IL MONITO DI COMMISSO E I NUMERI IMPIETOSI CHE ACCENDONO LE CRITICHE. OGGI SAREBBE STATA UNA BOLGIA, MA STA ALLA FIORENTINA, SOLO A LEI, TROVARE LA FORZA PER REAGIRE
Stasera sarebbe stata una bolgia. Il comunicato della Fiesole, con quell’appello a colorare di viola le strade di Firenze, per Davide Astori (domani saranno tre anni dalla sua morte) e per la Fiorentina, ha risposto alla perfezione alla chiamata alle armi di Prandelli, che nell’ennesimo momento di grande difficoltà, ha chiesto aiuto e comprensione a un popolo stufo di subire umiliazioni come quella di domenica. Senza la pandemia il Franchi avrebbe risposto com’è abituato a fare, con gli spalti pieni e il tifo delle grandi occasioni. Anche perché, da sempre, la sfida con la Roma è tra le più sentite dell’anno. I gradoni dello stadio però resteranno desolatamente vuoti, e allora starà alla Fiorentina, solo a lei, trovare la forza in sé stessa di rialzarsi e dimostrare a chi le vuole bene che la voglia di scuotersi è viva sul serio e non solo nelle parole. Chi non vuole critiche infatti, deve prima di tutto meritarsi il rispetto sul campo. Correndo più degli altri, dimostrando attaccamento, determinazione e concentrazione. Tutte cose che la Fiorentina non ha mostrato a Udine e che in questi tre anni ha fatto vedere col contagocce.
I numeri infatti sono impietosi: i viola hanno il terzultimo attacco di serie A, in trasferta hanno fatto meglio solo del Crotone, non hanno continuità, pur avendo difensori molto alti non segnano mai neppure da palla inattiva (solo un gol, con Pezzella, contro lo Spezia: solo il Crotone ha fatto peggio), da tre anni annaspano in zona salvezza e all’attivo hanno la miseria di 25 punti in classifica, il peggior risultato dell’era dei tre punti, tolto l’anno del fallimento. A tutto questo si aggiunge un mercato di gennaio che non ha portato nulla, con Prandelli costretto a fare gli scongiuri perché Vlahovic non prenda mai neppure un raffreddore. A far rabbia, ad essere ingiustificabile, poi c’è l’atteggiamento. A Udine, nel nulla cosmico di una partita inguardabile, non è bastato neppure un contropiede bruciante dei friulani per scuotere la Fiorentina. Sarebbe bastato qualcuno che alzasse la voce, per far capire ai compagni che almeno il punto andava portato a casa. Invece niente. Nessuno che parli, che si prenda responsabilità. E così è nata una sconfitta che somiglia a una coltellata, con Milenkovic che si scorda di marcare e Nestorovski che ringrazia, quasi incredulo.
In un contesto così, è dura far finta di nulla. E’ dura non alzare la voce e chiedere almeno un po’ di amor proprio a una squadra che, è giusto ricordarlo, costa come se fosse una grande e rende meno di una neopromossa. Le chiacchiere insomma stanno a zero: per mettere a tacere le critiche serve cuore, almeno quello. Il gioco ormai è una chimera, le soddisfazioni pure. Ma almeno una squadra che lotta è un dovere pretenderla.
Con la Roma sarà molto dura, perché anche senza Dzeko la squadra di Fonseca è piena di talento e non a caso gioca per strappare la qualificazione Champions. I giallorossi toppano con le grandi e vincono quasi sempre contro le piccole, tra le ragioni più importanti di tutto questo c’è un assetto molto offensivo voluto da Fonseca che porta molto spesso il centrocampo a essere in inferiorità numerica e a soffrire la pressione avversaria: per provare a far male a un avversario migliore dunque, c’è solo una strada. Il coraggio. Pressing e verticalizzazione verso le punte, naturalmente cercando di evitare le fesserie commesse in difesa contro il Toro, la Samp e l’Udinese. Solo così si potrà pensare di portare a casa un risultato utile. Tornerà Amrabat, in teoria perfetto per organizzare il moto perpetuo che serve per raggiungere l’obiettivo. A patto ovviamente che non sia quello visto nelle ultime partite, ovvero la sbiadita controfigura del gladiatore di cui Rocco, e tutti noi, ci eravamo innamorati. Ci sarà anche Ribery, un altro di cui si aspettano acuti da un bel po’. Una partita gagliarda, orgogliosa, finalmente tenace. E vedrete che le critiche, almeno per una volta, diventeranno apprezzamenti.