NUOVO LOGO E STADIO: I CAMBIAMENTI SPAVENTANO SEMPRE

25.03.2022 11:05 di  Stefano Prizio  Twitter:    vedi letture
NUOVO LOGO E STADIO: I CAMBIAMENTI SPAVENTANO SEMPRE

Tutto ciò che è cambiamento spaventa ed allora: ecco il nuovo logo della Fiorentina che cagionerà discussioni se non le sta già provocando ed ancora, la recente  presa di posizione della fondazione Nervi secondo la quale il progetto che ha vinto il concorso di idee per rifare lo stadio Franchi,   ‘coprirebbe la struttura alterando il contesto’. Quel che mi pare è che il cambiamento spaventa, anzi atterrisce. Eppure anche nell’I Ching detto altresì ‘Il libro dei mutamenti’, antica pratica sapienziale cinese di divinazione, considerata da Confucio libro di saggezza,  è proprio ciò che muta a  determinare il responso favorevole. Non sempre cambiare equivale a migliorare - diceva lo statista Winston Churchill - ma per migliorare, bisogna cambiare.

La domanda è banale:  i dotti, medici e sapienti del marketing viola son proprio sicuri della bontà delle loro scelte? Immagino di si, anzi confido di si, perché di questo club ho imparato a fidarmi, pur avendolo talvolta criticato per qualche scelta. Nel mio piccolo mi occupo di Fiorentina come giornalista da più di vent’anni e l’unica richiesta che ho udito più e più volte levarsi dai clienti viola, il bacino d’utenza al quale è rivolta ogni scelta di marketing della Fiorentina, è semmai una sterzata di marchi, loghi e colori degli articoli vari in vendita, verso il vintage, il passato, del resto gli appassionati( viola o altri che siano) sono fondamentalmente dei romantici e amano rivedere l’immagine della loro squadra vincente, quando, quelle poche volte, vinse.

Tuttavia  è probabile che i mercati verso cui è rivolto questo cambiamento  del logo siano altri,  molto più interessanti a livello di numeri per un’azienda come la Fiorentina e con gusti che saranno stati a lungo e sapientemente sondati dal marketing viola. Come principio generale credo valga dire che la società è di Commisso, lui ci investe e lui si prende i rischi, perciò se vuole tentare un cambio di loghi per provare a rilanciare la sua azienda, specie nei mercati più esotici e lontani, è nel pieno diritto di farlo, anzi andrebbe apprezzato l’impegno di una proprietà che vuole far uscire il club dalla stagnazione, come avveniva con la precedente gestione, dove la voce marketing era tristemente ancorata alle basse rese e nessuno faceva qualcosa per cambiare la tendenza.

Rocco ha tutt’altro piglio: investe quattrini, tempo e idee, punta alla sprovincializzazione della Fiorentina e a renderla redditiva. Al mercato la risposta sui nuovi loghi, vi piacciono? Comprate i prodotti. Non vi piacciono? Lasciateli sugli scaffali. Le polemiche dei puristi, dei barbudos del giglio, hanno poco senso, la vis polemica è meglio conservarla per battaglie migliori e più utili alla Fiorentina, Commisso mica ha proposto di portare la Fiorentina a giocare a Palermo? Lavora sulla società, la sua società, per provare ad aumentarne il fatturato.

E veniamo al ragionamento sullo stadio: avessero dato retta a Commisso, lo stadio si sarebbe fatto, nuovo e altrove, a totali spese sue, roba da qualche centinaio di milioni di euro che, in tempi di recessione ( ma anche in altri tempi) sarebbe stata da considerarsi una benedizione del Cielo, certo la politica avrebbe perso proprietà e ‘controllo’ sul manufatto, oltre che sulla Fiorentina, un collettore di visibilità e consenso che fa troppo comodo ai politici d’ogni colore, perché la si molli ad un privato.

Così è nella nostra povera Itaglietta, da questi malati ragionamenti sono venuti tutti i bastoni fra le ruote di Commisso e la decisione di rifare il maquillage al vecchio impianto classe 1931, spendendo peraltro denari pubblici, risorse che in tempi in cui la nazione cerca maggiore indipendenza energetica, potevano essere impiegati in opere tese allo smarcamento energetico da partner non più affidabili e graditi.

Certo che se  poi  adesso iniziasse pure la fila dei distinguo: e la Fondazione Nervi che dice  che ‘altera il contesto, e  i residenti a dire quest’albero qua devi metterlo là, e l’associazione ambulanti a dir che il centro commerciale vende troppo, e la celeberrima Piera, la paninara dietro la Maratona  che in nome degli anni di servizio in loco, vorrà giustamente dire la sua, e così ogni opinionista, giornalista e giornalaio a proposito e sproposito, compreso chi scrive, lo stadio quasi centenario farà in tempo a diventare inagibile da sé, senza bisogno di maquillage conservativo.

In ogni caso, comunque la si pensi, meglio sarebbe evitare le diatribe , mi pare infatti ne sia già pieno il mondo   e confesso che ciò che succede in giro mi ha reso molto difficile pensare e scrivere di calcio, e penso sia altrettanto difficile per voi lettori leggerne, ma c’è il dovere, oggi è il mio giorno ed è corretto che scriva, del resto il calcio è un sogno e, come diceva Nelson Mandela: ‘La pace è un sogno, può diventare realtà, ma bisogna essere capaci di sognare per costruirla’. Grazie di avermi letto amici.