MONTELLA E CHIESA I DUE GRANDI PROBLEMI DA RISOLVERE IN FRETTA. LA RABBIA DI ROCCO CHE PENSA A SPALLETTI. TRENTA MILIONI PER IL MERCATO. FEDERICO, UN ERRORE TENERLO A FORZA PER ALTRI DUE ANNI: PARLATEVI
Partite come quella di Cagliari non possono essere archiviate come una giornata storta, colpa del vento, dell’aria di mare, dei giovani o della luna, altrimenti facciamo l’imitazione della corte dei miracoli che circondava i Fratellini a Pallini sempre abilissima nel trovare scuse o giustificazioni: gli alibi non servono a nessuno.
Anzi, fatemi una cortesia se potete, dei giovani non parlatene più, fate più bella figura, in genere si va in campo senza carta di identità e una squadra non può essere giovane se perde e forte se vince. Lo dico soprattutto a Montella che per spiegare la sua partita più brutta da quando allena la Fiorentina, nel dopo gara ha pensato bene di perdere tempo e di prendere tutti per il c…, confrontando la data di nascita dei giocatori del Cagliari con quelli della Fiorentina. Un’altra volta si faccia dare anche i numeri di telefono. Non si può. Parliamo di calcio, per favore.
E di calcio spero stiano parlando duramente in queste ore i dirigenti della Fiorentina perché Montella dovrebbe spiegare tante cose e tante scelte troppo sbagliate per non meritare un esame duro e finale.
Lo dico subito per evitare permali (nel caso mi interesserebbe zero, poi passano) o fraintendimenti: non voglio la testa di Montella. Però voglio di più, voglio un allenatore più reattivo, più dentro la partita, più intuitivo, meno prevedibile, meno passivo, più coraggioso, più grintoso. E lo dico perché ho stima di Montella e penso che possa tirare fuori ben altro da questa squadra. Però lo deve fare subito, alla svelta, deve crescere domenica dopo domenica.
Sotto esame c’è anche lui, l’anno di transizione serve anche per valutare la rinascita o meno di Montella. E per ora le perplessità sono tante nonostante una classifica accettabile. Non mi possono bastare tre partite ben giocate e ben preparate, il pari con la Juve e l’Atalanta, la vittoria sul Milan. Tre su dodici è poca roba. In tutte le altre, fino al crollo di Cagliari, momenti sì e momenti no, cose buone, altre molto discutibili. Una crescita che s’è bruscamente fermata fino a trasformarsi in crollo. Perché?
La cosa che balza agli occhi, sempre, è l’approccio agonistico di questa squadra che non può essere accettabile. Sacchi, un maestro, ai suoi giocatori urlava nelle orecchie sempre sempre sempre una parola sola: intensità. Se oggi non giochi un calcio fisicamente intenso sei fuori, come direbbe Briatore. E l’intensità viene prima delle qualità tecniche, dei moduli, delle tattiche. Deve essere un tuo modo di affrontare le partite. Invece la Fiorentina è sempre moscia, a volte molle. Mai aggressiva, mai agonisticamente rabbiosa, quasi mite come atteggiamento. Non parlo dei falli, quello è un altro discorso. Pensate anche al primo tempo di Sassuolo, ma pure con l’Udinese. Il Brescia, ultimo in classifica, per esempio, è più intenso della Fiorentina. Volete un dato? Domenica a Cagliari la Fiorentina ha percorso 98 chilometri, terz’ultima fra le venti di serie A. L’Inter, prima in questa graduatoria, ha percorso quasi venti chilometri in più. Venti chilometri in una partita, lo sottolineo. E allora mi viene in mente quello che disse Gattuso ereditando il Milan di Montella: è una squadra atleticamente spenta. E’ la stessa idea che ho di questa Fiorentina. Spenta.
E’ un problema di preparazione atletica o di paure che bloccano i giocatori? Urge una risposta. E’ forse l’allenatore che non ha la tempra del trascinatore e non carica la squadra al modo giusto, da qui gli approcci banali e mosci? Non lo so. Non credo. Sarebbe un bel problema.
Ma cosa ci voleva di più del Cagliari rivelazione per caricare la Fiorentina? Sembrava la partita ideale per una grande sfida anche a sé stessi e proprio per questo il flop fa ancora più paura.
Ma oltre all’atteggiamento è mancata anche la preparazione e l’interpretazione della gara dal punto di vista tattico. Ho la sensazione che Montella, trovato il 3-4-1-2 o 2-1 finale, che ha funzionato alla grande con la Juve, si sia impigrito, abbia messo il pilota automatico. E invece il calcio di oggi è un’evoluzione continua, anche all’interno della stessa partita. Domanda: ma come fai a giocare contro il Cagliari con tre centrali quando sai che loro giocano con una punta sola, fra l’altro molto mobile? Serviva la difesa a quattro con Caceres (lo sa fare bene) a spingere sulla fascia sinistra per contrastare Nandez e Cacciatore, con Venuti (aveva fatto bene con il Parma) sulla fascia destra per prendere Rog o Joao Pedro quando si sposta e aspetta sovrapposizioni. C’era da togliere Dalbert, uno dei migliori fino ad oggi, o Lirola? Pazienza, l’allenatore deve fare le scelte a seconda delle situazioni. Vado oltre. Nella gara dove serviva infoltire il centrocampo, Montella ha messo un centravanti vero che aiuta poco. Almeno gli avesse chiesto di fare pressing su Cigarini, il cervello del Cagliari. Insomma, un disastro. E la chiudo qui. Ma errori di questo tipo li ho visti frequentemente, tipo Sottil esterno a Sassuolo.
