EURO 2008, ¡Arriba España!
E adesso chi glielo dice a Donadoni che è stato licenziato per aver perso contro i possibili campioni d’Europa? Ma c’è di più, l’Italia ha perso soltanto ai calci di rigore (ai punti però, aveva già perso prima) e soprattutto era riuscita a mantenere la porta inviolata contro una squadra che ha dimostrato una forza offensiva non indifferente, come sa bene la Russia degli (ex) miracoli. Da questo cosa se ne deduce? Che l’esonero di Donadoni è stato affrettato? Che forse è stato dettato dalla delusione strisciante per l’eliminazione subita? Eh già…forse. Resta l’impressione di una gestione immatura in quest’europeo da parte del CT bergamasco e di errori dovuti ad un’insicurezza di base che alla lunga è pesata. La chiosa era doverosa per una persona (Donadoni) che ha comunque stupito per l’equilibrio dei suoi comportamenti e delle sue dichiarazioni e che alla fin fine è stato riabilitato (in parte) dalla straripante Spagna di questa sera.
E’ sempre difficile definire la soglia dei meriti e dei demeriti quando una vittoria è così sonante come quella degli iberici sulla Russia. La squadra di Hiddink ne esce ridimensionata e paga l’indole tipica degli atleti dell’est, spesso travolgenti ma altrettanto spesso soggetti a sbalzi d’umore e rendimento. Certo la Spagna non è l’Olanda, la sua fitta ragnatela a centrocampo non lascia spazi che sono linfa vitale per le accelerate che hanno reso famosi i vari Arshavin, Zhirkov, Pavlyuchenko… e così i nuovi fenomeni sono stati irretiti (e irritati) dal fraseggio e dal palleggio spagnolo. Ecco, quindi, il segreto della squadra di Aragones: il centrocampo. Lo guida un 32enne brasiliano naturalizzato, Marcos Senna, faro del Villareal (2° classificato quest’anno nella Liga), prototipo del centrocampista tuttofare, bravo nelle varie fasi, leggi recupero palla, impostazione del gioco e tiro da fuori area. Accanto a lui Iniesta, Xavi, e Fabregas (anche se quest’ultimo non partiva titolare), sostituito da Silva, ottimo esterno sinistro dotato anch’esso di un gran tiro dalla distanza. Tante le soluzioni a disposizione del tecnico delle Furie Rosse che proprio in virtù di questa linea mediana composta da “cervelli” è sembrata finalmente meno “furia” e molto più pensante. Personalmente è la Spagna migliore che ho avuto la fortuna di vedere. Non a caso gli iberici nel loro palmares contano solo un titolo europeo (conquistato nel lontano 1964), nessun mondiale, tante promesse mai mantenute.
Adesso l’attende la Germania per una finale inedita e avvincente dal punto di vista tattico. Moduli speculari con la Spagna che torna al 4-4-2 dopo l’infortunio a David Villa. Aragones contro la Russia, aveva la possibilità di sostituire la punta del Valencia col “Pichichi” del Maiorca, Daniel Guiza (la soluzione più logica, una attaccante per un attaccante), mentre invece ha optato per Cesc Fabregas, interno tutta tecnica e fantasia ed ha avuto ragione. Guiza è invece entrato al posto di un fumoso Fernando Torres che non ha dissipato i dubbi (anche nostri) circa la sua reale consistenza internazionale. Saranno comunque Torres e Silva le punte della finale per un modulo più difensivo che potrebbe all’occorrenza anche trasformarsi in un 4-4-1-1. La Germania rimarrà fedele al suo tradizionale 4-4-2. Raramente i tedeschi rinunciano alle due punte, sovente supportate da quel Podolski che è stata una delle sorprese più liete di quest’europeo. Tre gol e assist a go-go per l’esterno del Bayern che in Baviera fa la riserva a Luca Toni ma che in nazionale si è riciclato con successo sull’out sinistro ritagliandosi uno spazio importante. Appuntamento a domenica sera allora, con i bianchi di Germania che hanno avuto un giorno in più per riposare e con le (ex) “Furie Rosse” trascinate dall’entusiasmo di un’intera nazione che attende un successo internazionale da ben 44 anni.