FIORENTINA A PICCO COME IL TITANIC: MEGLIO NON PARLARE DI FUTURO… C’È UN PRESENTE MOLTO COMPLICATO. SALVEZZA FA RIMA CON TRISTEZZA, MANCA ANCORA UN PUNTO
La Fiorentina cola a picco come il Titanic. Perso anche il derby con l’Empoli, ma chi si meraviglia ha poca confidenza con il pallone. Nel calcio ci sta tutto, per carità, e se Dragowski (ora sembra molto più affidabile di Lafont) non avesse fatto il fenomeno magari sarebbe arrivato un altro pareggio - l’ennesimo di una stagione da perdenti, neppure di successo -. Ma alla vigilia non era un’impresa immaginare una gara molto complicata per i viola. La sconfitta era nell’aria per i segnali mandati dalla Fiorentina dall’eliminazione con l’Atalanta in poi: la squadra si è liquefatta tra la delusione della Coppa Italia e il terremoto del caso Pioli. Nessuna voglia di creare alibi ai giocatori, ma chi conosce il calcio sa benissimo che i gruppi si tengono su sottili equilibri, figuriamoci poi quando si vivono situazioni estreme come la morte di un compagno. Si creano alchimie e dinamiche difficilmente spiegabili, ma tangibili. Montella non c’entra nulla, il suo felice passato a Firenze parla per lui, ma è innegabile che per Vincenzo il lavoro sia stato in salita fin da subito perché il branco voleva tutto tranne che perdere Pioli, un punto di riferimento. Il gruppo si è messo comunque immediatamente a disposizione del nuovo allenatore, ma un conto sono i buoni propositi e un altro sono i risvolti psicologici. Il corto circuito che si è creato dopo il Frosinone è stato un grave errore di gestione della società. Il detonatore del disastro di queste ore.
La sensazione è che la Fiorentina edizione 2018-19 sia finita a Bergamo dopo un un tempo di adrenalina pura. E’ stato l’ultimo sussulto. Nonostante l’impegno profuso da Montella e le belle promesse dei protagonisti viola che però non trovano trasposizione sul rettangolo di gioco, alcuni giocatori sono ormai fantasmi, la Fiorentina è spenta.
Montella dovrà ricominciare daccapo a Moena per fabbricare una propria Fiorentina perché questa non è la sua. C’è però un dettaglio non trascurabile: mancano ancora 3 gare alla fine e la situazione è oltre il livello di guardia. Ieri a Empoli Montella ha detto di non voler più parlare di futuro perché tutti si devono concentrare sui prossimi avversari viola: ha ragione Vincenzo, ci adeguiamo volentieri. E’ assurdo, infatti, affrontare temi legati al domani quando il presente è molto critico se non addirittura inquietante. La Fiorentina, tra l’altro, per la matematica non è ancora salva… E salvezza, se ripensiamo alle aspettative sbandierate dalla società ad inizio campionato, fa rima con tristezza.
Molti sorridono, fanno bene a farlo, ma con il calcio però non si scherza, giusto per rinfrescarci la memoria. Nel ’93 una Fiorentina tanto più forte di questa cadde di sotto e nel 2012 dopo una stagione fotocopia di quella attuale, la permanenza in serie A giunse miracolosamente a Lecce, a un turno dalla fine, con Vincenzo Guerini in panchina, sudato fradicio e commosso per il gol vittoria di Cerci. Siamo i primi a pensare che la salvezza non può essere il problema di questi giorni, ma il passato serve per non ripetere certi errori.
Al di là del percorso negativo di Montella, un pari e quattro sconfitte, per la cronaca la Fiorentina è a secco di vittorie (gare ufficiali) da 13 partite mentre in campionato sono 11 consecutive, uno score da dimenticare. La Spal, ad esempio, nelle ultime 8 partite ha messo insieme 19 punti: complimenti a Leonardo Semplici per la seconda salvezza anticipata, raggiunta con una squadra dal monte ingaggi ridotto e con un fatturato non alla moda. Già che ci siamo complimenti anche a Percassi che l’estate scorsa ha avuto coraggio e ambizione nell’investire 26 milioni per Zapata: il colombiano è già a 22 gol in campionato, di cui 15 in trasferta. Due modelli di calcio diversi, Ferrara e Bergamo, ma accomunati nell’idea di coniugare i conti in ordine con i risultati sportivi.
Adesso proprietà, dirigenti e allenatore dovranno fare gli straordinari per rivitalizzare la Fiorentina, al fine di traghettarla nelle acque tranquille dei 41 punti. Non occorrono summit, né comunicati, ma presenza massiccia e costante intorno alla squadra. I giocatori hanno grandi responsabilità per la grave situazione che si è creata e loro devono aiutare Montella a uscirne prima possibile.
La Fiorentina è malata, ci vuole un medico bravo per curarla.