IL CALCIO SI FERMA FINO AL 3 APRILE. IL DECRETO DEL GOVERNO. ORA IL CAMPIONATO RISCHIA L’ANNULLAMENTO. FIORENTINA, DAL MERCATO GIOCATORI DI QUALITÀ E UN BOMBER. SQUADRA TRISTE E IACHINI HA UN FUTURO? ROCCO BLOCCATO NEGLI USA
Il calcio si ferma per decreto del Governo. Dopo un imbarazzante balletto durato quindici giorni, fra rinvii, porte aperte, porte chiuse o socchiuse, ieri sera il premier Conte ha deciso di intervenire duramente in nome e per conto della salute pubblica e ha imposto da oggi anche al pallone lo stop a tutte le attività sportive fino al tre aprile.
Oggi pomeriggio il consiglio straordinario della Federcalcio dovrà prendere atto della decisione governativa.
In sostanza si fa dietro imposizione quello che con un po’ di lungimiranza si sarebbe dovuto fare quindici giorni fa e non s’è fatto per una gestione improvvisata della Lega calcio sempre troppo attenta all’aspetto economico, agli interessi particolari e assolutamente impreparata su un fatto epocale e drammatico come questo con in ballo la salute pubblica. Il calcio ha sempre pensato di essere qualcosa a parte dalla società civile, ma in questa occasione non è più consentito. E il balletto ridicolo delle ultime domeniche di Serie A, culminato con la farsa di Parma di domenica scorsa o della Fiorentina a Udine una settimana prima, in un paese civile dovrebbe portare alle dimissioni in blocco, per pudore, dei presidenti della Figc e della Lega, ma anche del presidente dell’Assocalciatori che ha proclamato uno sciopero che nessuno ha fatto. Speriamo solo che questa pausa forzata serva a riflettere, ma con questi personaggi al potere non mi aspetto niente di buono.
Speriamo soprattutto che lo stop fino al tre aprile basti, vorrebbe dire che come Paese saremmo riusciti a contenere il contagio.
Comunque, al di là dello stop alla Serie A fino al tre aprile ormai doveroso, il consiglio federale di oggi dovrà anche stabilire cosa fare del campionato di Serie A. Restano dodici giornate da giocare e nel calendario non c’è posto. Cosa succederà?
Saranno rinviati all’anno prossimo gli Europei di calcio in programma da giugno al dodici luglio (ma deve deciderlo l’Uefa) e il campionato slitterà di un mese? È l’unica soluzione.
Oppure, in alternativa, se non ci saranno le giornate necessarie per giocare, il campionato sarà annullato?
Non ci sarebbe da meravigliarsi, questa è una guerra sanitaria, ma sempre una guerra.
In questo caso, ovvio, lo scudetto non sarebbe assegnato e probabilmente si dovrebbero cristallizzare i primi sei posti attuali per riempire le caselle italiane nelle Coppe dell’anno prossimo. E la retrocessione?
Il discorso andrà intavolato con la Serie B che se dovesse riprendere dal tre aprile in poi ha comunque meno problemi di calendario e potrà concludere il campionato con i verdetti regolari. Chi glielo dirà eventualmente al già virtualmente promosso Benevento che non potrà più salire in A?
Un bel caos di difficilissima gestione. Non sono a rischio invece le gare di Champions e di Europa League a cominciare dal ritorno della Juve di martedì prossimo con il Lione a Torino. Si dovranno giocare a porte chiuse. Allargando il discorso, sono in discussione anche le Olimpiadi giapponesi in programma dal 24 luglio al 9 di agosto. Si faranno? Ad oggi nessuno è in grado di rispondere.
Tornando al calcio e alla Fiorentina, se si riprenderà dopo il tre aprile la prima partita utile sarà quella casalinga con il Brescia con Ribery in campo, ma ad oggi le certezze non esistono.
Il pari di Udine, se riusciamo a parlare un po’ di calcio, ma è dura, ci ha regalato l’ennesima Fiorentina triste. Di sicuro la situazione surreale delle porte chiuse ha inciso sulla concentrazione e sulla rabbia agonistica di entrambe le squadre, a tratti è sembrato di vedere un allenamento, ma alcune indicazioni sul valore di questa Fiorentina sono comunque arrivate. Trattasi, soprattutto, di conferme negative. Manca la qualità tecnica e speriamo che Barone e Pradè ripartano da questa evidente lacuna. In difesa, lo abbiamo già detto, serve un giocatore forte, ma dai piedi buoni per far ripartire l’azione. Con questo Badelj che ha fallito l’occasione del rilancio, sarà anche il momento di pensare a un grande centrocampista in grado di dettare i tempi di gioco. Il già viola Amrabat è forte, ma ha altre caratteristiche. Servono giocatori di livello se si vuole fare davvero una squadra competitiva. Pulgar è buono, ma ha limiti in costruzione. Il problema è ancora più evidente da alcune settimane per il calo fisiologico di Castrovilli. In mezzo al campo mancano genio e inventiva, si fatica a liberare gli attaccanti con passaggi smarcanti e con i tempi giusti. Attaccanti che per parte loro, Vlahovic soprattutto, hanno talento e prospettiva, ma sono troppo giovani e quindi acerbi. Anche il convalescente Kouame non ha esperienza. Davanti servirebbe un centravanti esperto, tipo il Llorente che Pradè voleva prendere l’estate scorso. Se aspettiamo tanti gol di questi ragazzini sarà dura. Soprattutto se Chiesa non torna a fare l’esterno dove diventa quasi immarcabile, sarà impossibile scardinare le difese.
Difficile, mi sembra, anche il discorso su Iachini. Questa squadra è modesta, ma gioca anche un calcio modesto. La cosa è connessa e allora interrogarsi sul futuro della panchina mi sembra obbligatorio. Iachini piace a Rocco, lo abbiamo già detto, ci mette grinta, è uno stakanovista. Ma Iachini è anche l’emblema di questo calcio senza guizzi. Va bene o non va bene?
Tutto dipenderà dalle ambizioni di Rocco e da quel che vorrà fare della sua Fiorentina dopo il no allo stadio alla Mercafir, l’aver scoperto un calcio italiano allo sbando e tante altre cosette non propriamente simpatiche. Lo zio d’America però non è certo uno che molla, se le ambizioni d’Europa restano intatte, forse servirà qualcosa di più e di meglio. Il tempo per riflettere non manca, ora purtroppo ce ne sarà anche di più in queste settimane di stop.
Rocco però dovrà usare molto il telefono e le conference call per parlare con i suoi manager. Come vi avevamo anticipato la settimana scorsa, il Coronavirus sta mettendo in crisi tutti i piani del presidente che adesso potrà programmare il ritorno in Italia soltanto per il mese di aprile. Ma non verrà senza avere poi la certezza di poter ritornare negli Stati Uniti. Fino a quando non sarà allentato l’allarme contagio (speriamo il prima possibile) a livello internazionale, Rocco resterà negli Usa. Con il calcio in quarantena è l’unica soluzione.