggio: sei gare della Fiorentina in cui vediamo per tre gare nessun condizionamento a favore (Bologna-Fiorentina 0-0, Fiorentina-Atalanta 0-0, Fiorentina-Brescia 3-0 senza discussione); per due gare ci sono stati torti arbitrali che hanno sfavorito palesemente la Fiorentina (Fiorentina-Milan 0-1 e Lazio-Fiorentina 1-1), l‘unica gara con favori sarebbe stata Chievo-Fiorentina senza però episodi eclatanti. Al di là delle chiacchiere, delle millanterie la realtà è che non c’è stata nessuna Operazione Salvataggio della Fiorentina: i favoritismi c’erano solo nelle chiacchiere di intercettazioni interpretate ad uso dell’accusa.
L’udienza dopo l’arringa di Furgiuele riprende dopo una brev pausa. La giudice Casoria dà atto di una lettera dell’avvocato difensore di Bergamo, Fazi e Fabiani, Silvia Morescanti, in cui si lamenta che la mancata sospensione delle udienze, attesa la gravidanza a rischio del legale dei tre, costituirebbe un grave danno al diritto di difesa degli imputati. Risponde piccata la Casoria, che conferma la nomina dell’avvocato di Moggi, Prioreschi («che conosce meglio di tutti gli atti del processo») e vuole andare avanti, ribadendo l’appuntamento per le discussioni delle tre posizioni in capo alla Morescanti per la fine del processo, tra fine settembre e inizio ottobre.
L’avvocato Picca prende la telefonata della venuta a Canossa dei Della Valle e la stravolge, letteralmente: era uno dei capisaldi dell’accusa eccola riletta. «Perché è sulle parole di queste intercettazioni che si gioca questo processo, dove altre prove non ci sono». Dice Giraudo nella telefonata con Mazzini: «Non sono Lotito questi, perderli come pagatori in serie A mi dispiacerebbe, questi i soldi ce l’hanno davvero». «Vedi come fargliela pesa’», dice Mazzini, insomma venditi il tuo discorso. «Io non so cosa fare», gli risponde Giraudo. Solo chi non vuole leggere non capisce questo passaggio: discutono di griglie, di arbitri amici, di palline nel sorteggio? Solo chi non vuole leggere non legge questa frase: «Devono fare la partita come fosse la finale di coppa del mondo». E avere il «fischiettatore giusto, uno come Collina». «Lui è una garanzia».
Poi Picca va su Fiorentina-Milan, il Milan duella con la Juve, una partita dopo ci sarà il big match. «C’è anche traccia nei tabellini usati dall’Auricchio: c’è un errore a favore del Milan, il difensore del Milan, Nesta, compie fallo da ultimo uomo. Niente espulsione e lo ammonisce. Della Valle e Moggi, il 2 maggio parlano il giorno dopo Fiorentina-Milan, c’è un’ulteriore smentita dell’accusa. A ciascuno interessa: Moggi dice abbiamo fatto casino per voi, perché la Juve è arrabbiata perché l’errore favorisce i rivali del Milan, e dice a Della Valle “voi lamentatevi per conto vostro”. E non per “avere vantaggi, ma per non avere svantaggi”. Voi trovate clandestinità, sorteggi da pilotare, condizionamenti degli arbitri? No, il contenuto è chiaro se lo contestualizzate. Picca va sui protagonisti. Telefonata tra Nassi e Mazzini del 6 maggio, ci dovrebbe essere già l’intesa dei sodali, qui. «Sarebbe l’ideale se andassero in serie B, visto le dichiarazioni contro gli arbitri»: ma se è un sodale - argomenta Picca - a che gioco gioca? Si va in direzione opposta: smentisce le tesi dell’accusa, visto che Mazzini ha un ruolo centrale in quel salvataggio. «L’operazione che fa la pubblica accusa è chiara. Passo da Kafka ad Auricchio: operazione perfetta la sequenza parziale e parcellizzata fatta da Auricchio. Solo chi non la vuole leggere la telefonata e trasforma le parole: attenzione, c’è un passaggio chiaro in questa telefonata tra Mencucci e Mazzini, «non vogliamo di più o di meno» e la risposta di Mazzini «hai attaccato gli arbitri, non gli siete simpatici». In questa telefonata del 21 aprile ci sono prospettate alterazioni? No. Operazione della procura fallita in partenza: non ci sono condotte fraudolente. C’è anche la telefonata in cui Mazzini e Mencucci parlano di Bertini, «un grande vero» secondo Mazzini, ma «noi ci abbiamo sempre perso» dice il dirigente viola, «ma per la statistica magari si vince alla prossima». Per la statistica.
Picca prosegue: «Mi auguro che il tribunale non compia un’operazione alla Auricchio: Mazzini ricostruisce un contenuto opposto della telefonata con Giraudo. A Mencucci ribalta il senso della chiamata: questa è una smentita di quanto sostiene l’accusa... Leggetele bene e mettetele in relazione le telefonate. Mazzini proietta e traduce le sue proiezioni in chiacchiere. Insomma: non ci siamo con il contesto e non ci siamo coi protagonisti».