FRANCHI, DAL GOVERNO UN'ALTERNATIVA PER I 55 MILIONI MANCANTI
In attesa della formale comunicazione del taglio dei 55 milioni, relativi ai Piani Urbani Integrati, che erano stati assegnati al Comune di Firenze per ristrutturare lo stadio Artemio Franchi, per Palazzo Vecchio si presenteranno almeno due questioni da affrontare. La prima, inevitabile, la “revisione” della gara per l'appalto integrato (che prevede risorse specifiche); la seconda questione sarà scegliere la strategia da adottare per reperire i fondi tolti dal Governo e poter così realizzare l'intero progetto ideato da ARUP (vincitrice del concorso di ristrutturazione).
L'individuare un'alternativa per sostituire i fondi dei PUI dovrà essere un'azione il più rapida possibile, affinché si “riattivi” la gara per l'appalto integrato e così non si dilatino i tempi (il Piano per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR – fissa al 31/12/2026 il termine ultimo per la conclusione dei lavori e il collaudo degli interventi finanziati con il suddetto piano).
Un'altra strada potrebbe essere quella di dividere l'appalto per eseguire i lavori in lotti e aggiudicarlo, intanto, sulla base dei fondi che restano disponibili (circa 130 milioni di euro).
Inoltre il Comune di Firenze, forte dall'aver avviato il procedimento rispettando tutte le scadenze e sulla base di fondi formalmente assegnati dal Governo Draghi (più alcuni atti siglati col Governo Meloni, tra i quali anche quelli dove il Franchi è stato inserito nei progetti da finanziare con i fondi per l’avvio delle opere indifferibili), ha un'importante carta da giocare. È contenuta nelle modificazioni apportate in sede di conversione al Decreto Legge del 14 febbraio 2023, in particolare quelle relative all'articolo 14 dove, tra l'altro, si inserisce il comma 4-ter che stabilisce: “Ferma restando la somma complessivamente destinata a concorrere alla realizzazione del singolo programma, in caso di programmi finanziati sia con risorse del PNRR sia con risorse del PNC, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, adottato su proposta dell'Amministrazione centrale titolare della misura PNRR, può essere disposta, nei limiti delle risorse del PNC disponibili, l'assegnazione di risorse al fine di porre ad esclusivo carico del PNC (Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR, ndr) medesimo specifici interventi, per i quali devono essere comunque assicurati il rispetto del cronoprogramma finanziario e la coerenza con gli impegni assunti con la Commissione europea nel PNRR sull'incremento della capacità di spesa collegata all'attuazione degli interventi del PNC”.
Ovviamente, affinché da Roma si provveda a stanziare i fondi tolti è necessaria la volontà politica, ma considerando l'incapacità italica nell'accedere alle risorse (circa un terzo dei finanziamenti non vengono sfruttati perché non si riesce a far partire le opere), i famosi 55 milioni riassegnati dal PNC (oltre i circa 15 determinati dall'adeguamento prezzi) sicuramente non andrebbero a pregiudicare il concretizzarsi di altri progetti.
Naturalmente, esiste sempre un'alternativa: alzare bandiera bianca mandando in cavalleria l'ennesimo tentativo di dotare la Fiorentina di un impianto migliore rispetto all'attuale. Con un progetto definitivo approvato (traguardo mai raggiunto tra proposte, plastici e studi di fattibilità degli ultimi decenni).
Si ricomincerebbe da capo e le idee non mancano. La scorsa settimana ne è spuntata una significativa e rivoluzionaria: trovare il modo di alienare (vendere) il Franchi a Rocco Commisso, o a un più vago “soggetto privato”. E chi non si vorrebbe comprare uno stadio di calcio pur non avendo una squadra da farci giocare? D'altra parte l'impianto progettato dall'ingegner Pier Luigi Nervi è un'opera di architettura talmente innovativa per l'epoca, che è stata inserita nel patrimonio monumentale nazionale. Essendo, per ora, un monumento tutelato, lo stadio di Campo di Marte, tra l'altro, sottostà all'Art. 54 comma 1 del D. Lgs. n. 42 del 2004, che al punto 1 stabilisce che: “Sono inalienabili i beni del demanio culturale di seguito indicati:
a) gli immobili e le aree di interesse archeologico;
b) gli immobili dichiarati monumenti nazionali a termini della normativa all’epoca vigente;
c) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche;
d) gli archivi”...
È chiaro quanto stabilito alla lettera “b”, o c'è bisogno di un disegnino?