RISOLVERE IL CASO MONTOLIVO
Una settimana importante, intanto si gioca. Finalmente: domenica i viola esordiranno col Bologna al Franchi, dopo un estenuante precampionato. Poi nelle prossime ore la dirigenza viola dovrà risolvere una questione molto delicata, ma pure decisiva sul piano strategico: il caso Montolivo.
Inutile ripassare le puntate precedenti, sono note a tutti. Ripartiamo dalla fine: con i segnali diplomatici messi in campo da Corvino, tesi a riaprire un tavolo di trattativa. Indicazioni prontamente recepite da Montolivo che ha fatto sapere di avere in testa solo Fiorentina e Nazionale. Le premesse per un accordo, dunque, ci sono tutte: sulle tecnicalità del medesimo si può anche soprassedere. E' materia da procuratori e direttori sportivi. Un anno in più, due, la clausola rescissoria o magari, perché no, la soluzione definitiva della querelle. Il ventaglio delle ipotesi è ampio, ma è molto più interessante discutere del fine, piuttosto che del metodo. Perché è impensabile lasciare fuori un giocatore come Montolivo. Se lo potrebbero permettere pochissimi club, tra questi non c'è sicuramente la Fiorentina.
Confinare in tribuna Montolivo ancorché ingiusto - reo di cosa? Una società ha il diritto di vendere un giocatore e un calciatore non ha il diritto di rifiutare cortesemente un allungamento di contratto? - sarebbe soprattutto una scelta anti-calcio. Vogliamo illuderci che nella Fiorentina nessuno l'abbia mai pensata, sarebbe da dilettanti. I contratti ci sono per essere rispettati: Montolivo, anche se non allunga, ha il dovere di lavorare duramente per la Fiorentina fino all'ultimo minuto del suo rapporto di lavoro, e la società ha il dovere di rispettarlo. Altrimenti è inutile fare i riferimenti al modello anglossassone, quando poi alla resa dei conti facciamo fatica a staccarci dal modello 'amatriciana'. Montolivo tra l'altro sta giocando molto bene, è sereno e maturo, per Mihajlovic è il perno da sistemare davanti alla difesa. Chi merita gioca, punto e basta. Il calcio ha cambiato tante regole, ma non questa.
Una via d'uscita d'emergenza contrattuale però serve a tutti. Non solo perché siamo in Italia dove per postulato è difficile gestire un giocatore al suo ultimo anno in una società, ma anche perché è legittimo che la Fiorentina, virtuosa per aver investito 6 anni fa nel talento di Montolivo, averlo cresciuto, dotato di ruolo - in questo caso il maestro è stato Prandelli - aspettato e valorizzato al massimo, debba ricavare qualcosa in termini economici. Una clausola rescissoria, anche di 5-6 milioni, quindi simbolica, donerebbe una sorta di indennizzo alla Fiorentina, e garantirebbe il massimo della serenità al giocatore in questa sua ultima stagione viola che porterà al campionato Europeo dove tutti ci auguriamo Montolivo possa essere protagonista.
Il sogno sarebbe che il centrocampista, convinto dalle parole della dirigenza viola, cambiasse idea e si legasse per sempre alla Fiorentina. In tutta franchezza pare dura, visto che all'inizio dell'estate Montolivo ha detto no al progetto della società. Ma chi conosce a fondo la storia, sa che non sono i quattrini a ballare - la proposta da 2 milioni netti all'anno presentata da Corvino, per un totale di 5 anni, non è mai stata rifiutata da Montolivo perché è un'offerta seria e congrua per i tempi attuali -, bensì i rapporti umani. Bastava parlare un po' di più con Montolivo, farlo sentire più al centro della Fiorentina, il ruolo tattico stavolta non c'entra, insomma ingranaggio principale di un nuovo motore. E non limitarsi al manuale del 'buon contratto, prendere o lasciare'. Questa almeno è la sensazione.
Adesso non resta che rimediare a quel poco di rimediabile che c'è. Pensando che Montolivo non ha sbagliato una mossa da quando il suo caso è stato ufficialmente aperto e che la Fiorentina gli ha riconosciuto pubblicamente un comportamento corretto a partire dal 'no' opposto alla Roma. C'è voglia di pace. Scriviamola.
Mario Tenerani
Giornalista de Il Giornale della Toscana