I VIOLA E I SEGNALI DELL’OPERAZIONE PIATEK: COME REGALARE ALLA SOCIETÀ MASSICCE DOSI DI CREDIBILITÀ. LA LEGA E IL CAOS RINVII: COME CONTINUARE A PICCONARE UN SISTEMA CHE LA CREDIBILITÀ NON SA PIÙ COSA SIA
Serata surreale quella che vive la Fiorentina, con lei le migliaia e migliaia di appassionati di calcio alle prese con cavilli burocratici e dubbi sul risultato finale. Una partita che non si gioca ma comunque da onorare, più o meno mentre la Lega ribadisce posizioni che possano indicare la strada da percorrere nelle prossime ore. Così dopo aver assistito alle diverse interpretazioni di norme e regole, da parte di club stoppati dalle relative ASL, il calcio italiano non fa altro che ribadire l’intransigenza nei confronti di qualsiasi rinvio, obbligato com’è a tener fede a una corsa senza respiro per via di calendari fitti e spazi televisivi da garantire agli acquirenti dei diritti in questione (profumatamente pagati). L’ennesimo scenario in cui il buonsenso diventa l’ultima delle discriminanti, e in cui persino l’iter da rispettare (come ha fatto la Fiorentina ieri sera) non prelude necessariamente ad una vittoria a tavolino seppure, nella forma, sia la stessa Lega a tener in piedi valutazioni di questo tipo.
Insomma per il mondo del calcio, da molti considerata terza industria del paese, derogare a qualsiasi logica commerciale sembra di nuovo impensabile, ed è forse poi semplicemente per questo che si è persa l’ennesima occasione per restituire un filo di credibilità all’intero sistema. Perchè di nuovo, come se l'immediato passato non avesse insegnato nulla, chiunque abbia a cuore questo sport si è ritrovato dietro a una versione chiaramente falsata del campionato italiano, dove a prescindere dai risultati qualcuno è sceso in campo nonostante una decina di positivi, qualcun altro nemmeno è partito perchè stoppato o messo in quarantena (ed è già chiaro che qualunque siano le prossime decisioni i viola domenica dovranno partire per Torino senza sapere se giocheranno o meno) fino al caso limite di chi ha lasciato a casa solo coloro per i quali è prevista la quarantena in base alle dosi vaccinali (il caso del Napoli reso ancora più complesso dal tampone incerto di Elmas poi sceso in campo).
In uno scenario del genere, assume così tutt’altro valore la mossa lampo della Fiorentina in un mercato invernale in cui i viola sono già esempio di rapidità e programmazione. Ritrovarsi al 6 gennaio con le priorità risolte, il quinto esterno e il vice Vlahovic, vuol dire avere idee e chiare e tempismo negli inserimenti, senza contare il valore delle due scommesse messe in ponte, che si tratti del francese Ikonè o del cavallo di ritorno Piatek. Profilo a lungo inseguito, quello del polacco, il cui arrivo inevitabilmente solleva qualche dubbio sugli scenari che potranno verificarsi intorno a Vlahovic, ma che intanto colma la lacuna lasciata scoperta da Kokorin nel miglior modo possibile. Perchè Piatek ha comunque mostrato doti non indifferenti all’interno di un gioco che, ai tempi del Genoa, sembrava funzionare tanto da credere che con Italiano l'exploit possa ripetersi, perché a 26 anni ha ancora tutto il tempo per ritrovare forma e giocate dei tempi migliori e anche perchè con la formula del prestito gratuito (con diritto di riscatto) lo stesso azzardo del club di Commisso pare economicamente relativo.
Insomma un ottimo colpo, il secondo dopo Ikonè, che oltre a certificare le ambizioni ritoccate in alto da parte della società (anche grazie ai risultati arrivati con la cura Italiano) diventa la miglior risposta possibile alle bizze del procuratore di Vlahovic. Una risposta certamente forte, altrettanto dovuta considerando come e quanto il club si senta tradito dal suo gioiello, ma che potrebbe clamorosamente non essere l’unica. Mentre la priorità del momento diventano le cessioni di elementi come Benassi o Amrabat fanno letteralmente sognare a occhi aperti le ultimissime voci di mercato, che danno i viola a caccia di un altro colpo grosso, che si tratti dell’ipotesi sudamericana Alvarez o addirittura dello spagnolo Isco che il Real Madrid è sempre più disposto a liberare. Due nomi che incendiano -giustamente- la fantasia dei tifosi, ma anche un’opzione che metterebbe all’angolo Vlahovic, costretto a quel punto a valutare seriamente la partenza o semplicemente considerato meno indispensabile (e pur sempre nel mirino di club facoltosi come Arsenal o Tottenham senza tralasciare le ultime voci sul Barcellona).
Ovvio che esprimere oggi giudizi definivi, che riguardino anche la vicenda Vlahovic, sembra semplicemente prematuro, ma se una certezza è già arrivata dopo la prima settimana dell’anno nuovo è che la Fiorentina ha cambiato passo, nella sua operatività ma anche nel suo modo d’intendere la crescita nell’immediato futuro. Un’inversione di tendenza netta ed evidente che non lascia spazio a perplessità, anche nei confronti del duo Barone-Pradè che si sta prendendo più di una rivincita grazie a scelte estive (ultima quella relativa a Torreira) finalmente vincenti. Se in termini di diplomazia la secca risposta di 48 ore fa a Vlahovic poteva suonare troppo rumorosa, il messaggio rappresentato dall’arrivo di Piatek sintetizza tutt’altro modo di agire, anche di fronte alla posizione intransigente del procuratore del serbo. Un’iniezione di massicce dosi credibilità che le due operazioni invernali già chiuse regalano a tutta la Fiorentina, oggi decisamente più forte in campo e pure al tavolo delle trattative con Vlahovic e il suo entourage.