L'ENNESIMO X E IL GRIGIORE DELLA CLASSIFICA: LA FIORENTINA NON CAMBIA. BATI IN PIAZZA, UN TEMPO ERANO BEN ALTRE EMOZIONI..
C'è ben poco di nuovo, purtroppo, nella Fiorentina che incappa nel quattordicesimo pareggio stagionale. Più o meno il 50% delle volte in cui i viola sono scesi in campo il risultato ha fruttato un solo punto, e a margine del pari con il Torino emergono i problemi di sempre. Una finalizzazione di Simeone che funziona solo nei primi minuti, un centrocampo che fatica a inventare e proporre palloni giocabili alle punte. Se al quadro si aggiunge l'assenza di Edimilson che ha obbligato Veretout a tornare davanti alla difesa, e soprattutto quella di Chiesa principale riferimento offensivo, vien persino da tirare un sospiro di sollievo a pensare come la difesa abbia retto senza capitan Pezzella squalificato.
Insomma, se i più critici con il tecnico potranno ribadire l'assenza di un marchio di gioco o di un'identità chiara, sul piano della rosa vien da chiedersi cos'altro potesse fare il tecnico. Che in mezzo al campo si augurava di avere certamente tutt'altro apporto da Gerson, e che là davanti aveva messo in conto di sfruttare l'imprevedibilità – teorica – di Pjaca. Due dei nomi meno efficaci dello scorso mercato estivo, ai quali aggiungere il mancato arrivo di un altro centrocampista in quel mercato di gennaio in cui il solo Muriel non è bastato a interrompere la lenta discesa in classifica. Sempre più distaccata da Sampdoria e Atalanta la squadra viola ha margini minuscoli per sperare nell'Europa League, e a giudicare dallo stato attuale la stessa semifinale di Bergamo appare in salita.
Un quadro desolante, con il terzo anno senza Europa che si fa sempre più minaccioso all'orizzonte e nonostante oltre 36 mila persone al Franchi. Se davvero la Fiorentina conta di limitarsi a un unico cambiamento in panchina, confermando altre linee guida come le scelte sul mercato, i propri dirigenti e i paletti del monte ingaggi, vien da interrogarsi su quale senso possa avere questa lenta agonia in cui si sta trasformando il finale di stagione dei viola. Tanto più se soltanto qualche ora dopo la fine del match di ieri (per la verità a tratti particolarmente noioso) quasi 6000 persone festeggiavano Batistuta.
Venti anni dopo Firenze è ancora ai piedi del suo bomber più importante, con i lucciconi per il tempo che è passato, ma anche con tanta nostalgia per gli anni in cui – risultati a parte – andare allo stadio significava vivere emozioni fortissime. Lo stesso Bati, al termine della festa, ha confermato come le aspettative per questa stagione fossero relativamente basse ("Ho parlato con Pioli a inizio anno e con la squadra che aveva non ci si poteva aspettare molto di più") e la sua voglia di lavorare ufficialmente per il club che ha nel cuore. Possibile che l'apatia degli ultimi anni debba per forza somigliare tanto a un processo inarrestabile?
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it