LE RESTIZIONI PROLUNGATE FINO A MAGGIO, LE PRESSIONI DEL CALCIO E IL PIANO RITIRI AD APRILE: SE CAMBIARE SEMBRA NON INTERESSARE A NESSUNO

10.04.2020 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
LE RESTIZIONI PROLUNGATE FINO A MAGGIO, LE PRESSIONI DEL CALCIO E IL PIANO RITIRI AD APRILE: SE CAMBIARE SEMBRA NON INTERESSARE A NESSUNO

Appuntamento a maggio, a quando anche l’ultima proroga sulle restrizioni preventivata già da ieri da spifferi del Governo sarà terminata. Si allunga così la quarantena che riguarda il Paese ai primi giorni del prossimo mese, facendo ufficialmente saltare qualsiasi previsione (ed erano state formulate) su un’eventuale ritorno agli allenamenti da parte delle società di calcio. E’ anche per questo che ormai da giorni la Lega sta valutando come e quando riprendere l’attività, seppure ancora nemmeno sul fronte degli stipendi siano arrivati accordi collettivi (la stessa Fiorentina ieri, per bocca del presidente Commisso, ha fatto intendere che ancora non ci sono annunci all’orizzonte). 

Uno scenario poco edificante che, anzi, se possibile riporta indietro le lancette a quella prima settimana di febbraio in cui il mondo del pallone decise di fermarsi dopo le ultime sfide giocate a porte chiuse. Non per le posizioni delle varie parti in causa, che per carità potranno anche sembrare più che legittime soprattutto ai rispettivi tifosi, quanto per la cronica instabilità che riguarda il mondo del calcio. Quasi che le dinamiche discusse, di ogni tipo incluse quelle economiche, fossero oggi presupposto inderogabile di quella dorata Serie A che non sembra nemmeno troppo coinvolta dai problemi legati a categorie e società minori. 

Mentre tutto il Paese guarda al domani augurandosi sì di tornare alla normalità ma anche di ritrovare un pizzico di equità in più nella vita di tutti i giorni, è come se il mondo del calcio volesse a tutti costi restare fedele a sé stesso e alle sue distorsioni. E così capita che piuttosto che lavorare a una nuova stagione sportiva che superi certe logiche del passato si preferisca difendere strenuamente solo ed esclusivamente le questioni singole. Come nel caso della Lazio che rivendica il proprio “virtuosimo” rispetto a chi ha lasciato partite i calciatori (ennesima polemica indirizzata alla Juventus) o come nel caso di De Laurentiis che dopo mesi di battaglie legali per non pagare gli stipendi ai calciatori adesso ha messo in cassa integrazione i dipendenti del club. 

Bene fa allora Commisso a non cambiare di un centimetro la propria posizione, e a rinforzare la volontà di cambiare molto del calcio italiano ed europeo. Senza la minima certezza sul come e sul quando di una fase due lanciarsi in previsioni lascia il tempo che trova, molto meglio sottolineare come se davvero si tornerà in campo dovrà esserci la più assoluta sicurezza che si tratti di un allenamento o di una partita (ed è questo un argomento tutt’altro che banale). Si dice da più parti che in quanto terza industria del paese il calcio debba per forza seguire binari propri, ma questo non significa continuare a ripetere e ingigantire gli errori del passato.

Per come sono messe le cose oggi, per esempio, al netto di piani già preparati per andare oltre il lockdown (leggere alla voce ritiro nel mese di aprile) chi dice che non scoppieranno polemiche a prescindere di come si deciderà di finire il campionato? Se davvero, come tutti si augurano, "andrà tutto bene", anche solo per ingannare l’attesa da qui ai primi maggio, invece che continuare a mostrare il suo volto più discutibile perchè il calcio non può prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di ricominciare, prima o poi, in modo diverso?

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it