STOP AL MASSACRO DI JOJO. LA FIORENTINA ESIGA TUTELA
Stevan Jovetic è la Fiorentina. E questo è sotto gli occhi di tutti, è impossibile negarlo nonostante la squadra di Montella stia lentamente tentando di affrancarsi da una dipendenza che rischia di costituire un gravissimo limite. Di fatto però, senza i gol del fuoriclasse montenegrino, la Viola incontra difficoltà ad ottenere risultati, anzi non riesce proprio a vincere. Per questo è necessario alzare la voce e farsi immediatamente sentire, come si usa dire “nelle sedi opportune”, per stroncare un malcostume dilagante che in queste prime giornate di campionato è stato alimentato dall’impunità degli arbitri. Jovetic viene preso di mira e picchiato sistematicamente a turno dai difensori avversari. E’ chiaro che i mastinacci delle retroguardie italiane conoscono perfettamente la storia clinica di JoJo e puntano soprattutto all’intimidazione. Credono, a torto o a ragione, che incutendogli paura, prospettandogli una recrudescenza degli interventi già dai primi minuti di gioco, possano riuscire a limitarne o addirittura a comprometterne l’intera prestazione. In parte questo si è verificato: a San Siro le crudeli entrare di Samuel e l’incomprensibile compiacenza di Giannoccaro hanno praticamente azzerato il contributo del fantasista alla squadra. Fa ridere poi che JoJo, soltanto alla settimana giornata, sia già in diffida. Lui sì che viene ammonito, senza pietà. Comicità allo stato puro: lui prossimo alla squalifica e i difensori che attentano alle sue caviglie no. C’è evidentemente qualcosa che non torna. Per questo motivo, a difesa dei propri investimenti e del brevetto-Montella, la società deve intervenire immediatamente e chiedere spiegazioni di certi atteggiamenti. C’è un paradosso che deve per forza far scattare l’allarme. E’ quello che si è verificato domenica scorsa: giocando in casa contro il Bologna e comandando il gioco per 90 minuti più recupero, la Fiorentina ha chiuso con più ammonizioni dei rossoblù. Questo non è possibile, è un’equazione col risultato sbagliato. Non è tecnicamente proporzionato al di là di ogni sospetto. In questo contesto si inserisce inoltre una riflessione approfondita sull’etica e sul comportamento delle componenti dell’universo viola. Partiamo dell’allenatore: Montella è uno dei tecnici che, almeno a parole, gli arbitri apprezzano più di tutti. Questo perché Vincenzo non è una persona maleducata, non deborda dall’area tecnica, non gesticola come un malato mentale sfuggito alla camicia di forza, non bestemmia come altri suoi colleghi, non piange davanti ai microfoni quando subisce un torto (e ne avrebbe avuto svariati motivi in questo inizio di stagione).
C’è poi l’atteggiamento della società viola: non è di quelle petulanti che invoca equità di trattamento a mezzo stampa, che si serve di piagnistei per giustificare i proprio insuccessi. Non lo è mai stata e, par di capire, mai lo sarà. Infine non si può trascurare una considerazione sul gioco: la Fiorentina di oggi sta offrendo un modello graditissimo di calcio che ha portato una ventata di novità e di bellezza estetica in un movimento avviluppato dagli scandali e dalla mediocrità dei suoi interpreti. La domanda è: perché non tutelarlo? Non pretendiamo che venga agevolato, per carità, ma non possiamo accettare che venga osteggiato. A chi nuoce una squadra che sciorina calcio spettacolo e gioca sempre all’attacco? A chi da fastidio un piccolo Barca nel nostro campionato? Chi danneggia una Fiorentina ai vertici della classifica? Mah, qui ci fermiamo, altrimenti si rischia di entrare in un campo minato, altrimenti la nostra riflessione finisce per scadere nella dietrologia. La Viola di oggi è un brand unico in Italia, i Della Valle lo tutelino ferocemente come fanno per i loro marchi più scintillanti.
Cristiano Puccetti
Direttore sport Lady Radio