FUORI CHI NON HA VOGLIA DI VINCERE: FIRENZE CHIEDE SOLO DI CREDERCI. ALTRO CHE SCHEMI, CONTA LA TESTA: PIOLI DEVE SCEGLIERE CHI HA MENTALITA’. SONO I NUOVI IN DEFICIT DI RENDIMENTO

12.11.2018 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
FUORI CHI NON HA VOGLIA DI VINCERE: FIRENZE CHIEDE SOLO DI CREDERCI. ALTRO CHE SCHEMI, CONTA LA TESTA: PIOLI DEVE SCEGLIERE CHI HA MENTALITA’. SONO I NUOVI IN DEFICIT DI RENDIMENTO
© foto di Giacomo Falsini

L’amaro in bocca non svanisce, il pari di Frosinone è un insieme di cose sbagliate che messe insieme danno un unico verdetto: mancanza di mentalità.

La squadra è divisa in due tronconi: i “vecchi” ci credono - anche Simeone che non segna però da 697 minuti, ma almeno si impegna con generosità -, i “nuovi” no. Alcuni sono in prestito e forse questa potrebbe essere la vera ragione, perché la narrazione del calcio lo conferma. Sovente il prestito non fornisce i risultati sperati. Eppure ci sono giocatori come Pjaca e Gerson che dovrebbero considerare la Fiorentina una sorta di dono divino. Nè il primo con Allegri né il secondo con Di Francesco avevano la minima chance, invece Pioli ha dato loro una maglia. Dovrebbe bastare per vederli bruciare il campo. Ma il croato è in una bolla involutiva imbarazzante, non ne azzecca una. Sembra anche ingrossato rispetto ad un paio di anni fa. Un fisico imponente non sempre si abbina alla tecnica nello stretto. Il brasiliano tocca due palloni buoni poi si assenta, trotterella senza grinta, con poche idee. Eppure entrambi avrebbero mezzi tecnici superiori alla media e allora perché? Così non servono alla Fiorentina, nemmeno a loro stessi. Pioli sarà costretto a metterli fuori se non lanceranno squilli perché chi non ha voglia di vincere non può stare a Firenze. E non perché da queste parti fiocchino i trofei - dal 2001 la bacheca è vuota -, ma per il fatto che la squadra deve alzare l’asticella e riguadagnare l’Europa. Con questa mentalità non si può andare da nessuna parte. Senza dimenticare che in città i mal di pancia aumentano, ci sono critiche per Pioli, squadra e società, nessuno escluso. Ma Firenze chiede solo di crederci sempre. Questo gruppo dopo la scomparsa di Astori ha dato dimostrazione di compattezza e di valori umani fuori dal comune. Lo spogliatoio ha sancito un patto proprio nel segno di Davide, nel solco del suo esempio illuminante. Anche in questo la squadra sembra divisa in due tronconi: i “vecchi” ci credono - occhio alle parole di Pezzella, il capitano - i “nuovi” no quantomeno non sembrano permeati da questo spirito. Pure Mirallas, elemento dalla comprovata esperienza internazionale, è un fantasma. Pioli gli offre le chance e lui le sciupa. Meglio un giovane allora, almeno è della società: Montiel sta facendo benissimo in Primavera oppure il già collaudato Sottil.

Pioli per fare tutto questo ha bisogno del sostegno della società perché il calcio non è cambiato, gli input arrivano dall’alto. Sarebbe bello avvertire la pressione di un club che non ci sta e che vuole tornare ad essere protagonista. E’ una richiesta eccessiva…?

A Torino Pioli ha mandato segnali precisi lasciando fuori tre titolari, il tecnico deve continuare su questa strada. Imporre la propria legge, altro che schemi. Adesso conta sola la mentalità: chi ce l’ha gioca, gli altri si accomodano e niente riscatto a fine stagione. 

Il problema del gol nasce anche dalla poca sintonia tra Chiesa e Simeone. Altro tasto su cui è chiamato a impegnarsi Pioli: trovare una scintilla che renda i due finalmente “i gemelli del gol” e non la coppia delle occasioni fallite. Sul piano delle individualità, invece, Federico è il valore aggiunto della Fiorentina, ma il suo calcio ad alta intensità e qualità non basta da solo per risolvere tutte le criticità della fase offensiva. 

Siamo arrivati ad un terzo del campionato, si può stilare un primo bilancio: si è discusso molto sulla dicotomia tra oggi e ieri, sulla differenza di forza tra la Fiorentina della stagione scorsa e quella attuale. Intanto guardiamo la classifica: i viola sono noni a 17 con Parma a Torino, in mezzo ad un gruppone raccolto in un fazzoletto di punti. Insomma, lo spazio per guadagnare quote di classifica c’è tutto, basta averne voglia. Un anno fa alla dodicesima giornata la Fiorentina aveva perso 2-4 con la Roma (doppietta di Gerson…) ed era nona…con 16 punti come Atalanta e Chievo. Che è cambiato? Campionato in fotocopia, con la medesima proiezione dei 57 punti finali (che non servirono ad andare in Europa). 

Questa Fiorentina è più forte di un anno fa? Doveva esserlo, ma non lo è. Non ci sono più Badelj e Astori - ogni tanto sarebbe giusto ricordarsi del valore del difensore Davide e del leader in campo, non solo dell’uomo -, e il mercato per adesso non ha dato i risultati sperati. Pjaca, Gerson, Mirallas, Edimilson - che comunque qualcosa in più degli altri ha fatto vedere - non hanno portato molto. Lafont è il migliore, seppur acerbo, ma in lui si intravede una bella prospettiva. Poi ci sono Noorgard e Hancko: il danese gioca davanti alla difesa e se fosse impiegato potrebbe far tornare Veretout all’antica, ma se Pioli lo ignora è perché non lo ritiene ancora pronto per il nostro calcio. Lo slovacco ha solo la sfortuna di avere davanti Biraghi, una delle certezze di Pioli, ma presto dovrebbe trovare un po’ di spazio.  

Non resta che sperare che le delusioni si trasformino in realtà positive. Altrimenti sarà dura andare in Europa.