ANDREA E DIEGO MOSTRANO I MUSCOLI MA DEVONO TORNARE A TUONARE IN LEGA

10.01.2013 00:00 di  Cristiano Puccetti   vedi letture
ANDREA E DIEGO MOSTRANO I MUSCOLI MA DEVONO TORNARE A TUONARE IN LEGA
FirenzeViola.it

Molti cuori viola in queste settimane si sono lasciati scappare di bocca la parola ‘scudetto’. Esiste un po’ di pudore in chi, come noi, ha sempre sognato di poterne festeggiare uno, ma convive con l’incubo di non riuscire a coronare questo desiderio. La storia è ricca di grandi squadre che però non hanno vinto. Per mettere le mani su un tricolore non serve soltanto avere ottimi calciatori e un eccellente allenatore. Bisogna contare politicamente. La Fiorentina sta lavorando a velocità forsennata sul fronte tecnico, ma incontra moltissime resistenze sul quello ‘politico’. Negli anni immediatamente passati, per lunghi tratti, la società viola ha scelto di disertare i palazzi del potere. Troppo cocente la delusione per quella battaglia intrapresa coraggiosamente da Diego, un altro grande imprenditore finito strangolato dalla lobby che comanda il calcio. Troppo vili i dissidenti voltagabbana che appoggiarono la sua giusta crociata e poi lo lasciarono nelle grinfie di Moggi, Giraudo e i designatori, fino a risucchiare la famiglia Della Valle dentro Calciopoli. Lo strappo fu totale, i danni furono incalcolabili. Non sappiamo se la questione sia particolarmente accattivante, ma ci prendiamo la briga di affrontarla. E’ necessario ripartire dal passato per costruirsi presente e futuro.
In questi anni la Fiorentina è stata maciullata nelle piccole e nelle grandi decisioni. C’è un episodio che meglio di ogni altro rappresenta la sintesi e la summa dell’inconsistenza politica della Viola, il famoso Fiorentina-Milan, gara recuperata dopo quel tragicomico rinvio pre-natalizio per neve. Galliani, che fu bravissimo a convincere i dirigenti gigliati a non posticipare alla domenica quella partita perché i suoi tanti brasiliani avevano l’aereo in pista pronto a decollare verso il Sudamerica, fu poi eccezionalmente geniale nel posizionare il recupero di quell’incontro tra la gara d’andata e quella di ritorno di Champions col Bayern Monaco.
La decisione venne prese in Lega e comunicata per telefono alla Fiorentina, che alla riunione non era rappresentata da nessuno. La notizia arrivò quando oramai non si poteva più tornare indietro. Non ci dilungheremo nello spiegare il motivo per cui la squadra di Prandelli lo prese in tasca. Stavano organizzando, calcisticamente parlando, una rapina a mano armata a Firenze, eppure i dirigenti viola riuscirono a superarsi: aprirono la porta ai ladri. Non vi fu dunque bisogno dell’arma. L’arbitro di quella partita fu un Rosetti d’annata, a fine carriera. L’esito è noto a tutti. Da quel giorno Firenze sparì dai radar dell’alta classifica per oltre due anni e mezzo. In cui fondamentalmente non ha dato fastidio a nessuno, se non a se stessa.
E veniamo ad oggi. La Fiorentina è di gran lunga la squadra più tartassata e più penalizzata tra quelle che stanno lassù. Col Pescara ha perso soprattutto per propri demeriti, ha fatto una figura pessima. Non per il gioco espresso, ma perché far spernacchiare da una squadra nettamente inferiore è un suicidio calcistico. Particolarmente grave visto le circostanze (Juve ridicolizzata, Inter travolta, ecc. ecc.). Firenze si è così privata di una settimana in cui davvero anche i più piantati per terra si sarebbero sciacquati la bocca con la parola ‘scudetto’. Detto questo l’arbitro come sempre ha contribuito a dispensare qualche vantaggio all’avversaria di turno della Fiorentina. Questo andazzo si sta ripetendo ininterrottamente dall’inizio del campionato. Non pensate che sia un po’ preoccupante? Quando un arbitro è più propenso ad aiutare il Pescare in trasferta che la terza in classifica in casa, beh allora il problema emerge in tutta la sua virulenza.
Andrea Della Valle è diventato un grande presidente. Mentre gli altri mecenati, tra cui udite udite anche Moratti, battono in ritirata divorati dal passivo della proprie società, la Fiorentina rilancia clamorosamente chiudendo quella che possiamo definire in anticipo la più importante e costosa operazione di tutto il mercato di gennaio. I Della Valle stanno venendo fuori prepotentemente: è come se avessero fatto sfogare un po’ le avversarie e adesso riprovassero a puntare il bersaglio grosso. “Rossi è un’operazione disgiunta dalla cessione di Jovetic”, ha puntualizzato Andrea Della Valle per bocca di Pradé. “Rossi è un acquisto per diventare grandi”, ha chiosato con enfasi il diesse. Uno slogan vero ed esaltante. Grandi si diventa comprando bene, come ha fatto la Fiorentina sul mercato, ma anche e soprattutto occupando posti strategici laddove si prendono le decisioni più scottanti di politica calcistica. Per questo, se possiamo rivolgere un’altra preghiera ad Andrea, si turi il naso e qualche volta vada a tuonare in Lega. Il giorno che lo farà, la Fiorentina sarà concretamente più vicina allo scudetto.

Cristiano Puccetti

direttore sport Lady Radio