Pensavo che Montella fosse uscito dal suo tunnel tecnico dopo alcune buone idee e intuizioni, invece è ripiombato nel suo mister Hyde che non ho ancora capito se presuntuoso al punto da non leggere le partite o impaurito al punto da non saperle leggere.
Parlatene e chiaritevi, dirigenti viola, con un’idea ben chiara in testa: o questa squadra comincia a dimostrare personalità e carattere, pur con i suoi limiti che non vanno nascosti e sapendo dell’anno di transizione, o il rischio è perdere una stagione senza mettere le basi per il futuro alle quali Rocco tiene molto.
Vi ricordo che, come scritto diversi mesi fa, Montella è sulla panchina della Fiorentina perché Rocco è un signore che mantiene la parola. Durante gli incontri con i Della Valle, Diego in sostanza gli disse: "Promettimi di tenere Montella, è tornato a Firenze perché gli avevo garantito il posto per due anni, non voglio fare brutta figura". Rocco ha detto "Ok" a Diego, ma domenica dopo domenica le perplessità aumentano. A Commisso non può star bene una squadra come questa, non ne è orgoglioso e lo zio d’America è nel calcio per orgoglio. Guarda in alto, pensa alla Champions, allo spettacolo, essere distrutti dal Cagliari ha aperto una ferita che è ancora apertissima. Da Rocco aspettiamoci di tutto, ma è giusto così. Mi dicono che abbia ordinato di valutare soluzioni diverse, un altro tracollo non sarà tollerato. Mi dicono anche che oltre a Gattuso che è libero e disponibile, la grande idea sarebbe Spalletti. Quasi ovvia. Tifoso della Fiorentina, profilo di allenatore di livello superiore per storia e curriculum. Il problema è che Spalletti l’ha giurata all’Inter e vuole tutti i soldi di un lauto contratto, più di cinque milioni per altri due anni. A prenderlo c’ha provato anche il Milan, ma non c’è riuscito. Spalletti gode tutti i mesi quando incassa i soldi a Marotta senza lavorare. E’ rimasto anche a vivere a Milano per incontrarli sotto casa e sorridere in faccia a quelli dell'Inter.
Comunque ora il problema non si pone, riparliamone fra un mese ben sapendo che la riflessione è in atto e anche le parole di Pradè a Cagliari non sono suonate come carezze consolatorie, ma un ultimatum: o ti smuovi o salti. Sono brutale.
Ripeto, nessuno può pensare a un anno di transizione come se fosse una gita o comunque vada sarà un successo. E no. La transizione serve per il futuro, come detto.
Ma, oltre a Montella, è evidente che questa squadra costruita in fretta abbia anche delle grosse lacune. Senza Castrovilli e Pulgar squalificati, a Verona sarà dura trovare tre centrocampisti. Chi gioca, Cristoforo? O si toglie Dabo dal surgelatore?
Mi aspetto un’idea dell’allenatore tipo Mancini mediano nella Roma o un cambio di modulo. Vedremo. Però è chiaro che qualcosa vada fatta tanto più che Pradè ha in mano quei 30 milioni non spesi in estate. Tanti i nomi nel mirino, da Amrabat in giù, sul chi stringere, una decisione sarà presa a giorni.
Secondo problema che frena la viola di Rocco è Chiesa. Il giocatore si sta ammosciando un po’ per la posizione, un po’ per tutto quello che lo circonda. Non vive in un igloo. E chiaro anche qui che se Rocco non avesse detto a Diego "ok, non lo vendo", l’operazione calcisticamente giusta sarebbe stata cedere Chiesa per 70-80 milioni e rifare la squadra come ha fatto il Cagliari vendendo Barella.
Oggi però non mi torna neppure l’idea che circola in sede e che vi ho già anticipato, cioè che se Chiesa non firma fino al 2024 lo tengono comunque a scadenza fino al 2022. Come per voler dimostrare che comanda la società, ma c’è il rovescio della situazione.
Si può tenere un giocatore così importante non felice?
Si può continuare a non parlare con il padre con la scusa, tanto la scadenza del contratto non è vicina?
Io dico no. Chiesa è il giocatore-più di questa squadra, Ribery è un altro discorso, e il dialogo è obbligatorio. Anche Messi quando non era sereno per le sue vicende personali legate al fisco non giocava da Messi, è un esempio per capirci.
Dico questo perché una Fiorentina in costruzione come questa non può permettersi un rendimento non ottimale del suo giocatore di riferimento e per il futuro deve sapere oggi se su di lui potrà contare e in che modo. Dietro i contratti e i braccio di ferro ci sono sempre le persone e Pradè lo sa benissimo.
Ora lo spieghi a Rocco e cominciate a parlare con il babbo. E se alla fine (puta caso) convenisse vendere Chiesa, l’operazione andrebbe impostata già da ora.