DIARIO DI UN VIAGGIO A/R DAL PARADISO. CHE EFFETTO FA TORNARE A ESSERE TIFOSO.
Per una volta perdonerete l'ardire fin troppo personale che pervade queste righe. Per una volta, almeno negli ultimi 10 anni, mi è troppo difficile esprimere giudizi su due settimane in cui ho avuto la fortuna di staccare completamente e abbandonare i canoni di un mondo considerabile “normale”. E' stato tutto certamente più semplice del previsto. Non solo perchè la mia fuga si è orientata verso paradisi terrestri siti nel bel mezzo dell'oceano indiano. In fondo non c'è stato nemmeno bisogno di salire in piedi su una scrivania per cambiare prospettiva e seguire gli insegnamenti del cinematografico Professor Keating de “L'attimo fuggente”.
Il mio cambio di prospettiva è stato immediato, inevitabile, e dopo qualche anno speso “a provare a fare questo mestiere” mi sono ritrovato mio malgrado (di nuovo) dall'altra parte della barricata. Quella dei tifosi, quella di coloro che vivono della passione per questi colori, e che anche nel bel mezzo di un piccolo atollo maldiviano cercano notizie. Sui risultati della squadra del cuore e, visto il periodo che viviamo, anche sui nomi dei presunti, attesissimi, nuovi acquisti. Completamente spogliato (anche in senso letterale) dei panni e dei doveri giornalistici, mi sono dunque ritrovato semplicemente in attesa di novità.
Quelle novità che tanti si aspettavano potessero arrivare subito, entro il 10 del mese per intendersi. Io per primo, curioso di seguire una campagna invernale che potesse essere all'altezza della posizione in classifica guadagnata con ampio merito dalla squadra di Paulo Sousa. D'altronde forse mai come quest'anno la Fiorentina si è ritrovata protagonista di un campionato “particolare” e l'occasione – mi dicevo – non può essere sprecata con il rischio di ripetere i consolidati errori del passato. Dunque mi son trovato a rubare qualche minuto allo stupore del paradiso terrestre ammirato, giusto per vedere com'era andata con la Lazio, il Milan e sul mercato.
Forse anche per quel che ho letto (rigorosamente via app Firenzeviola) è salita una fastidiosissima sensazione di “deja vu”, ricacciata lontano unitamente a collegamenti via wireless sempre più rari. Perchè con tutte le premesse del caso, con tutti gli arrivi imminenti sui quali sarà giusto ponderare ogni giudizio, l'aspetto meno piacevole è sempre lo stesso. Quello imparato in anni e anni di gestione sempre troppo confusionaria, con troppi protagonisti coinvolti , con una comunicazione poco limpida se non assente, e orientata a un permalosismo che mal si sposa con il mondo calcistico. Perchè contestare la Fiorentina dopo una sconfitta con la Lazio potrà anche essere eccessivo, ma anche lasciare Sousa senza un difensore centrale che manca da agosto scorso ha i suoi begli aspetti masochistici.
In altri termini, ancora una volta, tra la Fiorentina e la sua gente è mancata la comunicazione di cosa si vuol fare e inseguire. Manca una programmazione che, probabilmente, era quel che si attendeva un tecnico che adesso non sbandiera nemmeno più le esigenze del gruppo emerse fin dalla chiusura del mercato estivo. E manca anche uno slancio emotivo, una voglia di provare a sognare in grande (tanto più in un'annata particolare come questa) che potrà essere comunque alimentata dai prossimi risultati, ma che certamente nessuno ha raccontato ai tifosi viola.
Tifosi che adesso spereranno che Zarate possa sostituire degnamente Rossi (a proposito, che delusione “Pepito” se pur di andarsene va bene anche il fanalino di coda della Liga spagnola) o che Tello possa regalare nuova imprevedibilità sulla fascia, ma che, al tempo stesso, di fronte al tira e molla estenuante per Lisandro Lopez, o all'operazione Cigarini, si domandano legittimamente che tipo di programmazione (e di conseguente comunicazione) abbia in testa la Fiorentina e se mai la chiarirà a tutti coloro che oltre a partecipare (anche ad alti livelli come sarebbe una qualificazione in Champions) si augurerebbero di poter un giorno vincere qualcosa. Del resto negli ultimi giorni più che a un mercato di riparazione stiamo assistendo a una mini-rivoluzione.
Perciò la morale è pressochè fatta: chi scrive avrà enormi difficoltà a tornare alla “vita reale”, ma abbandonare i panni del tifoso che a scadenze regolari vede sgretolarsi ogni sogno di gloria è già un primo passo. Perchè è dura tornare a fare il proprio mestiere dopo dieci giorni “su un altro pianeta”, ma anche la tifoseria non se la passa benissimo. E francamente, con la squadra ancora in lotta per traguardi ambiziosi e almeno due lezioni del passato che portano i nomi di Prandelli e Montella, non si capisce l'utilità di questo continuo fraintendersi tra la Fiorentina e la sua gente.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it