OCCHI PUNTATI SU..."Semioli e la crisi degli esterni"
Semioli, Santana, Jorgensen, Mutu, Osvaldo, Lupoli, e già che ci siamo, anche Gobbi. Questa la lista degli esterni (indifferentemente di destra come di sinistra), facenti parte della rosa della Fiorentina. Li abbiamo messi in ordine di importanza e di titolarità di un ruolo che per il momento è il vero tallone d’Achille della squadra viola. Ci spieghiamo meglio: in estate Prandelli decide di rivoluzionare il sistema di gioco della Fiorentina, rinunciando al regista, perno tattico della stagione precedente, e puntando dritto sugli esterni offensivi che avrebbero dovuto supportare l’unico attaccante centrale, il neopromosso Pazzini. Una prima punta quindi, diversa dalla precedente (Luca Toni) e bisognosa di un sostegno maggiore da parte degli altri due componenti del 4-3-3 (gli esterni appunto), previsto come modulo base ad inizio stagione. Poi, vuoi la grande condizione di Liverani, vuoi la crisi del ruolo dei sopracitati esterni (particolarmente di destra), detto sistema di gioco è stato messo da parte, fortunatamente senza apparenti ripercussioni sul rendimento della squadra. Questo a causa dell’altissimo rendimento di Mutu nella prima parte di stagione come seconda punta, e anche per di un pizzico di fortuna che ha aiutato i viola in talune partite (vedi Catania, Roma, Napoli…).
Ma, come dice il proverbio, tutti i nodi vengono al pettine, Pazzini è stato da tempo abbandonato al proprio destino e chiunque provi ad avventurarsi in quella parte di campo (la fascia destra), sta inanellando figuracce (Semioli), piuttosto che accusare ripetuti problemi fisici (Santana), o ancora trova serie difficoltà d’adattamento (Jorgensen). Per gli altri nomi le giustificazioni sono molteplici: Mutu, lo abbiamo detto, è chiamato a svolgere più il ruolo da seconda punta e difficilmente giostra da esterno sinistro puro (chiedere a Pasqual che deve coprire l’intera corsia); Osvaldo si è visto poco ed è forse più centravanti che esterno (nonostante le convinzioni vere o presunte di Corvino); Lupoli non si è visto per niente (per i curiosi appuntamento al Del Duca di Ascoli martedì in coppa Italia, chissà che…), e Gobbi è un jolly arrivato con grandi credenziali, preferibilmente esterno sinistro di centrocampo, ma per il momento sottoutilizzato e forse anche sottostimato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Fiorentina non ha in questo momento un’identità tattica poiché si trova con due embrioni di modulo all’interno della stessa squadra, vale a dire quello col regista che prescinde dall’apporto degli esterni offensivi, e quello con la prima punta leggera che invece dei due esterni (nel 4-3-3) ne avrebbe bisogno come il pane.
Analizziamo i singoli, anche alla luce della prestazione di Palermo: occhi puntati, recita il nostro titolo, su Franco Semioli, proveniente dal Chievo Verona, 136 presenze in serie A con 10 gol. Non è quindi un realizzatore, vanta qualche apparizione in nazionale, è stato fortemente voluto da Prandelli e Corvino lo ha pagato 6,2 milioni di euro. Un investimento importante, che per il momento ha deluso; un gol in coppa Uefa (a Groningen), un'altra buona prova con l’Elfsborg (quattro assist per altrettante reti) e niente più. Ah dimenticavamo…una serie interminabile di cross che sono andati a sbattere sui difensori avversari; non può al momento essere giudicato sufficiente. Mario Alberto Santana, curiosamente un passato anche per lui nel Chievo Verona, poi nel Palermo, quindi dalla stagione scorsa a Firenze. Potenzialmente il terzo fuoriclasse della Fiorentina (dopo Mutu e Frey), poche presenze ed infortuni in quantità industriale fino all’ammissione di pochi giorni fa di aver pensato di lasciare il calcio. E’ probabilmente uno dei pochi calciatori in Italia capace di saltare l’uomo e creare così la superiorità numerica; su di lui Prandelli aveva costruito il sistema di gioco basato sugli esterni, un 4-3-3 molto offensivo con Mutu e l’argentino a supporto di Pazzini, talento bisognoso di protezione. Chiudiamo con Martin Jorgensen, buono per tutti gli usi (compreso quello di terzino destro), che non delude mai, ma che a destra fa fatica, prediligendo da sempre la fascia sinistra, e soprattutto refrattario all’impiego ravvicinato fra coppa e campionato. Anche lui reduce da un infortunio per il quale ha saltato tutta la preparazione estiva, è stato usato fino ad ora col contagocce e non può essere considerato una soluzione definitiva e affidabile.
Come vediamo, chi per un motivo chi per un altro, sono tutti interpreti di un ruolo sull’orlo di una crisi di nervi. E su quest’orlo c’è la tifoseria viola che, all’improvviso, si trova costretta a rinfoderare i sogni di gloria ed a fronteggiare una crisi imprevista. E’ vero, ci sono gli infortuni, il dramma di Prandelli, la sfortuna e le coincidenze negative…tutto vero. Alla base però, c’è un impasse tattica che rischia di rimanere senza soluzione e soprattutto rischia di compromettere una stagione che sarà decisiva nello sviluppo del progetto Fiorentina voluto dai Della Valle. A gennaio arriverà Cacia dal Piacenza; sarà un brodino che poco riscalderà l’ambiente raffreddato dagli ultimi risultati. Forse Corvino farà meglio a pensare a qualche puntura di minestrone piuttosto che (ancora meglio) a qualche sana fiorentina al sangue (leggi investimenti e correttivi massicci nell’imminente sessione di mercato) per risollevare una situazione che, giorno dopo giorno, si va facendo sempre più anemica.