LA VOGLIA MATTA DI LASCIARSI TUTTO ALLE SPALLE E LA REALTÀ CHE CI LASCIA COI PIEDI PER TERRA: LE PROSSIME DUE SARANNO LE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELL’ANNO. SERVONO PUNTI SUBITO. E PER FARLI CI VUOLE CORAGGIO
Tutti ad aspettare un segno da Rocco. Sarà Gattuso il nuovo allenatore? Rinnoverà Vlahovic? E Pradé che fine fa? C’è una voglia matta di cancellare tutto, di sentire il calore dell’estate sulla pelle e di buttarsi a capofitto nel mercato. E’ l’unico modo che abbiamo per ricominciare a sognare una Fiorentina in grado di difendere sé stessa, le sue tradizioni e quell’incredibile e intramontabile amore che arriva dalla sua gente.
La realtà però ci lascia ancora coi piedi per terra, a mangiare polvere e ingoiare bocconi amari come quello di domenica. Non fosse stato per Dragowski e per la scarsa mira del attaccanti di Gasp, l’Atalanta avrebbe stravinto. Iachini, come prevedibile, ha scelto un gioco di attesa per provare a tamponare il travolgente attacco atalantino. Ma cinque difensori più l’irriconoscibile Amrabat di questo (ormai lungo) periodo, sono sembrati un fragile castello di sabbia al cospetto di un mare in tempesta. La Fiorentina non ha né l’intensità né gli uomini giusti per difendersi e basta, il pessimo ruolino di marcia contro le grandi è lì che lo dimostra e anche la bellissima doppietta di Vlahovic, il ragazzo diventato uomo a suon di gol e battaglie, non può bastare per dimenticarsi la sottomissione a cui è stata costretta la Fiorentina per tutta la partita. Le parole del dopo partita, “abbiamo giocato alla pari, potevamo anche vincere”, tanto stridenti da sembrare provocatorie, sono figlie dell’esigenza di continuare a difendere questa squadra, tenace e grintosa sì, ma ancora così terribilmente fragile da dover essere difesa anche a costo di negare l’evidenza.
All’orizzonte infatti ci sono due partite da non fallire. Con Juve, Lazio e Napoli da affrontare in casa e lo scontro diretto di Cagliari alla terzultima, l’imperativo assoluto è far punti contro Sassuolo e Verona, due squadre che hanno quello che manca alla Fiorentina (l’identità) ma che allo stesso tempo viaggiano tranquille a metà classifica e quindi, almeno sulla carta, con meno motivazioni. Il Cagliari, disperato, nelle prossime due avrà Parma e Udinese e potrebbe sfruttare l’occasione di accorciare la distanza. Ai viola dunque servono almeno quattro punti per tenere a distanza i rossoblu. In caso contrario, tanto per cambiare, toccherà attaccarsi alla radiolina e sperare nelle disgrazie altrui. Per vincere almeno una di queste due partite però serve coraggio, mettersi in gioco anche nella consapevolezza di avere di fronte squadre più collaudate, che giocano ogni partita con idee chiare e movimenti ripetuti ormai a memoria. Il Sassuolo di De Zerbi, forse il migliore allenatore tra i giovani, sfida chiunque con la forza del palleggio. Inizia a muovere palla dal portiere, cerca Locatelli e trova Berardi e Boga sulle fasce, per poi esaltare il moto perpetuo di Caputo. Ha il senso dell’estetica, De Zerbi, e anche per questo ricorda il primo Montella, quello che con un pizzico di sfrontatezza e presunzione, prese una Fiorentina alle soglie della B e la fece diventare una delle realtà più apprezzate d’Europa. Arrivasse alla Fiorentina sarebbe al posto giusto, perché Firenze ama il bello ed è tremendamente ambiziosa, proprio come questo ex fantasista dai piedi buoni, che aspetta solo una chiamata per fare il salto tanto atteso. Juric è diverso, quasi opposto. La sua squadra è un blocco di corridori, che corre come fosse in Premier e pressa a tutto campo. Una piccola Atalanta insomma, che l’estate scorsa fece correre i dirigenti viola da Lecce fino a Verona, pur di portarsi a casa lo stratega croato della panchina. Come finì è storia nota e probabilmente resta anche la madre degli errori di questa pessima annata.
Non è questo, comunque, quello che conta oggi. Ora conta soltanto trovare la forza di spingersi avanti e avere il coraggio di tentare in ogni modo di tornare a vincere. Vlahovic è un bene prezioso e col ritorno di Ribery si sentirà anche meno solo. Franck sta bene ed è carico a mille, sa di doversi far perdonare e c’è da aspettarselo grande protagonista: la sua classe, il suo senso del gioco, potranno essere fondamentali per spezzare il palleggio emiliano e la corsa veronese. Il tempo stringe, per evitare di dover fare miracoli contro chi cerca un posto in Champions, non ci sono altre vie: bisogna far punti subito. Le due partite più importanti della stagione sono ormai all’orizzonte. E difendersi e basta, soprattutto quando è chiaro che non lo sai fare, potrebbe rivelarsi molto, molto pericoloso. Il futuro insomma è adesso, perché non può esserci idea del domani senza l’oggi.
Commisso è uno degli uomini più ricchi d’America, la sua Mediacom (classifica Deloitte, uscita in queste ore) è tra le migliori aziende per organizzazione, programmazione e capacità di far soldi. Se saprà far tesoro degli errori, c’è da credere che avrà tutta la possibilità di rifarsi. Questa squadra ha 5-6 giocatori da cui ripartire, ha un centravanti che vorrebbero in tanti e se vende bene un paio di pezzi, ha tutta la possibilità di programmare un’estate da protagonista. Gattuso non è De Zerbi o Juric e naturalmente non ha il curriculum di Sarri, è più un gestore che un allenatore con un marchio di fabbrica. Rino però da calciatore ha vinto tutto, sa come entrare nella testa dei calciatori e ama il bel calcio. Non a caso aveva scelto Napoli per provare ad imporsi. Con Commisso si troverebbe benissimo, con Firenze pure, perché da sempre chi tifa viola apprezza sincerità, generosità e cuore. Prima di tutto questo però c’è da far punti. E subito.