AMARCORD, Jorgensen... un gol da Champions
La scossa l'aveva data Gaetano D'Agostino. Due stilettate a Seba Frey in un Udinese-Fiorentina 3-1 (mancavano sette giornate alla fine e, per la Fiorentina, sembrava tutto finito) significavano il punto più basso del campionato viola. Ma, quando si dice il destino...forse già preconizzando il suo futuro in riva all'Arno (romanziamo un pò...) fu proprio la doppietta di "D'Ago" a far scattare la molla per agguantare la seconda, storica, qualificazione in Champions League.
Ma andiamo con ordine: era il 19 aprile 2009 e, per l'Europa che conta, c'è da battere la concorrenza di Genoa e Roma, c'è da scrollarsi di dosso la stanchezza di una stagione che ha avuto troppi problemi, troppi infortuni. In più una partecipazione alla Champions 2008-2009 tutt'altro che scintillante. Alla 32° giornata i viola sono di scena ad Udine. I friulani maramaldeggiano su una Fiorentina spenta, incolore, a tratti impalpabile, e sarà proprio il neo viola Gaetano D'Agostino a suonare l'allarme. Due gol, uno su rigore, l'altro su punizione dal limite, siglarono il 3-1 finale che significava un finale di stagione da vivere sull'orlo di una crisi di nervi. La Fiorentina, però, col suo allenatore Cesare Prandelli aveva dalla sua l'orgoglio, la forza del gruppo e da quel momento non ce ne sarà più per nessuno. La domenica dopo al Franchi, i viola schianteranno la Roma di Spalletti per 4-1 (una delle partite più belle della gestione Prandelli). Ancora sette giorni e sarà il Torino ad inchinarsi ad una squadra viola rediviva. E poi il Catania al Cibali (Jovetic e Zauri...nientemeno), la Sampdoria in casa (ancora decisivo Gilardino), fino all'epilogo di Lecce.
E' il 24 maggio 2009 e basta un pareggio per aprire le porte del Paradiso. I viola scendono in campo con la formazione tipo (eccetto Mutu infortunato) contro i salentini già retrocessi. Nel primo tempo è Castillo-show (già ceduto alla Fiorentina), ma al contrario. "Nacho" sbaglia gol a raffica e questo gettò ombre gigantesche sulla regolarità della gara. Poi, nella ripresa, succede di tutto: vantaggio giallorosso con Tiribocchi al 49', il Lecce sfiora il raddoppio due-tre volte fino al cambio decisivo: Jorgensen per Jovetic all'80'. Felipe Melo, pochi secondi dopo, sublima una seconda parte di stagione a dir poco mediocre facendosi espellere per uno stupido ed inutile fallo. Saranno gli ultimi minuti del brasiliano in maglia viola. La partita volge al termine, quando uno spiovente da destra pesca Jorgensen al limite dell'area piccola. Il danese (come sempre altruista) cerca il ponte per un compagno a centro area, la palla rimbalza su Giacomazzi e torna a Martino che, a quel punto, è solo davanti a Rosati. Un attimo per agguantare la gloria e per piazzare il piatto vincente. Lecce-Fiorentina finisce 1-1 ed i viola sono in Champions League per il secondo anno consecutivo. Fuor di retorica ci piace da impazzire che a regalare quella immensa felicità al popolo viola sia stato Martin Jorgensen. Come direbbero i siciliani...Martino? Una bella persona. Un danese a Firenze potrebbe essere il titolo di un film, Jorgensen (per sempre) nel cuore dei fiorentini è la dolcissima realtà.