VIOLA, DOV'ERA L'ATTEGGIAMENTO?
Un passo indietro. La Fiorentina non è riuscita a confermarsi come tutti speravano e in tanti ritenevano possibile, dopo l’agile successo contro il Bologna, probabilmente troppo, visto come gli emiliani si sono sbriciolati in casa contro il Lecce. I viola a Udine sono stati in partita bene solo per venti minuti e il paradosso è che in quel segmento di gara hanno subito due gol: un rigore sul quale si può discutere e una carambola fortunata per Isla, assist involontario di Montolivo, gran rete del bianconero. Eppure nella fase iniziale la Fiorentina con Gilardino e Cerci aveva avuto due chance, cercando il gioco sulle fasce e le sovrapposizioni. Poi si è spenta la luce ed è tornata la piccola Fiorentina della stagione passata. Senza geometrie, con i cross dalla trequarti, intasamento nelle linee centrali, e se non ci fosse stato il salvataggio di Natali su Benatia, il verdetto sarebbe stato più umiliante. In settimana Mihajlovic aveva puntato molto sull’ atteggiamento mentale da trasferire in campo; ecco, di quello non si è vista traccia. Una squadra che ha un concetto di calcio in testa, qualunque esso sia, lo deve proporre per novanta minuti più recupero, a prescindere. Invece dopo il doppio vantaggio friulano, la Fiorentina si è inabissata come il Titanic: zero idee, nessuna occasione creata, Handanovic spettatore. L’atteggiamento è come la targa per una squadra: i viola ancora non ce l’hanno. Sinisa dovrà trovarlo in fretta perché quella sarà la differenza tra oggi e ieri, tra una Fiorentina vincente e una involuta. Tra l’affermazione del tecnico e un fallimento. Non basta finire la partita di Udine e consolarsi con un laconico “l’Udinese a parte due gol casuali non ci ha creato problemi”. E perché mai la squadra di Guidolin, dopo la fatica di giovedì in Europa League, avrebbe dovuto continuare a spingere? Stava alla Fiorentina fabbricare occasioni, ma l’operazione non si è verificata. L’infortunio a Gilardino è un’altra nota sgradevole di una giornata amara. Solo oggi conosceremo con certezza l’entità del guaio al ginocchio; la speranza è che i legamenti siano salvi e non ci siano lesioni ossee. Se fosse veramente solo un trauma violento, senza conseguenze, il bomber viola sarebbe presto nuovamente a disposizione. Immaginare una Fiorentina, orfana a lungo di Gilardino, sarebbe dura. Per adesso Santiago Silva non è giudicabile perché non ha ricevuto, tra Bologna e Udinese, un pallone giocabile. L’altro ostacolo da superare si chiama Montolivo: il tecnico dovrà verificare la tenuta psicologica del centrocampista perché probabilmente, dopo la rottura sul rinnovo, per lui l’accoglienza mercoledì sera a Firenze contro il Parma non sarà delle migliori. Già Udine c’è stato un antipasto. E anche su questo ci sarebbe da chiedersi se sia stato giusto trattare con certe modalità la vicenda. Poi sia chiaro: se Montolivo non ha brillato a Udine, vorremmo capire chi tra i suoi compagni lo ha fatto, dato che la prestazione collettiva della Fiorentina è stata al di sotto della sufficienza. Mihajlovic ha l’esperienza necessaria per muoversi su un terreno minato: se Montolivo sta bene deve giocare perché resta un patrimonio tecnico dei viola. Se invece non è pronto va in panchina. Montolivo è un ingranaggio fondamentale della squadra: se gira lui, gira il centrocampo. Non è un caso che al Friuli, con il calo di Montolivo, il gioco non si sia visto. Infine una curiosità tattica: quando è arrivato Kharja, il franco-marocchino è stato presentato, dal punto di vista tattico, come alternativa di Montolivo. Così come Munari per Behrami e Lazzari per Vargas. A Udine Mihajlovic, confermando quanto aveva già provato in allenamento, ha schierato Behrami davanti alla difesa, lasciando Kharja in mediana, prima a sinistra quando c’era Montolivo in campo e dopo a destra quando e’ entrato Vargas per sostituire il nazionale. Può darsi sia stato solo un esperimento, ma il sospetto che a Mihajlovic piaccia più Behrami che Kharja come centrale, c’è. E allora mancherebbe un’alternativa vera a Montolivo… C’è molto da lavorare e il tempo stringe.
Mario Tenerani
Giornalista de Il Giornale della Toscana