VIOLA A PICCO, SENZA ANIMA E GIOCO. SQUADRA CONFUSA E POCO CONVINTA. IACHINI NELLA SETTIMANA PIÙ DURA: A PARMA SI GIOCA LA PANCHINA
E’ stata una disfatta, non nel risultato - sconfitta contenuta grazie a tre interventi prodigiosi di Dragowski -, ma nell’interpretazione della gara. Viola senza anima e gioco. Duelli sempre a favore della Roma, sul piano tecnico e fisico, assenza di manovra. Mirante, portiere giallorosso, non è mai stato chiamato al lavoro. Ha preso solo paura dopo 40 secondi per un tiro di Castrovilli finito al lato e un minuto dopo Ibanez, sempre su un’incursione di Gaetano, ha salvato quasi sulla linea. Poi il buio. Per circa un quarto d’ora la Fiorentina ha pressato alto, sembrava in partita, ma poco dopo si è inabissata. La Roma non ha messo in campo un gioco trascendentale, ma presto i giallorossi hanno capito di avere di fronte una squadra slegata, senza un canovaccio preciso e hanno affondato i loro colpi.
Una prestazione così mette sul banco degli imputati Iachini. Le sue scelte non hanno convinto. E’ partito senza un centravanti di ruolo, con Ribery, e Bonaventura più offensivo del solito, sotto punta. Il problema che l’attaccante vertice era Callejon, non esattamente proprio agio in quel ruolo. Lo spagnolo non è ancora al massimo della condizione, ma non ha toccato praticamente palla. Le colpe certamente non possono essere solo sue. Amrabat davanti alla difesa ha sradicato qualche pallone dai piedi avversari, rimanendo però gioco forza schiacciato sulla terza linea. Gli esterni non hanno spinto e in avanti non sono giunti palloni giocabili. Castrovilli, sulle tracce di Pellegrini, è finito col perdersi: è stato ammonito presto e poi sul finale di primo tempo ha rischiato il rosso. Bonaventura ha girato a vuoto. Quindi la difesa: 12 gol in 6 partite sono troppi, figuriamoci per un reparto che pochi mesi fa era il migliore in circolazione per quanto si dimostrava impermeabile. C’è un problema di fase difensiva generale, ma c’è pure quello degli errori individuali.
Quarta è andato molto male e c’era da aspettarselo: catapultato da un giorno ad un altro in un calcio molto diverso dal suo. Abituato poi alla difesa a quattro e invece qui gioca con quella schierata tre. Abituato anche ad un modo di marcare più robusto: qui certe entrate non te le consentono e quella su Dzeko è stata una “follia” calcistica. L’argentino per queste ragioni ha valide attenuanti, ma è necessario che il suo percorso di integrazione nel calcio italiano sia il più veloce possibile. L’errore che ha fatto sul gol di Spinazzola è di posizionamento: non doveva andare a saltare accanto a Milenkovic. Quarta deve imparare, diamogli tempo sperando che i risultati arrivino.
Nella ripresa Iachini con l’inserimento di Pulgar in regia, ha consentito ad Amarabat di rialzarsi, ma poco è mutato. Il tecnico viola ha anche spedito in campo i tre centravanti che aveva escluso in avvio, passando al 3-4-3 e in mezzo ha messo Duncan. Una rivoluzione che non ha prodotto esiti. La formazione era sbagliata in avvio e il tentativo di correggerla dopo è stato vano. La sensazione è che Iachini in questo momento non riesca a imboccare la strada giusta. La Fiorentina è in confusione. Forse una soluzione intanto potrebbe essere quella di passare alla difesa a quattro rimettendo Callejon nel suo ruolo naturale. E poi battezzare almeno per un breve periodo un centravanti titolare. Ma può darsi che serva di più. Sul piano temperamentale questa Fiorentina non è vivace, si spegne rapidamente. Subisce troppo sul piano emotivo gli eventi negativi che possono succedersi durante la gara.
Rocco Commisso ha confermato pochi giorni fa Iachini, ma nella società c’è anche un’anima che riflette su da farsi. La speranza sarebbe quella di arrivare a maggio con Beppe per avere così il tempo necessario di programmare il futuro con più calma e con l’allenatore dei sogni. I risultati, però, impongono una riflessione allo stato maggiore della Fiorentina. I punti in 6 partite sono solo 7 e domenica c’è un’altra trasferta delicata. Sarri è l’obiettivo vero, ma deve ancora risolvere il contratto con la Juventus. In giro, tra gli altri, ci sono Prandelli, Semplici che però viene dato molto vicino al Torino, Mazzarri e D’Aversa. Inutile parlare di Spalletti che non si muove da dove si trova adesso. Il valzer delle alternative è cominciato, ma c’è ancora una settimana prima della sosta. Iachini proverà a ribaltare questo scenario negativo. Speriamo ci riesca.