LE CENTO FACCE DI UNA VITTORIA

03.11.2013 13:00 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
LE CENTO FACCE DI UNA VITTORIA
FirenzeViola.it
© foto di LINGRIA/PHOTOVIEWS

Parlare di vendetta sarebbe riduttivo. E forse nemmeno troppo onesto. Il terzo successo consecutivo infilato nella Scala del calcio rossonera ha il sapore troppo più grosso per la Fiorentina di Montella. È una reazione rabbiosa ad una settimana di soprusi e polemiche, è una risposta netta e senza appello ai tuffi di Balotelli ai gialli che Mazzoleni non si sogna nemmeno di estrarre. È una impronta profonda al campionato, al quel terzetto di squadre in testa che continua a correre così tanto ma dal quale la Fiorentina non ha alcuna intenzione di staccarsi. Il 2-0 di San Siro ha tanti protagonisti, tanti volti che raccontano storie diverse. C'è quello di Ambrosini, sfortunato capitano in pectore di questa viola, che si sacrifica, urla, ringhia per 30 minuti prima di dover abbandonare stremato il campo.

C'è quello di Borja Valero, mattatore del Meazza ancora una volta e giocatore per cui non si finisce mai di stropicciarsi gli occhi. Ci sono infine le sorprese Matos e Vargas: il primo che gioca una gara da assoluto veterano guadagnandosi la punizione che scaturisce il gol del vantaggio, il secondo che ha confermato che per rivedere il Loco che a Liverpool fece impazzire tutti ci sono ancora cospicue possibilità. La Viola a Milano, insomma, si rilancia: lo fa al termine di una prestazione di carattere e di gruppo in cui anche le riserve diventano campioni all'improvviso. Ne è la riprova Vecino, scaraventato in campo in un momento difficile e uscitone sugli scudi al termine di una prestazione comunque di spessore. 0-2, una vittoria nel segno del prefisso telefonico meneghino che rilancia tutte le ambizioni Champions di una squadra non certo inferiore alle prime tre in classifica. Con buona pace di quel Montolivo che ancora una volta deve accettare di veder trionfare i suoi ex compagni in casa sua. Pazienza, si consolerà giocando mercoledì a Barcellona. Come del resto aveva sempre sognato.