AMARCORD, Fra la mano di Zauri e un destro di Passarella spunta il "Settimo Sigillo" di Malesani
Togliamoci subito il dente e non pensiamoci più; è il 22 maggio 2005 quando Zauri, adamantino ed integerrimo terzino della Lazio giurò e spergiurò…di averla presa di testa. E’ inutile, me ne rendo conto, agitare ulteriormente il coltello nella piaga; una parola è poca e due son troppe e niente potrei aggiungere alla memoria più di quanto è scolpito in quella di ogni tifoso viola. Quella famigerata partita è però tornata recentemente in ballo lungo le onde telefoniche e non potevamo ignorarla; l’augurio è che l’arbitro Rosetti, dopo aver perso faccia e reputazione, perda anche quei pochi spiccioli di carriera che una giustizia aberrante gli permette ancora di spendere. Riguardo a Zauri poi, una giustizia divina ha fatto coincidere la partita odierna contro la Fiorentina con una provvidenziale squalifica e come dicevano gli antichi…occhio non vede, cuore non duole.
Voltiamo pagina dunque, e andiamo al 4 dicembre 1983; appena sette giorni prima, all’allora Comunale di Firenze, era andata in scena una delle partite cult nella gloriosa storia viola e cioè il 3-3 con la Juventus (quella del gol di testa in tuffo di Antognoni, per intenderci); il momento di forma è quindi ottimale per i ragazzi di De Sisti che si presentano all’Olimpico, contro la Lazio di Giordano e Manfredonia, decisi a vincere…e così sarà. I nomi con il giglio addosso, (in verità c’era l’orrenda alabarda dei Pontello, ma facciamo finta di niente), fanno paura… Galli, Passarella, Bertoni, Pecci, Antognoni, e proprio quest’ultimo pareggia al 54° il momentaneo vantaggio biancoceleste, autore proprio Giordano (splendido gol il suo con un destro all’incrocio dei pali, ma il meglio sta per arrivare perché a memoria di tifoso non ricordo un altro gol di destro del “Caudillo”, al secolo Daniel Alberto Passarella, quantomeno non al volo, dal limite dell’area, e che regala la vittoria ai viola. E’ l’81°, l’apoteosi è completa e soprattutto porta ad un secondo posto in classifica che durerà fino al 12 febbraio 1984, data del tragico infortunio del “Capitano” contro la Sampdoria e della fine di un sogno…ma quella è un’altra storia.
Ed eccoci al gran finale: in una rubrica dal nome “Amarcord” (per gli inesperti cinefili, famoso film di Federico Fellini), il parallelo con il “Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman ci sembra appropriato specialmente se accostato ad una delle più belle prestazioni in trasferta alle quali la Fiorentina degli ultimi anni ci abbia permesso di assistere.
Ok partiamo: la data: 10 maggio 1998; lo stadio: Olimpico di Roma; l’avversario: la Lazio di Eriksson (mica uno qualunque); il risultato: 4-1 per i viola; i marcatori: Oliveira, Edmundo, Batistuta, Rui Costa…e scusate se è poco.
Ultima considerazione: quella stagione con Malesani, (a proposito, se qualcuno lo aveva scordato, in panchina sedeva un signore in bermuda che si faceva beffe dell’immagine), furono sette le vittorie fuori casa (ed ecco spiegato il riferimento al film di Bergman), e questa fu l’ultima dopo quelle di Udine, Vicenza, Milano sponda rossonera, Brescia, Bari e Parma.
Lunga vita a Prandelli in viola (ubi maior…) però ci permettiamo di osservare che un po’ più d’intraprendenza lontano dal Franchi non guasterebbe.