"OCCHI PUNTATI SU...", La difesa che non c'è più. I personaggi e i numeri della crisi.
C’era una volta…la difesa della Fiorentina. E c'era da aspettarselo visti gli infortuni e l'avvicinarsi del mercato estivo. Un reparto che negli ultimi due anni ha fatto bella mostra di se, classificandosi quarta assoluta nel 2005-2006, e addirittura la migliore del campionato scorso, il 2006-2007. C’erano una volta stuoli di avversari che sbattevano contro il muro difensivo gigliato, protetto adeguatamente dal centrocampo, tanto poi ci pensava quello lassù, il pennellone di Pavullo, a risolvere le partite. C’era una volta un portiere di origine francese che da quando le sirene rossonere hanno cominciato a suonare non è più lui, ed i risultati si vedono. E come lui, non è più lo stesso nemmeno quel meraviglioso difensore polivalente e versatile proveniente dalla Cecoslovacchia per il quale le sirene spagnole hanno finito di suonare perché lui ha già scelto, e poco importa al tifo viola quale sarà la destinazione precisa. Importa sapere che, sicuramente, non sarà la Fiorentina. C’era una volta un capitano, tecnicamente valido anche se un po’ gigione che, assillato da continui problemi fisici, mostra la corda e tradisce tutti i suoi difetti di lentezza e carenza sul breve ad ogni partita. Non è da meno il suo compagno di reparto, danese, un pennellone pure lui, che per la verità fino ad ora non aveva demeritato (soprattutto se consideriamo il suo trend passato, impresentabile), e che ieri ad Udine però, è caduto sul suo pezzo forte, lo stacco di testa. E dulcis in fundo, c’era una volta un terzino sinistro, si diceva un tempo “fluidificante”, che ha smesso di fluidificare da due anni e che ancora non ha imparato a difendere. C’erano una volta, infine, delle riserve, una pugliese di San Severo, con un cognome che, ironia della sorte, sarebbe una garanzia di forza e rendimento, e le altre, due giovani speranze entrambe straniere, che per motivi diversi (uno troppo acerbo, l’altro deve ancora imparare la lingua, Prandelli dixit) non abbiamo avuto il piacere di ammirare.
Vi sarete accorti che ne manca uno all’appello: Alessandro Gamberini. Per lui facciamo volentieri nome e cognome perché se lo merita. E’ assente da quattro partite (col Genoa uscì dopo appena 23 minuti) e si vede. Manca da morire la sua velocità, la sua rapidità, la sua capacità di leggere l’azione dell’avversario in anticipo e prevenirne così le intenzioni. Manca da morire la sua freddezza all’interno dell’area di rigore e quello che più manca è la tranquillità che la presenza dell’ex bolognese conferiva all’intero reparto difensivo. L’europeo lo aspetta (infortuni permettendo) e l’inversione di questo trend negativo la può dare solo lui.
Per concludere un po’ di numeri. Stavolta volevamo farne a meno, ma le tradizioni vanno rispettate, ed i numeri, come amiamo dire spesso, non tradiscono mai. 32 gol subiti, 5° (per ora) difesa del campionato, 17 gol subiti fuori casa ed una fragilità sempre più preoccupante. L’anno scorso alla stessa giornata i gol subiti erano ben 9 in meno e anche i punti complessivi sono un termometro importante e allo stesso tempo inquietane: 59 contro 53, 6 di differenza, nonostante i passati stenti e le ansie da penalizzazione. E ancora: quarta sconfitta consecutiva in trasferta e la quinta sulle ultime sei con 11 gol subiti e soli 4 fatti. Numeri che si vanno facendo da brividi, c’è da sperare solo in tempi migliori perché il Milan non può continuare a tenderci la mano e perché friulani e doriani sembrano avere istinti bellicosi. Il quarto posto passa da una rinascita di tutta la squadra, da un centrocampo più combattivo e da un attacco più prolifico, ma in primis nasce dalla difesa. Eh si, c’era una volta la difesa migliore del campionato…