ITALIANO HA RESTITUITO UN ORIZZONTE, MERITA UN AIUTO A GENNAIO. I VIOLA ALZANO L’ASTICELLA DEI LIMITI. CLASSIFICA D’ORO, DUE GRANDI BATTUTE. UNA CHANCE: SFRUTTARE IL CALENDARIO. VLAHOVIC, NUMERI DA CAMPIONE E VIAGGIA VERSO LE 100 MAGLIE VIOLA
Non è vero che le vittorie si somigliano tutte. Quella di sabato sera ha una valenza diversa. La Fiorentina ha battuto il Milan che per larghi tratti è sembrata la squadra più forte affrontata dai viola fino ad oggi e che, per inciso, veniva da 10 successi e 2 pareggi. Non solo: i viola hanno vinto senza 3 difensori centrali - Quarta, Milenkovic e Nastasic -, adattando Venuti nel mezzo insieme a Igor, una seconda linea. E loro hanno giocato una gara meravigliosa. Una citazione in più per “Lollo” che spiega perfettamente cosa sia il senso di appartenenza e la voglia di non arretrare mai di un centimetro. Ha finito la partita stremato, stringendo i denti, risultando comunque efficace. In panchina c’era un ragazzino del 2003, se Italiano avesse dovuto fare a meno di Venuti o Igor avrebbe avuto solo Amrabat come soluzione… Bravo “Lollo”, questo significa avere la maglia tatuata sulla pelle. Ma in generale è stata tutta la Fiorentina a dimostrare di essere una squadra autentica: ha affrontato una sfida difficilissima, ricca di criticità, con lo spirito della lotta di qualità. E del mutuo soccorso in campo: i viola tra loro si aiutano e se qualcuno si sente più affaticato cerca di resistere per portare a casa il risultato. Solo con questa anima di acciaio i secondi possono battere i primi. Sabato non ha vinto la squadra più forte, ma quella che ha voluto e saputo superare i propri limiti. Il cambio di passo più evidente rispetto all’anno corso è proprio questo. Adesso i viola ci credono, prima no. E infatti dopo 13 turni il differenziale è di 10 punti in più, non uno scherzo.
Il Milan non perdeva in campionato dall’aprile scorso, con un percorso di 14 vittorie e 3 pareggi. La Fiorentina non rifilava un poker di gol ai rossoneri dal gennaio 2001, quando in panchina sedeva l’Imperatore Terim. Forse non è casuale tutto ciò. Ci sono dei punti di similitudine tra Fatih e Vincenzo. Grandi motivatori, capaci di farsi seguire ciecamente dal branco, votati al gioco d’attacco. Italiano sapeva che avrebbe subìto qualcosa dal Milan, ma si è preoccupato di fare un gol in più degli avversari. Se non ci fosse stato lo sfortunato scarico all’indietro di Bonaventura, difficilmente il Milan sarebbe rientrato in partita. Anche se Ibra ha dimostrato che a dispetto dei 40 anni è ancora un gigante. E sul fronte opposto, invece, c’era un ragazzo che studia per diventarlo.
Vlahovic ha fabbricato un’altra partita sontuosa, firmando la settima doppietta da quando è a Firenze (in serie A, oltre a due triplette). Ha segnato sotto gli occhi di Stefano Pioli che il 25 settembre 2018 lo fece debuttare in A a San Siro contro l’Inter (2-1 per i nerazzurri, con le polemiche per il rigore assegnato contro i viola, i noti polpastrelli di Hugo…) al minuto 84 al posto di Benassi.
Contro il Milan Vlahovic ha recitato magistralmente anche da regista offensivo: i suoi cambi campo, quelle spazzolate di sinistro, sono un tributo all’estetica per chi ama questo sport. Il sacrificio di fare in ogni gara un corpo contro il peso massimo di turno, è il manifesto della sua capacità di resistere e migliorare.
Il serbo è il secondo goleador dell’anno solare con 27 centri, per quanto riguarda i primi 5 campionati europei, dietro al marziano Lewandoski a quota 38. Alle loro spalle c’è Haaland, un altro fenomeno, a 26 reti. In serie A Dusan ha già bucato 17 squadre da quando ha esordito.
I 27 gol sono serviti ad agganciare il record di Hamrin che due giorni fa ha festeggiato il compleanno: auguroni Uccellino.
Dusan ha segnato complessivamente 41 reti in 98 presenze viola: viaggia verso il bel traguardo delle 100 gare nella Fiorentina. Dovrebbe verificarsi al Franchi con la Samp.
C’è stato pure un ampio dibattito circa la sua esultanza con il petto e l’indice puntato verso terra, come a ribadire che fino a quando stare qui combatterà al massimo. Non abbiamo dubbi al riguardo, ma ci fermiamo volentieri qui perché pensiamo che la storia, purtroppo, tra lui e la società sia al capolinea. Le strade si divideranno. Auguriamoci non prima di giugno perché rinunciare a Vlahovic nel girone di ritorno sarebbe un delitto calcistico.
La classifica è d’oro dopo appena 13 giornate: sono 21 punti pesantissimi, un cammino che non avrebbero immaginato, la scorsa estate, nemmeno i seguaci di Tonino Guerra. Solo applausi, altro che storie. Certo, i conti si faranno a maggio però i segnali sono più che incoraggianti. La Fiorentina ha già affrontato le “sette sorelle” e ne ha battute due, senza dimenticare che con Roma, Lazio e Juve avrebbe meritato di più, mentre con Inter e Napoli almeno per un tempo ha tenuto testa a Inzaghi e Spalletti. Le affermazioni con Atalanta e Milan, paradossalmente, sono il minimo sindacale per quanto espresso dai viola negli impegni con le grandi. La Fiorentina si candida a diventare l’ottava sorella o forse anche a scalare qualche posizione nella famiglia delle big del campionato. Per fare questo non basteranno Italiano e i giocatori, servirà a gennaio un aiuto saggio del club. Un intervento mirato sul mercato, sia per l’attualità che per la prospettiva di crescita.
Italiano dopo 6 mesi vissuti a 300 all’ora merita un sostegno dal mercato. Anche per non coltivare rimpianti alla fine del torneo. L’occasione non era in preventivo, ma si sta materializzando. Si tratta di coglierla al volo. Italiano ha restituito un orizzonte ai viola.
Un attaccante e un esterno potrebbero far svoltare la Fiorentina. Col Milan quei 20 minuti di Gonzalez, reduce da 18 giorni trascorsi a casa per il Covid e con la miseria di 4 allenamenti in gruppo, sono stati splendidi. Lui è entrato con una voglia matta di spaccare il mondo e infatti ha contribuito a sbriciolare il Milan nell’attimo in cui i rossoneri tornavano a far paura. La Fiorentina non si è disunita sul 3-2, ma Gonzalez è stato fondamentale. Con le sue giocate e con quella palla sradicata dai piedi di Hernandez, servita poi sul sinistro magico di Vlahovic. Gonzalez è la dimostrazione che gli sforzi economici sono decisivi per migliorare.
Il ciclo di ferro è finito, ora la Fiorentina incontrerà tutte squadre alla propria portata e se sarà abile potrà sfruttare questa formidabile chance. Irrobustire la classifica e presentarsi a Natale nella posizione attuale o addirittura più su, sarebbe il miglior regalo per una città che è tornata a sognare. Roba da pizzicotti sulle guance.