GILARDINO E... "LA MALEDIZIONE DELLA PRIMA PUNTA"

04.06.2010 01:28 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: www.stefanoborgi.it
GILARDINO E...  "LA MALEDIZIONE DELLA PRIMA PUNTA"

Per Gilardino è un momento no, non c'è che dire. Tre mesi in maglia viola (gli ultimi) a dir poco imbarazzanti. I dubbi, le incertezze sul proprio futuro, il tutto corredato da conferenze stampa (diciamo così) poco opportune. Ricorderete quella di qualche settimana fa, nella quale chiedeva chiarezza, pretendeva un incontro con la proprietà per avere chiarimenti su obiettivi, traguardi a breve e a lungo termine. Per tutta risposta ottenne soltanto la replica stizzita del presidente (?) Andrea della Valle che non gliela mandò certo a dire. Domenica scorsa si replica. Gilardino è in nazionale, pensa così di scansare la scure della dirigenza viola e sparge i soliti sospetti sulla sua permanenza a Firenze. "Vedremo, valuteremo, certo con l'allenatore nuovo... per ora penso solo al mondiale". Ufficialmente la mannaia viola è stata evitata, ma lo sfogo (o quello che è stato...forse una vendetta?) non è piaciuto dalle parti di viale Fanti e, (ufficiosamente) si cominciano a valutare le offerte. Juventus, Napoli (20 mln? Non male, ha pensato Corvino, non male...) e poi Marsiglia. "Venghino siori, venghino", il centravanti è sul mercato. Certo il Gila garantisce 20 gol a stagione (quest'anno sono stati 19 tra coppa e campionato), ma si sa, sempre dalle parti del Campo di Marte, la permalosaggine non manca, anche ora che non c'è più Prandelli. "Meno male che ci sono i mondiali" avrà pensato Gilardino "anzi sai che faccio? Segno due gol contro il Messico e metto a tacere tutti. Così voglio vedere come fanno a vendermi..."

Ma, a questo punto, su Gilardino si è abbattuta una maledizione che mutuiamo dal film... "La Maledizione della prima luna". Noi l'abbiamo ribattezzata: "La Maledizione della prima...punta". Abbiamo spesso lamentato in questa stagione un'insostenibile solitudine patita dal "gila" nel modulo 4-2-3-1 adottato da Prandelli. Più o meno quello che si è verificato ieri sera in maglia azzurra contro un pimpante Messico. Modulo di partenza 4-2-3-1, Pirlo e De Rossi a centrocampo, Iaquinta a sinistra, Di Natale a destra e lassù, isolato, abbandonato al suo destino Alberto Gilardino. Nè più nè meno come succedeva all'Artemio Franchi. Gilardino non è Batistuta, non è nemmeno Toni, non può far reparto da solo, non ne ha le caratteristiche. Eppure, Prandelli prima e Lippi poi, gli hanno lanciato la maledizione... "La Maledizione della prima (ed unica) punta". La conseguenza è stata una sconfitta netta, quasi umiliante, un 1-2 specchio di una resa incondizionata, ma sopratutto un'ora impalpabile per il centravanti viola (voto 4).

Chiudiamo con l'ultima beffa: dopo un'ora di solitudine, l'inevitabile sostituzione con...Giampaolo Pazzini. Stavolta il destino gli ha voluto bene (per poco, visto che sul gol di Bonucci il "pazzo" una zampatina ce l'ha messa...) e Giampaolo non ha segnato. Gilardino è il titolare della maglia numero nove, per carità (anche se porta l'11) ma le avvisaglie di un cambio in corsa ci sono tutte. Sarebbe, fra l'altro, una terribile legge del contrappasso dantesco: Gilardino pagherebbe quello che lui (involontariamente certo...) fece pagare a Pazzini nei primi quattro mesi del campionato 2008-2009. Fino a farlo andare via, a cercare (e trovare) fortuna in quel di Genova. Fermiamoci quà, per Gilardino sarebbe troppo. Domani c'è la Svizzera, un'occasione da non perdere anche se, dietro l'angolo, potrebbe spuntare un'altra maledizione...