OCCHI PUNTATI su Martin Jorgensen, il "Professore"

L'espressione è indubbiamente dottorale e non a caso lo abbiamo ribattezzato il Professore. Unica concessione ad un'età inadeguata per un cattedratico, la capigliatura sbarazzina e simpaticamente scomposta. Tutti in piedi, arriva il professore.
07.03.2008 03:05 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV

Una partita perfetta, o quasi. Gli è mancato solo il gol (e comunque ci è andato vicino), per il resto non ha sbagliato niente e per la proprietà transitiva, aggiungiamo che gli è riuscito quasi tutto. Stiamo parlando del “Professore”, al secolo Martin Jorgensen, autore contro l’Everton di una partita sontuosa. Assist in quantità industriale, recuperi prodigiosi, conclusioni in porta, e sempre con quell’aria distaccata, quasi superiore, che non significa prosopopea piuttosto che spocchia di bassa lega, bensì la consapevolezza che stiamo pur sempre parlando di calcio e non di massimi sistemi.

 

“Martino” (così lo ha italianizzato la tifoseria viola, forse per sentirselo più vicino) è l’immagine speculare di questa Fiorentina, intesa come squadra e come società. Martino ha grinta come Prandelli, ha classe come Della Valle (e non a caso, il presidente Andrea gli ha consegnato una targa per le sue trecento partite in serie A), ha forza come tutta la squadra viola, è furbo come Corvino, ha entusiasmo come tutta la Firenze tifosa che sogna ad occhi aperti, è intelligente come dovrebbe essere un buon dirigente e come, ci auguriamo, diventerà al momento che appenderà le scarpette al chiodo. Lui, da parte sua ha già dichiarato che tornerà in patria per allenare i bambini e ne siamo certi, saprà plasmare prima degli uomini e poi dei calciatori, con l’obiettivo finale di fondere le due anime in un prototipo ideale di essere umano. Azzardiamo; una sola volta forse ha perso il consueto aplomb, e ci piace credere che sia successo quando Udinese e Fiorentina lo hanno valutato zero euro all’apertura delle buste nel luglio 2005. Ovviamente i soldi sono l’ultimo pensiero di Martino, ma siamo convinti che quella risibile valutazione del suo cartellino (la Fiorentina, l’anno precedente, ne aveva comunque acquisito la metà pagandola 2,5 milioni di euro) non sia piaciuta al danese che, more solito, ha abbozzato giurando silenziosa ma eterna vendetta.

 

Qualche considerazione sulla sua partita contro l’Everton; innanzitutto gli assist, uno nel primo tempo con una spaccata prodigiosa, un misto fra prodezza atletica ed una spruzzata di fosforo, con la quale ha servito Pasqual che ha sparato alto. Nella seconda frazione, invece, il tocco d’esterno all’indietro che ha favorito il gol (bellissimo) dell'accorrente Kuzmanovic, quindi il passaggio filtrante per Santana che con un delizioso esterno destro ha sfiorato il 3-0 e l’apoteosi viola. Nel mezzo un paio di conclusioni pericolose, una presenza costante in ogni zona del campo, e forse una parte di merito nell’ottima prestazione di Pasqual che ha goduto di un’insolita libertà di movimento ed è riuscito a scaldare il piede con 4/5 cross degni di questo nome. Nel dopo gara il danese dirà che ha riassaporato con piacere il gusto di giocare nel suo vecchio ruolo, alto a sinistra, e ha riconosciuto ai viola il 51% per cento di probabilità di passare il turno. Che furbacchione il Professor Jorgensen. Ha mantenuto calma ed equilibrio, ma da persona sincera e consapevole ha ammesso, fra le righe, che i quarti di finale sono più di una speranza. A proposito, ha anche aggiunto che da tempo non disputava due partite consecutive (Juve ed Everton) e che domenica a Siena, forse, non ci sarà. Quando si dice l'allenatore in campo... Alla prossima lezione Prof.