PARTE IL CAMPIONATO, MA GENOVA PIANGE. FINITO IL MERCATO, LA FIORENTINA CI PROVA. PREGI E DIFETTI DELLA SQUADRA VIOLA. DIETRO LE PRIME 6 C’E’ TRAFFICO… 

18.08.2018 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
PARTE IL CAMPIONATO, MA GENOVA PIANGE. FINITO IL MERCATO, LA FIORENTINA CI PROVA. PREGI E DIFETTI DELLA SQUADRA VIOLA. DIETRO LE PRIME 6 C’E’ TRAFFICO… 
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© foto di Giacomo Falsini

Parte il campionato anche se il sole picchia ancora a martello. E’ il calcio moderno al quale, siamo franchi, ormai siamo abituati. Oggi sarà anche la prima volta di Cristiano Ronaldo in serie A, insieme a lui una pattuglia di stranieri agguerriti. Del resto nel nostro campionato la lingua italiana va poco di moda. Succede anche a Firenze dove i millennials che arrivano fanno parte del villaggio globale. Evviva il multiculturalismo, ci mancherebbe altro, ma almeno risparmiateci i dibattiti tediosi circa la necessità di credere nei giovani dello Stivale, quando poi la fiducia va sempre a chi è nato fuori da confini. Parole di plastica. 

Parte il campionato, ma probabilmente sarebbe stato meglio attendere una settimana. La tragedia di Genova che mette a nudo i problemi di un Paese in ginocchio e che piange le vittime innocenti di incuria, ignoranza e cinismo del profitto, ha spinto la società viola ad uscire allo scoperto chiedendo in anticipo la sospensione della gara. La Fiorentina giustamente sperava che la Lega andasse dietro ai viola, Genoa e Samp, ma invece non è stato così. Quindi giocheranno tutti tranne le due liguri e i loro avversari. Se è per questo i tifosi della Fiesole, storicamente sensibili di fronte alle criticità vere, si erano già mossi, spiegando che loro a Genova non sarebbero comunque andati per rispetto e silenzio. Pensiamo che il calcio italiano abbia perso un’occasione per offrire una immagine diversa, l’ennesima.

Ma tanto anche su questo tema non ci sarà mai convergenza: c’è chi vorrebbe fermarsi e chi mai.

Parte il campionato e ferve il dibattito sulla forza reale della Fiorentina. Esce migliore, uguale o peggiore dal mercato che ieri sera alle 20 ha chiuso i battenti? Detto che ognuno ha la propria idea e va bene così, forse sarebbe meglio ricordare che qualsiasi discussione non può prescindere dall’obiettivo fissato dal presidente Andrea Della Valle un mese fa a Moena: “Il settimo posto”. Tradotto in pratica significa fare meglio della passata stagione, cioè dell’ottavo posto. Stabilito anche che il settimo posto non necessariamente equivale ad un piazzamento europeo, possiamo dire che non contribuisce ad alzare il tasso di eccitazione dei tifosi viola. Il testosterone è molto basso…  Insomma non è traguardo che suscita grande appeal, la città vorrebbe ascoltare altro dal proprio presidente. Ma è così è se vi pare… Quindi con questo dobbiamo fare i conti e su questo terreno dobbiamo purtroppo produrre i nostri ragionamenti di mercato. Tutto il resto sarebbe una perdita di tempo. Che senso avrebbe paragonare il mercato delle grandi a quello della Fiorentina?

Ci sono 6 squadre, come opportunamente da mesi sottolinea il saggio Pioli, nettamente superiori alla sua. Alcune hanno addirittura dilatato a loro favore la distanza: Juve, Roma, Inter e Lazio (tenere Milinkovic Savic è stata un’impresa) sicuramente. Aggiungiamoci pure il Milan che ha sfruttato i misteri del Fair Play finanziario…per rinforzarsi (un giorno dovranno spiegarci come è stato possibile…). Il Napoli è l’unica società ad aver fatto meno, ma resta comunque a distanza siderale dalla Fiorentina. 

Questi club per risorse economiche, abilità e coraggio girano un altro film rispetto alla società dei Della Valle. 

Dietro ci sono i viola che corrono per un traguardo di seconda fascia: quello del settimo posto. Non sono gli unici, però. In quel tratto della classifica servirebbe un vigile per dirigere il traffico: Torino - che ha fatto molto sul serio prendendo pure Zaza -, Atalanta e Samp sono concorrenti credibili, molto tosti. Tra finire settimi e decimi ci corre un battito di ciglia. E’ bene dirselo con chiarezza. Sarà bagarre, come quella volate nel ciclismo dove nell’ultimo chilometro conta tutto, anche qualche sana scorrettezza. 

Ecco, se mettiamo a fuoco con lucidità l’obiettivo e tutte le difficoltà per raggiungerlo forse riusciamo ad impostare un discorso corretto, altrimenti parliamo del nulla. 

La Fiorentina ha il merito di aver conservato i migliori, di aver messo dentro un talento (da rilanciare) come Pjaca, un portiere interessantissimo ma molto giovane come Lafont e un centrocampista-esterno di qualità come Gerson. Su Edimislon, Mirallas e Ceccherini aspettiamo a formulare un giudizio. Il tridente offensivo è buono, su questo non ci sono dubbi. 

I difetti? La Fiorentina non ha più più due leader carismatici, oltreché gran calciatori come Badelj e Astori. Quest’ultimo purtroppo per sempre. Del primo non è stato preso il sostituto, si è preferito battere altre strade tattiche. Per il secondo si attende l’esplosione di Hugo anche se da marzo in poi è andato bene. Fa ben sperare. 

Su questi dati parte il campionato della Fiorentina, tra certezze - superiori a 12 mesi fa - e qualche scommessa. Come al solito sarà il campo a parlare. Il lavoro di Pioli dovrà fare il resto, ma il tecnico viola è soddisfatto, lui ci crede. Senza dimenticare che la vera differenza alla fine la farà la società. Vince o perde il presidente, il calcio non è cambiato. Non dimentichiamolo mai, soprattutto quando ci sono da assegnare meriti o colpe.