INTER, Mourinho vuole una crescita della società
Vigilia di Inter-Fiorentina, tre quarti di conferenza stampa consumati a schivare le solite trappole seminate dai soliti cacciatori di titoli. Ormai funziona sempre così, non solo alla Pinetina. Ma per fortuna Mourinho, saltando fra un ostacolo e l'altro, riesce a dire cose importanti. Anzi, fondamentali. "Avevo capito dal primo giorno che questa squadra deve crescere per vincere la Champions League. Ciò non significa che non potesse vincerla lo stesso: se all'Old Trafford pareggi 1-1 e passi ai quarti, chi dice che dopo non hai la possibilità di arrivare in fondo? Ma di sicuro oggi ci sono avversarie che hanno più possibilità dell'Inter: per il profilo della squadra, per il profilo della società, per il profilo della competizione che giocano nel loro Paese. Intanto io mi preparo, scrivo, studio, faccio la mia relazione per la società sulla mia visione del futuro del club. Ma il progetto non è di Mourinho, il progetto è dell'Inter. La mia relazione non è altro che una spiegazione di quelle che sono le mie idee per la prossima stagione, poi siamo noi, tutti insieme, il dottor Moratti, Oriali, Branca, a dover arrivare a un progetto futuro". Che il giudizio di Mourinho sul livello del calcio italiano e contorno non fosse proprio entusiasta, si sapeva da tempo.
Così some si è sempre saputo che per colmare il gap con le grandi d'Europa non basta comprare grandi giocatori e allenatori, serve anche una società all'altezza. La novità sta nel fatto che oggi il portoghese ha chiesto all'Inter ufficialmente, con estrema chiarezza, questo salto di qualità collettivo e che quindi lo considera indispensabile per proseguire la sua avventura. Del resto le offerte non gli mancano e senza la garanzia di poter lavorare come vuole lui non si capisce perchè dovrebbe restare in un calcio che non gli piace, perchè dovrebbe mettere a repentaglio la coerenza e la dignità professionale a cui (giustamente) tiene tanto, E' la prima volta, dall'inizio della sua gestione, che Moratti si trova a dover sostenere con un allenatore questo tipo di confronto: non solo su chi vendere e chi comprare ma su tutta una filosofia, calcistica e aziendale. In altre occasioni era riuscito ad evitarlo, complici gli assist forniti dalla controparte nei momenti decisivi. Stavolta non può. Per rispetto a se stesso, che ha puntato su Mourinho considerandolo il numero uno al mondo. Per rispetto ai tifosi che, sia pur a fatica, lo hanno seguito in questa direzione. Ilfuturo dell'Inter sta tutto qui e oggi nemmeno loro, Moratti e Mourinho, sono in grado di stabilire con certezza che piega prenderà (figuratevi gli altri, giornalisti ma anche direttori generali). Di sicuro non sarà facile conciliare esigenze economiche, sentimentali, professionali e di immagine. Ma a meno di rovesci improvvisi, si annuncia una discussione tanto serena quanto onesta. E questo, considerando la recente storia nerazzurra, mi sembra già un buon punto di partenza.