QUANDO SI GIOCA COSÌ IL PARI VALE UNA VITTORIA. BELLA FIORENTINA, ITALIANO IL LEADER, VLAHOVIC AGGANCIA RONALDO TORREIRA È QUESTO. AGUSTIN ALVAREZ: PIACE MOLTO
Il campionato non offre sempre partite coraggiose, intense, con trame incisive. Anzi, capita di rado. Ormai da troppo tempo lo sbadiglio accompagna molte sfide. Fiorentina-Sassuolo, invece, è stato altro. Un confronto bello, avvincente, vibrante, sempre avanti, mai indietro. Merito, in gran parte, di due allenatori che alimentano un vento diverso del nostro calcio. Non sono gli unici, ma non sono tutti come loro. Fiorentina e Sassuolo offrono ai propri tifosi e a spettatori neutrali, un proposta di gioco gradevole, moderna, almeno per queste latitudini. Con tutti i rischi o limiti del caso: difese alte, scoperte, talvolta prese in contropiede. Gli errori di misura sono figli anche dell’altissima velocità di esecuzione: nel primo tempo la palla pareva in un flipper, venti giocatori racchiusi in un fazzoletto di campo, eppure sovente uscivano dal traffico con triangolazioni di alta precisione o grazie alla personalità di qualche buon interprete. Firenze sa riconoscere la qualità, se poi abbinata all’impegno furioso, è ancora meglio. La Fiesole ha spinto sulle corde vocali, a costo di lesionarsele: quando la Fiorentina è rientrata negli spogliatoi, sotto di due gol, dopo averne falliti più del doppio, è partito l’incitamento che ha scosso anche le vecchie fondamenta del Franchi. Ha trascinato pure gli altri settori. Era come se non fosse accaduto nulla, ma solo voglia di ribaltare una tavola apparecchiata con bravura e un pizzico di fortuna dal Sassuolo. Complice anche un super Consigli.
Quando Firenze gioca con la sua squadra, il Franchi, un tempo Comunale, diventa fortino inespugnabile. Ha detto bene Italiano, in sala stampa si è emozionato: “Mi sono venuti i brividi quando ho ascoltato il tifo, se riusciamo a fare un blocco unico possiamo alimentare i nostri sogni”. Per questo e altro, il pareggio di ieri, il primo dopo 18 turni, profuma di vittoria. La Fiorentina è rientrata in campo posseduta da un furore straripante. Scegliamo un calciatore, più di altri, per spiegare meglio come stesse la Fiorentina in quel frangente: Torreira. Un secondo tempo sontuoso. Un gatto all’assalto di chiunque gli passasse a tiro. Più aggressività che regia. Più adrenalina, che pensiero. Ha strappato un pallone a un avversario e ha spedito in porta Vlahovic. Ha raddoppiato su tutti, chiunque si muovesse nel suo raggio di azione. Poi ha segnato perché ha saputo trovarsi a tre metri dalla porta, lui che di solito si ferma a venti. Torreira è questo. Gran colpo della Fiorentina che lo ha preso. E forse avrebbe dovuto catturarlo prima. Era il giocatore che mancava ai viola.
Se non ci fosse stata, a metà frazione, l’espulsione di Biraghi avremmo visto un’altra gara, ne siamo quasi certi. Con un uomo in meno è dura e i viola sono stati abili nel portare a casa un verdetto positivo. I viola hanno 31 punti in classifica, come Roma e Juve, ad una giornata dal giro di boa. Ce ne sono ancora 3 in palio. Ma comunque andrà a finire l’andata, la Fiorentina avrà fatto un grande girone. Senza se e senza ma; è una bella Fiorentina trascinata da un leader: Italiano. È lui il capo branco, il riferimento tecnico, tattico e temperamentale dello spogliatoio. La squadra in campo fa quel che sa e sa quel che fa. L’uomo della svolta. È la Fiorentina di Italiano.
Vlahovic ha segnato il gol numero 16 in 18 partite (in rete da 6 gare consecutive). E soprattutto nel 2021, se consideriamo solo il campionato e solo gli ultimi 60 anni, ha raggiunto Cristiano Ronaldo, a segno 33 volte nel 2020 con la Juventus. Dusan ha ancora una cartuccia da sparare: il poligono sarà mercoledì sera nel frigorifero di Verona. Lo stimolo di mettersi dietro anche Ronaldo è enorme. Il serbo è una fontana che zampilla motivazioni: al 43’ della ripresa non voleva uscire, ha polemizzato simpaticamente con Italiano. Ma l’inferiorità numerica richiedeva al tecnico quel tipo di soluzione, dentro Igor. Dusan dalla panchina ha incitato i compagni come fosse lui l’allenatore. Una forza. Vlahovic fino a giugno, non scherziamo. Poi i saluti. Solo un miracolo calcistico potrebbe trattenere anche nelle successive stagioni Vlahovic a Firenze.
Intanto a gennaio la società dovrà investire nel mercato per irrobustire la Fiorentina, cogliendo al volo la chance che la stagione sta prospettando ai viola. Guai a lasciarsela sfuggire. Di Ikonè abbiamo parlato a lungo, sarà lui il primo rinforzo. Borja Mayoral? È possibile, non ancora certo però. La Fiorentina ci lavora sodo, speriamo che tra pochi giorni arrivino i frutti.
Ma all’orizzonte spunta un’altra idea, un nome che secondo i rumors sudamericani sarebbe molto caldo: Agustin Alvarez, classe 2001, attaccante centrale del Penarol. Già nel radar di molti club, ma i dirigenti viola si sarebbero mossi molto bene. Costa ancora un prezzo ragionevole, si resta dentro i 15 milioni complessivi. Agustin nella stagione, conclusa ormai da un po’, ha fabbricato 23 gol in 40 gare, spalmati su tutte le competizioni. Vede la porta, questo è noto. Ha personalità perché gli uruguagi ne sono spesso forniti. La Fiorentina potrebbe anche bloccarlo adesso e portarlo a giugno a Firenze, aggiustandosi a gennaio in qualche modo. Ecco perché Borja Mayoral sarebbe la miglior soluzione tampone per garantire a Vlahovic un’alternativa, oggi purtroppo inesistente. La Fiorentina pesca in Sudamerica, Burdisso sta portando avanti la propria strategia. Gonzalez è stato un affare, speriamo ce ne siano altri. Magari Alvarez…