MILENKOVIC AL 97’ TIRA FUORI LA FIORENTINA DAL DRAMMA. MA È COMUNQUE UN BRUTTO PARI. UNA SQUADRA SEMPRE IMPAURITA CHE FATICA A GIOCARE. RIBERY COSÌ NON SERVE. PRANDELLI, TANTO LAVORO DA FARE. IL CALENDARIO FA TREMARE
Aggrappata ad un gol di Milenkovic al settimo minuto di recupero, all’ultimo secondo della partita: è questa la fotografia di un’altra brutta serata della Fiorentina che ha rischiato di perdere in casa anche con questo Genoa minore. Ma è da quel gol che si deve ripartire. Il calcio è fatto anche di episodi e dal punto di vista psicologico un pareggio come questo, strappato, raggiunto con la forza della disperazione, può diventare un punto fermo dal quale ripartire. Un segnale per una possibile svolta, almeno caratteriale, almeno psicologica, per una squadra che era già all’Inferno e d’improvviso ha rivisto la luce della speranza. Nel calcio certi segnali non arrivano a caso, vanno presi al volo e questo brutto pareggio può avere il valore di una vittoria nella testa dei giocatori. Può essere un messaggio che ti dice, allora se vogliamo sappiamo segnare, allora il carattere ce l’abbiamo e pure la voglia di tirarci fuori da una brutta situazione.
Mi attacco anch’io a questi piccoli segnali perché sono quasi sicuro che fino a due settimane fa la Fiorentina non avrebbe avuto neppure la reazione d’orgoglio che ha avuto dopo il gol del Genoa, il pari al 97’ non l’avrebbe strappato, e questo mi fa pensare che qualcosa si stia muovendo nella testa e nella gambe dei giocatori. Questo pareggio che ha il sapore di una respirazione bocca a bocca, può davvero diventare una sorta di elettroshock per una squadra ancora malata o almeno dentro una lunga convalescenza. Lo so che ieri sera la Fiorentina doveva vincere, lo so che davanti c’era un Genoa a pezzi che è venuto a Firenze per fare le barricate e il punto l’avrebbe firmato prima di giocare, ma non bisogna dimenticare che Prandelli è arrivato poco più di tre settimane fa, questa era la sua terza gara in campionato, e il lavoro da fare ha bisogno di tempo. Che non sarebbe stato facile dare un gioco a questa squadra, che sarebbe stato difficile liberarle la testa e ridarle una condizione atletica diversa, lo sappiamo dal primo giorno e anch’io nel mio piccolo ho sempre pensato che forse non sarebbe bastato neppure un mese. I tempi sono questi, nessuno ha la bacchetta magica. Nessun ottimismo, sia chiaro, ma un sano realismo. E’ sempre difficile rimettere sui binari una squadra che ha deragliato, ma un’altra cosa che deve invitare alla calma è la classifica cortissima. La Fiorentina resta quart’ultima, ma nel giro di tre punti ci sono otto squadre e il tempo per recuperare è tantissimo.
Detto questo, ieri sera mi sarei aspettato comunque dei segnali di crescita superiori. Soprattutto nel primo tempo, anche se messa meglio in campo, ho visto la Fiorentina di sempre, lenta, macchinosa, prevedibile e senza idee. Giocatori bloccati e impauriti, come se dovessero trascinare un peso legato alle caviglie. Leggermente meglio nella ripresa, con maggior movimento senza palla e un po’ di coraggio in più nel portare giocatori nella metà campo avversaria. Ma robetta, soprattutto considerando che davanti c’era un Genoa più impaurito della Fiorentina, venuto a Firenze con quattro stopper nella linea difensiva, con l’unica idea di portar via lo zero a zero. Leggermente cresciuto il movimento di squadra e il gioco dei viola, ma ancora insufficienti troppe prestazioni individuali e questo è il vero problema. Il caso vero è Ribery. Da un campione di 37 non mi aspetto atletismo o corsa, ma almeno una, due giocate illuminanti, un’idea, un’invenzione, quello sì. Niente. Sempre raddoppiato non è ma riuscito a liberarsi per un assist o un suggerimento, non parliamo andare in proprio. Ha perso, come contro il Milan, troppe palle banali, non da Ribery. Mi dispiace, visto il campione, ma a questo punto forse varrebbe la pena chiedersi se non sia il caso di usarlo a partita in corso, quando gli avversari sono stanchi. Già Vlahovic fatica, Callejon non è in forma, non si possono regalare altri giocatori agli avversari. Spero che complessivamente, quando migliorerà il gioco, cresceranno anche le prestazioni individuali, perché un altro che fatico a riconoscere è Amrabat. Dove è finito quello di Verona? Non benissimo neppure l’assetto difensivo nelle poche azioni del Genoa, ma per fortuna che un giocatore al quale dare un’altra volta la medaglia di salvatore della patria calcistica c’è e si chiama Dragowski. Il salvataggio su Destro che ha avuto la palla del due a zero, vale quanto il gol di Milenkovic. Che dire di Pjaca, forse ha vendicato un anno buttato via a Firenze.
E una raccomandazione: non attacchiamoci al Var. Sarebbe come dare alibi ai giocatori e sminuire il valore di uno strumento che in certi altri casi è stato utile anche per la Fiorentina. Bonaventura ha fatto fallo in partenza sull’uomo che avrebbe dovuto marcarlo e s’è ritrovato solo in area a far gol. Punto. E non è facile neppure trovare un arbitro che dopo averti dato sei minuti di recupera ne aggiunga più di un altro.
Ora c’è davanti un’altra settimana di lavoro e, come detto, questo pareggio dal sapore di vittoria, può diventare un buon carburante per quello che Prandelli sta facendo. Quello che guardo con sospetto e ansia è però anche il calendario. Da brivido. Nelle prossime quattro partite prima della sosta la Fiorentina giocherà contro Atalanta, Sassuolo, Verona e Juventus, tutte squadre che giocano meglio. Ma resta la speranza che i frutti del lavoro di Prandelli comincino ad arrivare, meglio se uniti a una migliore condizione atletica. Non c’è altra strada, l’allenatore è stato cambiato, la scossa c’è stata, adesso tocca solo ai giocatori tirarsi fuori da questa situazione.