SARTI a FV, Pregi e difetti di Avramov
La vittoria contro la Lazio lascia negli occhi il gol di Pazzini, gli assist di Liverani e una Fiorentina che strappa tre punti pesantissimi per rispondere al Milan nella sua corsa Champions League. Il rischio può essere quello di dimenticarsi troppo in fretta di chi questa vittoria ha permesso di condurla in porto: Vlada Avramov. Negli ultimissimi minuti del pregara Frey accusa un problema, e tocca al portiere serbo fare il suo esordio da titolare al Franchi. Una responsabilità non da poco, e a Firenzeviola.it lo ricorda il miglior interprete del ruolo a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, Giuliano Sarti. Oltre duecento presenze con la maglia viola, poi indiscusso protagonista della grande Inter di Herrera e Moratti. Conosce bene le tensioni dell’estremo difensore, e di numeri dodici in paziente attesa alle sue spalle ne ha visti tanti.
Che impressione le ha fatto Avramov?
“Positiva. Già dalla partita con il Catania aveva dimostrato di avere buone qualità, soprattutto riprendendosi da quel gol subito a freddo. Contro la Lazio sono arrivate delle conferme importanti, una gara senza disattenzioni e quell’intervento decisivo contro Pandev da distanza ravvicinata”.
La Fiorentina ha trovato un portiere affidabile tanto per il presente quanto per il futuro?
“Avramov è un giocatore che va già per i trent’anni, il momento in cui i portieri raggiungono la loro massima maturità calcistica. Anche se fino ad ora non ha giocato nella Fiorentina, vanta un importante bagaglio di esperienze tra serie B e nazionale. Il livello mi pare buono, anche se le gerarchie sono e rimangono ben definite…”.
Si spieghi
“Frey è sempre il titolare, posto che si è conquistato con merito. Avramov è stato bravo ad aspettare e sfruttare le occasioni concessegli. Cosa che ha fatto in peggio Lupatelli; non a caso a stagione in corso si sono invertite le preferenze dell’allenatore tra secondo e terzo portiere”.
Quale è il punto di forza di Avramov?
“Mi è sembrato molto reattivo, elastico. Ha grande dinamismo nelle gambe, specialmente nel momento di lasciare la linea di porta. Istinto e velocità d’esecuzione non gli mancano. E poi la concentrazione.
Non è facile aspettare così a lungo senza giocare e poi farsi trovare pronti e in forma. La testa diventa decisiva in quei casi, ne ho viste di tutti i colori in carriera”.
Ce ne racconti qualcuno
“Nel periodo in cui giocavo a Firenze, il mio secondo era Toros. Un buon portiere, ma molto emotivo, che si era adagiato su questa condizione di riserva. A quei tempi non si potevano fare i cambi durante la partita e chi non giocava andava in tribuna. Gli facemmo uno scherzo facendolo chiamare all’altoparlante dello stadio, mentre io fingevo di essermi fatto male. Era preoccupatissimo, cercava di capire quale fosse il mio problema, sbiancò in volto e cominciò ad accusare la tensione. Fulvio Bernardini (l’allenatore della Fiorentina scudettata nel 55-56 n.d.r.) dovette subito dirgli che era una finzione”.
E invece dovendo individuare un difetto del portiere serbo?
“Tende a bloccare poco il pallone affidandosi spesso, forse troppe volte, alla respinta con i pugni. In ogni caso deve anche guadagnare maggiore confidenza; se giocasse di più avrebbe modo di migliorare l’intesa con i compagni e il suo ritmo partita”.
Frey rimane una garanzia
“Quello sicuramente. Ma il difetto di bloccare poco il pallone ce lo ha anche lui, che ha più istinto, soprattutto nelle giocate ravvicinate ma paga qualcosa sulle uscite”.
Italia terra di portieri. Siamo a parlare di un serbo e di un francese per la Fiorentina, cosa è successo?
“Chiariamo il numero uno rimane un italiano, Gianluigi Buffon, fa tutto con una tale facilità da lasciare impressionati. Per il resto paghiamo il calo di attenzioni per i vivai, e ancor più nello specifico per il ruolo del portiere. E' un ruolo difficile da insegnare, cosa di cui si sono accorti all'estero. In sostanza mentre noi ci adagiavamo sulla tradizione senza rinnovarla, gli altri si accorgevano dell'importanza di una preparazione individuale e mirata. Così sono emersi persino i portieri brasiliani, cosa che in passato pareva impossibile".