PASQUA SENZA LA FIORENTINA
A sensazione, non sarà la Fiorentina uno degli argomenti preferiti dei tanti pranzi di Pasqua in programma (a proposito, auguri!). O forse sì, d'altronde quanto capitato ieri non è qualcosa di totalmente inaspettato, o almeno non sembrava. Certo, la Fiesole ha parlato chiaro e c'è da darle ragione: anche un'inaspettata Europa (adesso di nuovo lontana anni luce) non avrebbe potuto cambiare il giudizio sull'annata che si va tristemente chiudendo.
Ma per capire lo stato dell'arte in casa viola serve ripartire dal finale della gara con l'Empoli. Pasqual che rinnega gli anni in viola e rende un filo più velenoso del previsto il suo ritorno al Franchi, Kalinic che viene espulso, la Fiorentina che perde terreno, l'Empoli che festeggia una salvezza quasi ipotecata. Aspetti che, almeno nel caso dell'ex capitano, nascondono frizioni interne e addii al vetriolo che, evidentemente, hanno spinto Pasqual a comportarsi così.
Più o meno come costantemente è capitato tra la società viola e i suoi allenatori. L'ultimo in ordine temporale è quel Paulo Sousa sul quale ulteriore commento oggi apparirebbe semplicemente ripetitivo. Eppure c'è qualcosa che, ancora una volta, il tecnico illumina a margine della sconfitta interna (che porta anche sue responsabilità) e che ha i suoi fondamenti importanti.
Perchè in un momento determinante come quello attuale, dopo un periodo in cui non si è fatto altro che rilanciare la volontà di rincorsa del sesto posto, per una proprietà contestata è necessario comunque esserci. E, magari, farsi sentire visto l'arbitraggio, senza che debba farlo un dirigente come Freitas che si occupa di ben altro. Aspetti che certo Sousa non nasconde e che, tra gli altri, sono alla base di quei solchi interni che storicamente non hanno mai fatto bene alla Fiorentina.
Certo, gli argomenti di discussione ci sono tutti, ma forse a Pasqua, a tavola tutti insieme, è molto meglio parlare di cose più allegre...
Tommaso Loreto
Direttore www.firenzeviola.it