PELLIZZOLI, Felice per la scelta dell'Albinoleffe
La porta della felicità era in Rozhdestvenskii Bulvar. Ristorante «Roberto», pieno centro di Mosca. «E’ dove ho conosciuto Maurizio, Lucio e Francesco. Degli amici veri, mi sono stati vicini nei momenti difficili: avevamo ricreato una piccola Italia. E si mangiava benissimo». Ivan Pelizzoli è stato il portiere della Lokomotiv Mosca negli ultimi due anni e mezzo: «Sì, peccato che dal settembre scorso non ho più giocato». Scavalcato da Marek Cech. Sempre in tribuna o a casa davanti alla tivù. Dura da mandar giù per uno che a 19 anni aveva esordito nell’Atalanta contro il Milan a San Siro, era stato voluto da Capello alla Roma per 27 miliardi (di lire) e, nel 2003, era arrivato col Trap in Nazionale. Lo chiamavano pure Saracinesca d’oro: «E magari tornerò a essere quello di un tempo, ho voglia di giocare e di rimettermi in competizione. Per questo ho scelto l’Italia».
La porta della felicità (oggi) si è riaperta: AlbinoLeffe, società senza fronzoli abituata a produrre miracoli. E questo è l’ultimo: «Non ci credeva nessuno che andavo all’AlbinoLeffe? Io sì e l’ho voluto fortemente. Ci sono state tante chiacchiere, forse l’unico club che si è avvicinato davvero è stato il Bologna. Ma non se n’è fatto niente e io mi sento di nuovo a casa».
Addio Mosca: a Colognola, frazione di Bergamo, Pelizzoli riabbraccia la moglie e le piccole Asia (4 anni) e Gaia (3 anni). «Abbiamo provato a vivere a Mosca insieme, ma è una città di 15 milioni di persone. Troppo caos, troppo traffico. Insomma, non era per loro». Meglio qui, fra gli amici di un tempo e i luoghi di sempre. «Io sono di Curno, da 8 anni abbiamo casa a Colognola».